Fu dalla capitale (regnava Luigi XIV e reggeva Anna d’Austria, assistita dal cardinal Mazzarino) che giunse l’ordine di demolire metà del castello di Epoisse, quando la nobiltà aprì una sanguinosa vertenza - la Fronda - contro la monarchia. Era un castello molto potente, che i Duchi di Borgogna avevano sempre affidato a feudatari loro fedeli. Quello che se ne vede adesso è perciò solo la metà, circondata da robusti bastioni e da un profondo fossato, e protetto dalla proprietà privata che ne consente la visita solo in certi giorni.
Il castello sorge su una larga spianata, difesa da una cinta esterna che racchiude la vasta area dove la popolazione del feudo aveva il diritto di ripararsi in caso di guerra, e di costuire le proprie case. Alcune ne rimangono. Ma rimane soprattutto la splendida colombaia. Il numero delle cellette era proporzionale all’estensione del feudo: era un simbolo, e un appannaggio, della sua ricchezza. A ogni arpento (un terzo di ettaro) corrispondeva una celletta: la colombaia di Epoisses ne contiene tremila.
Questa colombaia è molto bella: nella galleria di fotografie, scattate nel dicembre 2004, si può osservare l’ingegnosa scala rotante e la robusta carpenteria. Come in tutte le costruzioni antiche della Borgogna i tetti erano risoperti di lastre di pietra: per quanto sottili, esse richiedevano travi robuste, che d’alta parte le foreste della regione facilmente fornivano
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