Se l’uomo smette di pensare – e gli indizi ci sono tutti, perché il pensiero è altra cosa rispetto alla banale opinione da talk show, il pensiero è concetto, visione – il caos prevale sul logos, cioè l’armonia relazionale, “il principio costitutivo del reale”.
A quel punto è la fine, professore Mancuso.
«Sì, il mondo può fallire. Pensi alle future guerre, alle bombe atomiche, all’inquinamento, alla lotta per l’acqua. Cosa accadrà tra cent’anni?»
Potrebbe vincere il caos.«Vincerebbe e sarebbe il ritorno all’inizio indifferenziato del grande vuoto. Anche per questo la mia fede è filosofica».
Non formano un ossimoro, fede e filosofia. Da Kant a Bobbio, come lei ricorda, il mistero della vita continua ad attanagliare tante menti non credenti.«La mia fede filosofica non è teismo, che presuppone Dio separato dal mondo, né panteismo, che pensa il contrario. È il mistero dell’essere e dell’aldilà. Abbiamo a che fare con un mondo che sale, tutte le immagini portano scritto “più in là”, per citare Montale. Il regno è qui ma anche di là, dentro di me e nei cieli. Il mistero non può essere posto in laboratorio, lo ammettono anche eminenti scienziati».
Vito Mancuso è uno dei più insigni teologi e filosofi del nostro Paese. Nel suo ultimo libro, Il bisogno di pensare, elabora la formula del suo “sapere fondamentale”: Logos + Caos = Pathos. E se la ragione non resta zitella e si converte all’ottimismo, ecco che ritorna il primato del bene e anche quello dell’etica e della giustizia. È un libro che costruisce speranza e amore, questo di Mancuso.
Oggi prevale il primato dell’io. Egoismo e individualismo.«È la detronizzazione di Dio per l’intronizzazione dell’io. L’io è Dio che perde la “d” iniziale, il desiderio diventa un lupo universale».
Shakespeare, che lei cita tre volte.«L’opera è Troilo e Cressida: il desiderio, lupo universale, farà dell’intero universo la sua preda per poi, alla fine divorare se stesso».
Siamo un mondo senz’anima.«Il malessere che avvolge l’anima riguarda l’economia, la finanza vorace, la politica. Il primato del bene, che ci ha accompagnato per secoli, comportava etica e giustizia».
Lei accosta alla volontà di potenza di Nietzsche il capitalismo di oggi.«Basta guardare le multinazionali. È la modalità con cui il capitalismo schiaccia tutto. Però mi faccia dire che io non auspico un’uscita dal libero mercato, quando ci hanno provato sappiamo com’è finita. Mi auguro delle correzioni. Stasera (ieri per chi legge, ndr) per esempio andrò a Conegliano Veneto».
Nel cuore produttivo del Nord-est.«Si festeggiano i dieci anni di una fondazione di imprenditori che si sono messi insieme con l’idea di restituire quanto hanno ricevuto dal territorio».
Anima e concretezza.«In questi anni hanno raccolto un milione di euro, che hanno destinato a vari investimenti. È il valore sociale dell’impresa, la ricerca della famosa terza via tra capitalismo liberista e comunismo.
Come si chiedeva Kant: “Cosa posso sperare?”. È una domanda etica. Altrimenti ci sono il nulla e il nichilismo.«Nel primato dell’io non c’è niente di etico. E questo clima culturale che viviamo non porta a un nulla metafisico, che magari può avere un senso eroico. Siamo al nichilismo casalingo, al nulla di bottega del particulare».
Specialità in cui noi italiani siamo bravissimi.«Non a caso ho detto particulare. Ma sia Guicciardini sia Machiavelli vivevano in un tempo che rimandava a una religione. I sacri ideali dell’umanità non si erano consumati».
È l’aspirazione all’unità dell’uomo. Guai però, lei scrive, ai dogmatismi, sia metafisici, sia materialisti.«Prenda il fascino che l’integralismo islamico o certi movimenti cattolici esercitano su tante giovani coscienze. Giovani che sentono un grande senso di unificazione, che però porta alla contrapposizione, all’ostilità e alla chiusura. È la solita questione».
Logos e caos.«Cosa vuol dire pensare? Vuol dire pesare, ponderare. La mente è come una bilancia, bisogna cercare il punto di equilibrio. Se la religione è troppo forte viene meno l’autonomia del singolo».
Dialogo non chiusura. «Più si esercita il dialogo più si genera la pace. Il fenomeno vero primordiale è la presenza della vita. Il caos è l’antitesi, un negativo che può essere tale perché c’è il logos.
L’ottimismo della ragione che ci avvicina al mistero dell’universo.«È il mistero che non comprendiamo e che va al di là della ragione. Vale per Platone, Heidegger, Kant, Einstein».
Per andare in profondità c’è bisogno di silenzio: altra condizione perduta.«Cerco di essere concreto: oggi nella vita di ciascuno c’è un gigantesco chiacchiericcio. È questa connessione cui tutti siamo esposti».
Il nostro destino tecnologico.«È la grande minaccia di questo tempo, oltre ai fanatismi politici e religiosi che ci sono sempre stati. Quella che ci impedisce di rimanere in silenzio».
Lo smartphone peggio dell’Isis.«È una dittatura che può farci perdere la capacità creativa, capace solo di farci avere delle re-azioni. È un pericolo nuovo e pervasivo».