Paolo Rodari riferisce sulla"svolta" della Commissione episcopale italiana e il priore di Bose rivendica il rispetto della legge "restare umani".
la Repubblica, 11 agosto 2017, con postilla (i.b.-e.s.)
BASSETTI ALLE ONG:
RISPETTARE LE LEGGI
E NON COLLABORARE CON GLI SCAFISTI
di Paolo Rodari
«La svolta. Il presidente della Cei interviene sullaquestione migranti»
Il troppo buonismo fa vincere l’oltranzismo. Dopo giorni diriflessione la Cei esce allo scoperto. L’invito fatto sulle Ong allaresponsabilità e al codice imposto dal Viminale – «Si deve rispettare lalegge», ha detto ieri il presidente dei vescovi italiani, il cardinaleGualtiero Bassetti – muove dalla maturazione della consapevolezza che ilprincipio di umanità, che vale sempre e soprattutto nei confronti dei migranti,non può esautorare quel principio di legalità che anche Francesco tornando novemesi fa dalla Svezia aveva richiamato quando spiegò di comprendere le politicherestrittive di Stoccolma in materia di immigrazione. Anche sul tema delicatodell’accoglienza, insomma, il rischio che la Chiesa ha visto come reale è chela misericordia diventi ideologia ed è contro questo spauracchio che Bassetti èieri intervenuto.
Le parole del presidente dei vescovi trovano riscontri inVaticano. In questi giorni sono giunte Oltretevere alcune rimostranze, da partedel mondo cattolico e del mondo politico, per le prese di posizione giudicatetroppo schierate in favore delle Ong di
Avveniree di alcuni presuli. Molto attivo verso il Vaticano è stato il ministrodell’Interno Marco Minniti. Bassetti, prima di parlare, ha ascoltato la SantaSede, ma anche la pancia di una buona fetta del mondo cattolico che sul temachiede maggiore rigore: «Non possiamo correre il rischio – ha detto – neancheper una pura idealità che si trasforma drammaticamente in ingenuità, di fornireil pretesto, anche se falso, di collaborare con i trafficanti di carne umana».
E’ stato anche per questo motivo che la maggioranza dei vescovi ha votato perlui quale successore del cardinale Bagnasco alla scorsa assemblea della Cei:era stato ritenuto, anche dai vescovi più a “destra”, e ieri ne è arrivata unaconferma, come la personalità più capace di mediare fra l’anima vicina alleaperture del segretario generale Nunzio Galatino e una base più tradizionale ecentrista.
Con ieri è iniziata di fatto una nuova via, quella di una Cei conuna guida che, rispettata da tutte le anime, è capace di fare sintesi fra lasensibilità del Papa e la tradizione moderata del cattolicesimo del Paese. Unsegnale che Bassetti sarebbe intervenuto è arrivato dalle parole pronunciatenelle ultime ore, dopo prese di posizione più spinte, dal ministro Delrio cheha chiesto, in extremis, di tenere assieme umanità e rispetto delle leggi.Così, tre giorni fa anche il presidente Mattarella che, benedicendo «il nuovocodice sulle Ong», aveva dato un segnale preciso. Fra Mattarella e Bassetti ilrapporto è ottimo: «C’è uno spazio enorme di collaborazione per il bene delPaese», aveva detto il prelato dopo la visita di giugno del Papa al Quirinale.E ieri questa collaborazione è divenuta effettiva e ha mostrato come, in scia auna tradizione consolidata nel cattolicesimo italiano, Bassetti è anche uomodelle istituzioni.
I MIGRANTI
E IL DOVERE DI RESTARE UMANI
diEnzo Bianchi
L’INVITO del presidente della Cei, cardinalBassetti, ad affrontare il fenomeno dei migranti «nel rispetto della legge» esenza fornire pretesti agli scafisti è un richiamo all’assunzione diresponsabilità etica ad ampio raggio nella temperie che Italia e Europa stannoattraversando. Un richiamo quanto mai opportuno perché ormai si sta profilandouna “emergenza umanitaria” che non è data dalle migrazioni in quanto tali,bensì dalle modalità culturali ed etiche, prima ancora che operative con cui lesi affrontano. Non è infatti “emergenza” il fenomeno dei migranti - richiedentiasilo o economici - che in questa forma risale ormai alla fine del secoloscorso e i cui numeri sia assoluti che percentuali sarebbero agevolmentegestibili da politiche degne di questo nome. E l’aggettivo “umanitario” nonriguarda solo le condizioni subumane in cui vivono milioni di persone nei campiprofughi del Medioriente o nei paesi stremati da conflitti foraggiati daimercanti d’armi o da carestie ricorrenti, naturali o indotte. L’emergenzariguarda la nostra umanità: è il nostro restare umani che è in emergenza difronte all’imbarbarimento dei costumi, dei discorsi, dei pensieri, delle azioniche sviliscono e sbeffeggiano quelli che un tempo erano considerati i valori ei principi della casa comune europea e della “millenaria civiltà cristiana”,così connaturale al nostro paese.
È un impoverimento del nostro essere umani chesi è via via accentuato da quando ci si è preoccupati più del controllo e delladifesa delle frontiere esterne dell’Europa che non dei sentimenti che battononel cuore del nostro continente e dei principi che ne determinano leggi ecomportamenti. È un imbarbarimento che si è aggravato quando abbiamo siglato unaccordo per delegare il lavoro sporco di fermare e respingere migliaia diprofughi dal Medioriente a un paese che manifestamente vìola fondamenti etici,giuridici e culturali imprescindibili per la nostra “casa comune”.
Ora noi, già “popolo di navigatori e trasmigratori”,ci stiamo rapidamente adeguando a un pensiero unico che confligge persino conla millenaria legge del mare iscritta nella coscienza umana, e arriva aconfigurare una sorta di “reato umanitario” o “di altruismo” in base al qualediviene naturale minare sistematicamente e indistintamente la credibilità delleOng e perseguirne l’operato, affidare a un’inesistente autorità statale libicala gestione di ipotetici centri di raccolta dei migranti che tutti gliorganismi umanitari internazionali definiscono luoghi di torture, vessazioni,violenze e abusi di ogni tipo, riconsegnare a una delle guardie costierelibiche quelle persone che erano state imbarcate da trafficanti di esseri umanicon la sospetta connivenza di chi ora li riporta alla casella-prigione dipartenza.
Ora questa criticità emergenziale di un’umanitàmortificata ha come effetto disastroso il rendere ancor più ardua la gestionedel fenomeno migratorio attraverso i parametri dell’accoglienza,dell’integrazione e della solidarietà che dovrebbero costituire lo zoccoloduro della civiltà europea e che non sono certo di facile attuazione. Come,infatti, in questo clima di caccia al “buonista” pianificare politiche checonsentano non solo la gestione degli arrivi delle persone in fuga dalla guerrao dalla fame, ma soprattutto la trasformazione strutturale di questacongiuntura in opportunità di crescita e di miglioramento delle condizioni divita per l’intero sistema paese, a cominciare dalle fasce di popolazioneresidente più povere? E, di conseguenza, come evitare invece che i migrantiabbandonati “senza regolare permesso” alimentino il mercato del lavoro nero,degli abusi sui minori e della prostituzione?
L’esperienza di tante realtà che conosco e della mia stessacomunità, che da due anni dà accoglienza ad alcuni richiedenti asilo, mostraquanto sia difficile oggi, superata la fase di prima accoglienza e diapprendimento della lingua e dei diritti e doveri che ci accomunano, progettaree realizzare una feconda e sostenibile convivenza civile, un proficuo scambio dellerisorse umane, morali e culturali di cui ogni essere umano è portatore. Non puòbastare, infatti, il già difficilissimo inserimento degli immigrati accolti nelmondo del lavoro e una loro dignitosa sistemazione abitativa: occorrerebberipensare organicamente il tessuto sociale di città e campagne, larivitalizzazione di aree depresse del nostro paese, la protezione dell’ambientee del territorio, la salvaguardia dei diritti di cittadinanza. Questo potrebbefar sì che l’accoglienza sia realizzata non solo con generosità ma anche conintelligenza e l’integrazione avvenire senza generare squilibri.
Sragionare per slogan, fomentare anziché capire e governarele paure delle componenti più deboli ed esposte della società, criminalizzareindistintamente tutti gli operatori umanitari, ergere a nemico ogni straniero ochiunque pensi diversamente non è difesa dei valori della nostra civiltà, alcontrario è la via più sicura per piombare nel baratro della barbarie, perinfliggere alla nostra umanità danni irreversibili, per condannare il nostropaese e l’Europa a un collasso etico dal quale sarà assai difficilerisollevarsi.
Anche in certi spazi cristiani, la paura dominanteassottiglia le voci - tra le quali continua a spiccare per vigore quella dipapa Francesco - che affrontano a viso aperto il forte vento contrario,contrastano la «dimensione del disumano che è entrata nel nostro orizzonte» esi levano a difesa dell’umanità. Purtroppo, stando “in mezzo alla gente”,ascoltandola e vedendo come si comporta, viene da dire che stiamo diventandopiù cattivi e la stessa politica, che dovrebbe innanzitutto far crescere una“società buona”, non solo è latitante ma sembra tentata da percorsi cheassecondano la barbarie. Eppure è in gioco non solo la sopravvivenza e ladignità di milioni di persone, ma anche il bene più prezioso che ciascuno dinoi e la nostra convivenza possiede: l’essere responsabili e perciò custodi delproprio fratello, della propria sorella in umanità.
postilla
Quale legge deve prevalere?
La questione deimigranti del nostro secolo e dell’atteggiamento da tenere nei confronti di chi,come alcune Ong, non rifiuterebbe contatti con “trafficanti di uomini”, (cioè conquegli attori che in cambio di un prezzo,aiutano i profughi a fuggire) divide anche il mondo cattolico.
Le due posizioni alternative emergono conevidenza nei due scritti che riportiamo: l’uno esprime la posizione dellaCommissione episcopale italiana, espressa dal suo presidente GualtieroBassetti, l’altra quella di Enzo Bianchi, monaco laico fondatore della Comunitàmonastica di Bose.
Il pretesto con cui vieneammantato il dissenso è quello che si tira in ballo di solito quando gliargomenti di merito di una delle parti sono deboli: bisogna rispettare lalegge. Se la legge vieta alle Ong ad avere contatti con i “trafficanti” essesono obbligate a obbedire, quale che sia la pulsione, o il sentimento, o il principioo la convenienza che li spingerebbe a fare il contrario.
È evidente che ilgoverno italiano abbraccia con entusiasmo il rispetto della legge che impedisceogni accordo con i “trafficanti, e che invece parte rilevante del mondocattolico recentemente espressa dal quotidiano della Cei, l’Avvenire, si muove sul versante opposto. Èsignificativo che la stampa attribuisca a Marco Minniti un intervento direttosul Vaticano per convincere le gerarchie ecclesiastiche a mettere in riga i “buonisti”.
Ed è altrettantoevidente che il governo italiano si manifesta debole, impacciato, pusillanimefino alla viltà nel far comprendere all’Unione europea, della quale si spacciaper protagonista, che le migrazioni hanno la Penisola solo come il primo punto l’approdo,e che l’obiettivo e la responsabilità dei flussi migratori sono costituiti dall’insieme dell’Europa. Invece di Gentiloni e Delrio, è Enzo Bianchi a ricordare che sono «i parametri dell’accoglienza, dell’integrazione e dellasolidarietà che dovrebbero costituire lo zoccolo duro della civiltàeuropea»
L’intervento di EnzoBianchi mette in evidenza le due verità di fondo: non si tratta di un impegnoche riguardi solo l’Italia, ma l’intera Europa; né si tratta di un conflittotra chi rispetta la legge e chi non la rispetta, ma è un conflitto tra dueleggi. Deve prevalere lalegge secondo la quale ogni persona umana è portatrice di eguali diritti,oppure la legge (le leggi) che valgono solo a proteggere alcuni? La risposta diEnzo Bianchi, e della parte del mondo cattolico più vicina a papa Francesco,non sembra dubbia: “il dovere”, la legge, di “restare umani” (i.b.-e.s.)