La sua vita l'ha dedicata all'Urbanistica. «La scienza sociale», la definiva, «a tutela dei diritti della comunità. «Oggi l'urbanistica non esiste più. Si fanno varianti e accordi con i privati. Si mette "a reddito" il bene di tutti. Siamo nell'epoca dell'urbanistica contrattata». Edoardo Salzano, «Eddy» per gli amici, è morto l'altra notte all'Ospedale civile di Venezia. Avrebbe compiuto fra qualche mese 90 anni, essendo nato a Napoli nel 1930, trasferito a Venezia nel 1974. Eddy aveva un curriculum infinito. Studi e progetti sul paesaggio e sulle città italiane. La guida dell'Inu, l'Istituto nazionale di Urbanistica, l'insegnamento di Pianificazione all'Iuav. E dieci anni da assessore a Venezia, dal 1975 al 1985. Suo il Piano Regolatore che poneva vincoli e garanzie per la residenzialità. Che lo aveva opposto anche ai suoi maestri come bruno Zevi e Leonardo Benevolo.
Ma Eddy era un veneziano d'acqua. Seduto nella sua poltrona guardava l'acqua del canale scorrere dalla vetrata della sua casa di Santa Margherita. «Lui viveva la città partendo dal suo elemento, l'acqua», lo ricorda commossa Lidia Fersuoch, presidente di Italia Nostra e sua amica di una vita, «una dimensione naturale. Non certo come chi la vede dall'alto, dalle grandi navi. E non la capisce». Salzano era uomo tenace a apparentemente mite. Ma la sua grazia ed eleganza nascondevano un carattere forte e determinato. Pronipote del generale Diaz, aveva raccolto in un volume pubblicato dalla casa editrice il Fontego di Marina Zanazzo (Memorie di un urbanista) le complicate vicende della sua lunga vita. Figli, nipoti, battaglie civili in difesa della città. «Non è l'insieme delle case, ma la casa di tutti noi», amava ripetere.
In tarda età, ma con grande anticipo sul resto del mondo, si era inventato un blog molto originale: eddyburg. Un luogo di dibattito urbanistico, culturale, sociale. Eddy ci ha scritto insieme alla compagna Ilaria fino a pochi giorni fa. E a metà giugno, pur immobilizzato in carrozzella, era in piazza a fianco dei comitati che manifestavano contro le grandi navi in laguna. Fino a pochi giorni fa studiava le osservazioni da presentare, insieme all'amico di una vita, il professor Stefano Boato, al nuovo Piano regionale. La sua grande preoccupazione era la deregulation. «Senza i Piani», diceva, si lascia spazio alla contrattazione dei privati con le giunte, alla speculazione e alle singole operazioni immobiliari». Denunciava i pericoli dei nuovi Piani che avrebbero fatto mancare la tutela e aperto le porte alla distruzione del tessuto sociale.
Salzano si era formato come «cattocomunista» nella scuola del Pci. Fondando con Franco Rodano e Claudio Napoleoni la Rivista Trimestrale. Aveva insegnato a generazioni di studenti i capisaldi della morale sociale e della Pianificazione. La civitas, l'urbs, la polis. I diritti di tutti a godere della bellezza e dell'armonia. La scienza urbanistica come scienza democratica, che garantisce a ognuno il suo spazio. Negli ultimi anni aveva coltivato una grande amicizia con l'editrice Marina Zanazzo, che ne aveva raccolto e pubblicato le memorie.«Su Eddyburg», ricorda il giornalista scrittore Francesco Erbani nel suo ultimo libro, «si può leggere quel che Marco Polo dice al Kublai Khan nelle Città invisibili di Italo Calvino: "Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia. Per distinguere le qualità delle altre, devo partire da una prima città che resta implicita. Per me è Venezia". «Così è Venezia anche per me», commentava Eddy.
La commemorazione laica di Edoardo Salzano si terrà domani, mercoledì, alle 15 nella sede di Ca' Tron dell'Università Iuav. Dalle 12 alle 14, informano i familiari sul sito Eddyburg, «sarà possibile un ultimo saluto a Eddy presso la camera ardente dell'Ospedale civile di Venezia. Niente fiori, ma per chi vuole una donazione all'associazione Eddyburg.
DA BETTIN A PAOLO CACCIARI
«ERA UN VERO INTELLETTUALE SEMPRE VICINO AI TERRITORI»
« Eddy è stato un grande veneziano. Un intellettuale a tutto campo. Ha contribuito a ripensare e d difendere Venezia. Perfino dissentire con lui era prezioso, perché costringeva ad argomentare, a volte anche a cambiare idea». Così Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera, ricorda Eddy Salzano. «Era gentile e marxianamente radicale», continua, «un ambientalista di sinistra sempre vicino ai territori e alle associazioni. Resteranno di Eddy i suoi libri, il suo lavoro, Eddyburg, sito e laboratorio necessario di progetti e idee. Guardo oltre ha scritto in uno dei suoi ultimi interventi. Ci lascia molto e ci mancherà molto».
«Non gli interessava la macchina della politica ma la politica come attivazione morale», lo ricorda Paolo Cacciari, per anni vicesindaco e assessore all'Ambiente, «una politica senza desiderio di dominio. Io ho avuto bisogno dei suoi saperi e mi sono rivolto a lui. Non siamo stati però fortunati negli esiti delle nostre battaglie comuni. Penso al Parco della laguna, ai piani particolareggiati del centro storico con recupero filologico delle tipologìe edilizie, all'inserimentio nelle Leggi Speciali delle clausole di prelazione nei passaggi di proprietà. Alla lotta contro il consumo di suolo nel Veneto». «Oggi sembra che la neocultura liberista e la messa a reddito della vita abbiano preso il sopravvento», commenta amaramente, «ma mi piace pensare che nei giorni in cui Eddy ci ha lasciati le piazze del mondo siano invase da ragazzi e ragazze che chiedono le stesse cose per cui si è battuto per una vita. Con la tenacia e la mitezza di chi sa essere dalla parte del bene e del giusto».