Eddy Salzano, insigne urbanista italiano, si è spento all’età di 89 anni nella sua casa di Venezia. Tra Eddy e il CLES si stabilì una stabile e fruttuosa collaborazione. Il CLES lo vuole ricordare con affetto e riconoscenza. Siamo vicini al figlio Mauro, che ha lavorato presso il CLES per alcuni anni.
“Non sono in grado di scrivere un testo lontanamente capace di raccontare degnamente Eddy come persona e come maestro, lo faranno altri molto meglio di me. Posso dire qualcosa per come l’ho frequentato e di come abbia influenzato me e molte altre persone che hanno lavorato al CLES nel corso del tempo. Era imbattibile quando spiegava ed argomentava con analisi sempre profonde e non convenzionali la politica o la realtà di un territorio, era un vero innovatore quando pubblicava per la prima volta il suo sito, che ha costantemente alimentato nel tempo fino alla fine, soddisfacendo un bisogno latente ed universale di conoscenza dell’urbanistica. Per me, per il CLES, Eddy è stato soprattutto importante perché ha indicato quale fosse la strada giusta per integrare in modo rigoroso l’economia di un territorio con la progettazione urbanistica, allargando e migliorando il nostro lavoro e forse (un pochino) anche il suo.
Compito non facile: Eddy era avido di conoscenza, assorbiva informazioni e notizie su qualsiasi argomento e cercava di fonderle nella sua disciplina evitando una gretta ed escludente specializzazione accademica. Nel fare questo coinvolgeva tutti i colleghi e gli amici in un esercizio complesso dagli esiti a volte poco conclusivi, a volte conflittuali, ma più spesso si giungeva a qualcosa di nuovo anche aldilà dell’urbanistica stessa o dell’economia. Inoltre, Eddy pensava che il suo lavoro sarebbe stato veramente utile e necessario se e solo se esso fosse stato vantaggioso per la collettività, che non vi possa essere mestiere dell’urbanista (o dell’economista) che non fosse impastato con una qualche etica pubblica, una filosofia politica basata sul civismo e sui diritti. Era un metodo questo, e un modo di essere anche, che condivideva con molte altre persone della sua generazione e che oggi nonostante il bisogno dirompente, non vi sembrerebbe essere più traccia. Purtroppo, è invece consuetudine navigare a vista e se la perdita di Eddy ci lascia certamente più soli, credo che se gli fosse possibile dire qualcosa oggi, adesso, Eddy ci spronerebbe a riflettere di più e meglio su quali siano le reali esigenze della collettività, di come sia possibile costruire un mondo migliore, che vale la pena e che sia doveroso anche solo porsi delle domande in questo preciso momento storico caratterizzato dall’incertezza, dalla faciloneria, dalla trascuratezza.
Ma c’è dell’altro, forse Eddy era plasmato di qualche altra formidabile sostanza. Lo affermo con certezza perché quando mio Padre – Paolo Leon – mancò nel 2016, Eddy mi scrisse una lunga e bellissima lettera sui suoi rapporti con mio padre e con mio zio Dino Leon, e raccontò di un episodio emozionante, di quando, all’epoca del regime dei colonnelli in Grecia, su diretto impulso di Dino allora militante nella sinistra milanese, aveva dato asilo e rifugio a due giovani greci in fuga dalle torture, dal fascismo. A volte il bene arriva da qualcosa o da qualcuno di inaspettato. Grazie al coraggio di Eddy e di Dino è stato possibile salvare due vite, una delle quali avrebbe assunta un’alta carica negli organi giudiziari della Grecia (Corte Costituzionale o Corte dei Conti). Molti anni dopo, mi scrisse ancora, vi fu un straordinario incontro con il fuggitivo di allora, per ringraziare Eddy di averlo nascosto e protetto per qualche mese in Italia. Una bellissima storia di coraggio, oggi ancora più significativa in un’epoca “sovranista” davvero crudele ed inumana”.
Alessandro Leon