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Persi le forze mie persi l'ingegno

Che la morte m'è venuta a visitare

E leva le gambe tue da questo regno!

Persi le forze mie persi l'ingegno

Le undici le volte che l'ho visto

Gli vidi in faccia la mia gioventù

Oh Cristo me l'hai fatto un bel disgusto

Le undici le volte che l'ho visto

Le undici e un quarto io mi sento ferito

Davanti agli occhi ho le mani spezzate

E la lingua mi diceva "è andata è andata"

Le undici e un quarto mi sento ferito

L'undici e mezza mi sento morire

La lingua mi cercava le parole

E tutto mi diceva che non giova

Le undici e mezza mi sento morire

Mezzanotte m'ho da confessare

Cerco il perdono da la madre mia

E questo è un dovere che ho da fare

lo a mezzanotte m'ho da confessare

Ma quella notte volevo parlare

La pioggia il fango e l'auto per scappare

Solo a morire lì vicino al mare

Ma quella notte volevo parlare

E non può non può

Può più parlare può più parlare

Non può non può

Può più parlare può più parlare

Persi le forze mie persi l'ingegno

Che la morte m'è venuta a visitare

E leva le gambe tue da questo regno!

Persi le forze mie persi l'ingegno

Il canto ricalca la narrazione per orario tipica del modo narrativo popolare. È nelle passioni religiose, soprattutto nel Lazio, in Umbria e nelle Marche, che si cantano le ore collegandole a momenti significativi della Crocefissione.

Pierpaolo Pasolini poeta, scrittore e regista cinematografico, è stato uno dei più ispirati intellettuali del '900. Fu ucciso il 2 novembre 1975 all'idroscalo di Ostia, nei pressi di Roma.


In The Ghetto

(Scott Mac Davis - 1969)

As the snow flies

On a cold and gray Chicago mornin'

A poor little baby child is born

In the ghetto

And his mama cries

'cause if there's one thing that she don't need

it's another hungry mouth to feed

In the ghetto

People, don't you understand

the child needs a helping hand

or he'll grow to be an angry young man some day

Take a look at you and me,

are we too blind to see,

do we simply turn our heads

and look the other way

Well the world turns

and a hungry little boy with a runny nose

plays in the street as the cold wind blows

In the ghetto

And his hunger burns

so he starts to roam the streets at night

and he learns how to steal

and he learns how to fight

In the ghetto

Then one night in desperation

a young man breaks away

He buys a gun, steals a car,

tries to run, but he don't get far

And his mama cries

As a crowd gathers 'round an angry young man

face down on the street with a gun in his hand

In the ghetto

As her young man dies,

on a cold and gray Chicago mornin',

another little baby child is born

In the ghetto

Nel Ghetto

(Scott Mac Davis - 1969)

Mentre la neve cade

In una fredda e grigia mattina a Chicago

Un povero piccolo bambino è nato

Nel Ghetto

E la sua mamma piange

Perchè se c’è una cosa di cui lei non ha bisogno

É un’altra bocca da sfamare

Nel Ghetto

Gente, non capite

Il bimbo deve essere aiutato

O un giorno crescerà essendo un uomo arrabbiato

Guarda me e te

Siamo troppo ciechi per vederlo

Giriamo semplicemente la testa

E guardiamo dall’altra parte

Beh, il mondo va avanti

E il bimbo affamato con un naso moccoloso

Gioca per la strada, mentre un vento freddo soffia

Nel ghetto

E la sua fame divampa

così inizia a vagabondare per la strada, di notte

impara a rubare

e impara a combattere

Nel ghetto

Allora una notte, in disperazione

Un giovane uomo fugge

Compra una pistola, ruba un’auto

prova a correre, ma non va lontano

E sua mamma piange

Come la folla si raduna attorno a questo arrabbiato giovane

Che si affaccia per la strada con una pistola in mano

Nel ghetto

Come il suo giovane muore

una fredda e grigia mattina a Chicago

Un altro bambino è nato

Nel ghetto

SICUREZZA

Per stare tranquilli e al sicuro

non serve una porta né un muro,

ma un mondo pulito e migliore,

un mondo di pace e di amore.

Non servon fucili e pistole,

ma abbracci, carezze e parole

che faccian capire alla gente

che l’odio non serve a un bel niente.

Per render la vita sicura

c’è solo un rimedio, una cura:

non viver con rabbia e divisi,

ma insieme, tra mille sorrisi.

Se vivi tremando di rabbia

la vita diventa una gabbia.

Le sbarre non dan protezione,

ma chiudono il cuore in prigione.

Vivendo in pace e armonia

la rabbia scompare, va via:

se ti serve più sicurezza,

trasforma il tuo pugno in carezza!

DIVERSO

Parola che scotta la lingua: egoismo.

Parola che brucia la bocca: razzismo.

Tra tante parole simpatiche e belle

razzismo e egoismo son certo sorelle.

Due brevi parole, due squallidi mali:

voler che i diversi diventino uguali.

“Diversa cultura, diverso colore,

diversa la razza, diverso l’odore…

Mi danno fastidio, cacciateli via:

la terra che pestano, in fondo, è la mia

e se c’è qualcuno che stare qui osa

deve essere uguale!” - Ma uguale a che cosa?

Diverso è ricchezza, non certo un delitto:

la terra è di tutti, l’ho detto e l’ho scritto.

“Non ho mai sentito una cosa più sciocca:

non dire scemenze e chiudi la bocca!”

L’assurda pretesa che tutto sia uguale

vi rende la vita noiosa e banale.

Aprite le porte, aprite la mente:

diverso è più allegro, è più divertente!

Volete che il mondo sia senza colori,

sia grigio di dentro e grigio di fuori,

perciò io concludo con l’ultimo verso:

evviva i colori, evviva il diverso!


Monsieur le Président

Je vous fais une lettre

Que vous lirez peut-être

Si vous avez le temps

Je viens de recevoir

Mes papiers militaires

Pour partir à la guerre

Avant mercredi soir

Monsieur le Président

Je ne veux pas la faire

Je ne suis pas sur terre

Pour tuer des pauvres gens

C'est pas pour vous fâcher

Il faut que je vous dise

Ma décision est prise

Je m'en vais déserter

Depuis que je suis né

J'ai vu mourir mon père

J'ai vu partir mes frères

Et pleurer mes enfants

Ma mère a tant souffert

Elle est dedans sa tombe

Et se moque des bombes

Et se moque des vers

Quand j'étais prisonnier

On m'a volé ma femme

On m'a volé mon âme

Et tout mon cher passé

Demain de bon matin

Je fermerai ma porte

Au nez des années mortes

J'irai sur les chemins

Je mendierai ma vie

Sur les routes de France

De Bretagne en Provence

Et je dirai aux gens:

Refusez d'obéir

Refusez de la faire

N'allez pas à la guerre

Refusez de partir

S'il faut donner son sang

Allez donner le vôtre

Vous êtes bon apôtre

Monsieur le Président

Si vous me poursuivez

Prévenez vos gendarmes

Que je n'aurai pas d'armes

Et qu'ils pourront tirer

In piena facoltà

egregio presidente

le scrivo la presente

che spero leggerà

la cartolina qui

mi dice terra terra

di andare a far la guerra

quest'altro Lunedì

Ma io non sono qui

egregio presidente

per ammazzar la gente

più o meno come me

io non ce l'ho con lei

sia detto per inciso

ma sento che ho deciso

e che diserterò

Ho avuto solo guai

da quando sono nato

e i figli che ho allevato

han pianto insieme a me

mia mamma e mio papà

ormai son sotto terra

e a loro della guerra

non gliene fregherà

Quand'ero in prigionia

qualcuno mi ha rubato

mia moglie, il mio passato

la mia migliore età

domani mi alzerò

e chiuderò la porta

sulla stagione morta

e mi incamminerò

Vivrò di carità

sulle strade di Spagna,

di Francia e di Bretagna

e a tutti griderò

di non partire più

e di non obbedire

per andare a morire

per non importa chi

Per cui se servirà

del sangue ad ogni costo

andate a dare il vostro

se vi divertirà

e dica pure ai suoi

se vengono a cercarmi

che possono spararmi

io armi non ne ho

(Traduzione di G. Calabrese)

Note:

La version initiale des 2 derniers vers était:

"que je tiendrai une arme ,

et que je sais tirer ..."

Boris Vian a accepté la modification de son ami Mouloudji pour conserver le côté pacifiste de la chanson !

Nota:

La versione iniziale degli ultimi due versi era:

"che impugnerò un fucile

e che so sparare..."

Boris Vian accettò la modifica proposta dal suo amico Mouloudji, per conservare lo spirito pacifista della canzone

La calunnia è un venticello

La calunnia è un venticello

Un'auretta assai gentile

Che insensibile sottile

Leggermente dolcemente

Incomincia a sussurrar.

Piano piano terra terra

Sotto voce sibilando

Va scorrendo, va ronzando,

Nelle orecchie della gente

S'introduce destramente,

E le teste ed i cervelli

Fa stordire e fa gonfiar.

Dalla bocca fuori uscendo

Lo schiamazzo va crescendo:

Prende forza a poco a poco,

Scorre già di loco in loco,

Sembra il tuono, la tempesta

Che nel sen della foresta,

Va fischiando, brontolando,

E ti fa d'orror gelar.

Alla fin trabocca, e scoppia,

Si propaga si raddoppia

E produce un'esplosione

Come un colpo di cannone,

Un tremuoto, un temporale,

Un tumulto generale

Che fa l'aria rimbombar.

E il meschino calunniato

Avvilito, calpestato

Sotto il pubblico flagello

Per gran sorte va a crepar.

Cesare Sterbini

L’esecuzione del disco da cui è tratto questo brano è dell’orchestra Les Musiciens du Louvre, diretta da Marc Minkowski; le voci sono di Isabelle Polenard, Jennifer Smith, Nathalie Stutzmann, John Elwes. Il disco è Erato

Lascia la spina

cogli la rosa;

tu vai cercando

tu vai cercando

il tuo dolor.

Lascia la spina

cogli la rosa;

tu vai cercando

il tuo dolor.

Canuta brina

per mano ascosa,

giungerà quando

nol crede il cuor.

giungerà quando

nol crede il cuor.

Canuta brina

per mano ascosa,

giungerà quando

nol crede il cuor.

giungerà quando

nol crede il cuor.

Lascia la spina

cogli la rosa;

tu vai cercando

il tuo dolor.

tu vai cercando

tu vai cercando

il tuo dolor.

Lascia la spina

cogli la rosa;

tu vai cercando

il tuo dolor.

Tu vai cercando

tu vai cercando

il tuo dolor.

Lascia la spina

cogli la rosa;

tu vai cercando

il tuo dolor.

Chi è Georg Frederic Haendel

Com'era Georg Frederic Haendel (galleria di immagini)

Rien n´est jamais acquis à l´homme. Ni sa force

Ni sa faiblesse ni son cœur. Et quand il croit

Ouvrir ses bras son ombre est celle d´une croix

Et quand il veut serrer son bonheur il le broie

Sa vie est un étrange et douloureux divorce

Il n´y a pas d´amour heureux

Sa vie elle ressemble à ces soldats sans armes

Qu´on avait habillés pour un autre destin

À quoi peut leur servir de se lever matin

Eux qu´on retrouve au soir désarmés incertains

Dites ces mots ma vie et retenez vos larmes

Il n´y a pas d´amour heureux

Mon bel amour mon cher amour ma déchirure

Je te porte dans moi comme un oiseau blessé

Et ceux-là sans savoir nous regardent passer

Répétant après moi ces mots que j´ai tressés

Et qui pour tes grands yeux tout aussitôt moururent

Il n´y a pas d´amour heureux

Le temps d´apprendre à vivre il est déjà trop tard

Que pleurent dans la nuit nos cœurs à l´unisson

Ce qu´il faut de regrets pour payer un frisson

Ce qu´il faut de malheur pour la moindre chanson

Ce qu´il faut de sanglots pour un air de guitare

Il n´y a pas d´amour heureux

{extra}

Il n´y a pas d´amour qui ne soit à douleur

Il n´y a pas d´amour dont on ne soit meurtri

Il n´y a pas d´amour dont on ne soit flétri

Et pas plus que de toi l´amour de la patrie

Il n´y a pas d´amour qui ne vive de pleurs

Il n´y a pas d´amour heureux

Mais c´est notre amour à tous deux

Qui est Louis Aragon

Sous aucun prétexte je ne veux

Avoir de réflexes malheureux

Il faut que tu m'expliques un peu mieux

Comment te dire adieu

Mon coeur de silex vite prend feu

Ton coeur de pyrex résiste au feu

Je suis bien perplexe je ne veux

Me résoudre aux adieux

Je sais bien qu'un ex amour

N'a pas de chance ou si peu

Mais pour moi

Une explication vaudrait mieux

Sous aucun prétexte je ne veux

Devant toi surexposer mes yeux

Derrière un Kleenex je saurais mieux

Comment te dire adieu

Comment te dire adieu

Tu as mis à l'index

Nos nuits blanches

Nos matins gris-bleu

Mais pour moi

Une explication vaudrait mieux

Sous aucun prétexte je ne veux

Devant toi surexposer mes yeux

Derrière un Kleenex je saurais mieux

Comment te dire adieu

Comment te dire adieu

Comment te dire adieu

Ho scelto queste canzoni: Fenesta vascia, La cammesella, Te voglio bene assaie, Fenesta ca lucive, Era de maggio, ‘E spingule frangese, Voce ‘e notte, Guapparia, Dicitincello vuie, Tammurriata nera, Vierno, Accarezzame. (A Lo Guarracino è dedicata un’intera cartella)

Fenesta vascia

di ignoti

Fenesta vascia 'e padrona crudele,

quanta suspire mm'haje fatto jettare!...

Mm'arde stu core, comm'a na cannela,

bella, quanno te sento annommenare!

Oje piglia la 'sperienza de la neve!

La neve è fredda e se fa maniare...

e tu comme si' tanta aspra e crudele?!

Muorto mme vide e nun mme vuó' ajutare!?...

Vorría addeventare no picciuotto,

co na langella a ghire vennenn'acqua,

Pe' mme ne jí da chisti palazzuotte:

Belli ffemmene meje, ah! Chi vó' acqua...

Se vota na nennella da llá 'ncoppa:

Chi è 'sto ninno ca va vennenn'acqua?

E io responno, co parole accorte:

Só' lacreme d'ammore e non è acqua!...

La Cammesella

di ignoti (1700)

E llevete lu mantesino

- Lu mantesino 'gnornò, 'gnornò!-

Si nun te lo vuo' lleva',

me soso e me ne vado da 'cca.

- E 'tte me l'aggio levato,

Ciccillo cuntento, fa' quello che vuo'-

Sia benedetta 'a mammeta,

quanno 'te maritò.

E llevete lu suttanino

- Lu suttanino 'gnornò, 'gnornò!-

Si nun te lo vuo' lleva',

me soso e me ne vado da 'cca.

- E 'tte me l'aggio levato,

Ciccillo cuntento, fa' quello che vuo'-

Sia benedetta 'a mammeta,

quanno 'te maritò.

E llevete chisto cursetto

- Chisto cursetto 'gnornò, 'gnornò!-

Si nun te lo vuo' lleva',

me soso e me ne vado da 'cca.

- E 'tte me l'aggio levato,

Ciccillo cuntento, fa' quello che vuo'-

Sia benedetta 'a mammeta,

quanno 'te maritò.

E llevete la cammesella.

- La cammesella 'gnornò, 'gnornò!-

Si nun te la vuo' lleva',

me soso e me ne vado da 'cca.

- E 'tte me l'aggio levata,

Ciccillo cuntento, fa' quello che vuo'-

Sia benedetta 'a mammeta,

quanno 'te maritò.

E dammece nu vasillo.

- Nu vasillo 'gnornò, 'gnornò!-

Si nun me lo vuo' da',

me soso e me ne vado da 'cca.

- Ed ecchete 'cca lu vasillo,

Ciccillo cuntento, fa' quello che vuo'-

Sia benedetta 'a mammeta,

quanno 'te maritò.

Te voglio bene assaie

versi di Raffaele Sacco, musica attribuita a Gaetano Donizetti (1835)

Pecché quanno mme vide,

te 'ngrife comm'o gatto?

Nenné', che t'aggio fatto,

ca nun mme puó' vedé?!

Io t'aggio amato tanto...

Si t'amo tu lo ssaje!

Io te voglio bene assaje...

e tu non pienze a me!

Io te voglio bene assaje...

e tu non pienze a me!

La notte tutti dormono,

ma io che vuó durmire?!

Penzanno a nénna mia,

mme sento ascevolí!

Li quarte d'ora sonano

a uno, a duje, a tre...

Io te voglio bene assaje...

e tu non pienze a me!

Io te voglio bene assaje...

e tu non pienze a me!

Recòrdate nu juorno

ca stive a me becino,

e te scorréano, 'nzino,

le llacreme, accussí!...

Deciste a me: "Non chiagnere,

ca tu lo mio sarraje..."

Io te voglio bene assaje...

e tu non pienze a me!

Io te voglio bene assaje...

e tu non pienze a me!

Fenesta ca lucive

versi di ignoto, musica attribuita a Vincenzo Bellini (s. d.)

Fenesta ca lucive e mo nun luce...

sign'è ca nénna mia stace malata...

S'affaccia la surella e mme lu dice:

Nennélla toja è morta e s'è atterrata...

Chiagneva sempe ca durmeva sola,

mo dorme co' li muorte accompagnata...

Va' dint''a cchiesa, e scuopre lu tavuto:

vide nennélla toja comm'è tornata...

Da chella vocca ca n'ascéano sciure,

mo n'esceno li vierme...Oh! che piatate!

Zi' parrocchiano mio, ábbece cura:

na lampa sempe tienece allummata...

Addio fenesta, rèstate 'nzerrata

ca nénna mia mo nun se pò affacciare...

Io cchiù nun passarraggio pe' 'sta strata:

vaco a lo camposanto a passíare!

'Nzino a lo juorno ca la morte 'ngrata,

mme face nénna mia ire a trovare!..

Era de maggio

versi di Salvatore Di Giacomo, musica di Mario Costa (1885)

Era de maggio e te cadéano 'nzino,

a schiocche a schiocche, li ccerase rosse...

Fresca era ll'aria...e tutto lu ciardino

addurava de rose a ciento passe...

Era de maggio, io no, nun mme ne scordo,

na canzone cantávamo a doje voce...

Cchiù tiempo passa e cchiù mme n'allicordo,

fresca era ll'aria e la canzona doce...

E diceva: "Core, core!

core mio, luntano vaje,

tu mme lasse, io conto ll'ore...

chisà quanno turnarraje!"

Rispunnev'io: "Turnarraggio

quanno tornano li rrose...

si stu sciore torna a maggio,

pure a maggio io stóngo ccá...

Si stu sciore torna a maggio,

pure a maggio io stóngo ccá."

E só' turnato e mo, comm'a na vota,

cantammo 'nzieme lu mutivo antico;

passa lu tiempo e lu munno s'avota,

ma 'ammore vero no, nun vota vico...

De te, bellezza mia, mme 'nnammuraje,

si t'allicuorde, 'nnanz'a la funtana:

Ll'acqua, llá dinto, nun se sécca maje,

e ferita d'ammore nun se sana...

Nun se sana: ca sanata,

si se fosse, gioja mia,

'mmiez'a st'aria 'mbarzamata,

a guardarte io nun starría !

E te dico: "Core, core!

core mio, turnato io só'...

Torna maggio e torna 'ammore:

fa' de me chello che vuó'!

Torna maggio e torna 'ammore:

fa' de me chello che vuó'!"

‘E spingule frangese

versi di Salvatore Di Giacomo, musica di Enrico De Leva (1888)

Nu juorno mme ne jètte da la casa,

jènno vennenno spíngule francese...

Nu juorno mme ne jètte da la casa,

jènno vennnenno spíngule francese...

Mme chiamma na figliola: "Trase, trase,

quanta spíngule daje pe' nu turnese?"

Mme chiamma na figliola: "Trase, trase,

quanta spíngule daje pe' nu turnese?

Quanta spíngule daje pe' nu turnese?"

Io, che sóngo nu poco veziuso,

sùbbeto mme 'mmuccaje dint'a 'sta casa...

"Ah, chi vò' belli spingule francese!

Ah, chi vò' belli spingule, ah, chi vò'?!

Ah, chi vò' belli spingule francese!

Ah, chi vò' belli spingule ah, chi vò'!?"

Dich'io: "Si tu mme daje tre o quatto vase,

te dóngo tutt''e spíngule francese...

Dich'io: "Si tu mme daje tre o quatto vase,

te dóngo tutt''e spíngule francese...

Pízzeche e vase nun fanno purtóse

e puo' ghiénchere 'e spíngule 'o paese...

Pízzeche e vase nun fanno purtóse

e puo' ghiénchere 'e spíngule 'o paese...

E puó' ghiénchere 'e spíngule 'o paese...

Sentite a me ca, pure 'nParaviso,

'e vase vanno a cinche nu turnese!...

"Ah, Chi vò' belli spíngule francese!

Ah, Chi vò' belli spíngule, ah, chi vò'?!

Ah, chi vò' belli spíngule francese!

Ah, chi vò' belli spíngule, ah, chi vò'?!"

Dicette: "Bellu mio, chist'è 'o paese,

ca, si te prore 'o naso, muore acciso!"

Dicette: "Bellu mio, chist'è 'o paese,

ca, si te prore 'o naso, muore acciso!"

E i' rispunnette: "Agge pacienza, scusa...

'a tengo 'a 'nnammurata e sta ô paese..."

E i' rispunnette: "Agge pacienza, scusa...

'a tengo 'a 'nnammurata e sta ô paese

'A tengo 'a 'nnammurata e sta ô paese...

E tene 'a faccia comm''e ffronne 'e rosa,

e tene 'a vocca comm'a na cerasa...

Ah, chi vò' belli spîngule francese!

Ah, chi vò' belli spíngule, ah, chi vò'?!

Ah, chi vò' belli spíngule francese!

Ah, chi vò' belli spíngule, ah, chi vò'?!"

Voce ‘e notte

versi di Edoardo Nicolardi, musica di Ernesto De Curtis (1905)

Si 'sta voce te scéta 'int''a nuttata,

mentre t'astrigne 'o sposo tujo vicino...

Statte scetata, si vuó' stá scetata,

ma fa' vedé ca duorme a suonno chino...

Nun ghí vicino ê llastre pe' fá 'a spia,

pecché nun puó' sbagliá 'sta voce è 'a mia...

E' 'a stessa voce 'e quanno tutt'e duje,

scurnuse, nce parlávamo cu 'o "vvuje".

Si 'sta voce te canta dint''o core

chello ca nun te cerco e nun te dico;

tutt''o turmiento 'e nu luntano ammore,

tutto ll'ammore 'e nu turmiento antico...

Si te vène na smania 'e vulé bene,

na smania 'e vase córrere p''e vvéne,

nu fuoco che t'abbrucia comm'a che,

vásate a chillo...che te 'mporta 'e me?

Si 'sta voce, che chiagne 'int''a nuttata,

te sceta 'o sposo, nun avé paura...

Vide ch'è senza nomme 'a serenata,

dille ca dorme e che se rassicura...

Dille accussí: "Chi canta 'int'a 'sta via

o sarrá pazzo o more 'e gelusia!

Starrá chiagnenno quacche 'nfamitá...

Canta isso sulo...Ma che canta a fá?!..."

Guapparia

versi di Libero Bovio, musica di Rodolfo Falvo (1914)

Scetáteve, guagliune 'e malavita...

ca è 'ntussecosa assaje 'sta serenata:

Io sóngo 'o 'nnammurato 'e Margarita

Ch'è 'a femmena cchiù bella d''a 'Nfrascata!

Ll'aggio purtato 'o capo cuncertino,

p''o sfizio 'e mme fá sèntere 'e cantá...

Mm'aggio bevuto nu bicchiere 'e vino

pecché, stanotte, 'a voglio 'ntussecá...

Scetáteve guagliune 'e malavita!...

E' accumparuta 'a luna a ll'intrasatto,

pe' lle dá 'o sfizio 'e mme vedé distrutto...

Pe' chello che 'sta fémmena mm'ha fatto,

vurría ch''a luna se vestesse 'e lutto!...

Quanno se ne venette â parta mia,

ero 'o cchiù guappo 'e vascio â Sanitá...

Mo, ch'aggio perzo tutt''a guapparía,

cacciatemmenne 'a dint''a suggitá!...

Scetáteve guagliune 'e malavita!...

Sunate, giuvinò', vuttàte 'e mmane,

nun v'abbelite, ca stó' buono 'e voce!

I' mme fido 'e cantá fino a dimane...

e metto 'ncroce a chi...mm'ha miso 'ncroce...

Pecché nun va cchiù a tiempo 'o mandulino?

Pecché 'a chitarra nun se fa sentí?

Ma comme? chiagne tutt''o cuncertino,

addó' ch'avess''a chiagnere sul'i'...

Chiágnono sti guagliune 'e malavita!...

Dicitencello vuie

versi di Enzo De Fusco, musica di Rodolfo Falvo (1930)

Dicitencello a 'sta cumpagna vosta

ch'aggio perduto 'o suonno e 'a fantasia...

ch''a penzo sempe,

ch'è tutt''a vita mia...

I' nce 'o vvulesse dicere,

ma nun ce 'o ssaccio dí...

'A voglio bene...

'A voglio bene assaje!

Dicitencello vuje

ca nun mm''a scordo maje.

E' na passione,

cchiù forte 'e na catena,

ca mme turmenta ll'anema...

e nun mme fa campá!...

Dicitencello ch'è na rosa 'e maggio,

ch'è assaje cchiù bella 'e na jurnata 'e sole...

Da 'a vocca soja,

cchiù fresca d''e vviole,

i' giá vulesse sèntere

ch'è 'nnammurata 'e me!

'A voglio bene...

..........................

Na lácrema lucente v'è caduta...

dicíteme nu poco: a che penzate?!

Cu st'uocchie doce,

vuje sola mme guardate...

Levámmoce 'sta maschera,

dicimmo 'a veritá...

Te voglio bene...

Te voglio bene assaje...

Si' tu chesta catena

ca nun se spezza maje!

Suonno gentile,

suspiro mio carnale...

Te cerco comm'a ll'aria:

Te voglio pe' campá!...

Tammurriata nera

versi di Edoardo Nicolardi, musica di E. A. Mario (1944)

Io nun capisco, ê vvote, che succede...

e chello ca se vede,

nun se crede! nun se crede!

E' nato nu criaturo niro, niro...

e 'a mamma 'o chiamma Giro,

sissignore, 'o chiamma Giro...

Séh! gira e vota, séh...

Séh! vota e gira, séh...

Ca tu 'o chiamme Ciccio o 'Ntuono,

ca tu 'o chiamme Peppe o Giro,

chillo, o fatto, è niro, niro,

niro, niro comm'a che!...

'O contano 'e ccummare chist'affare:

"Sti fatte nun só' rare,

se ne contano a migliara!

A 'e vvote basta sulo na guardata,

e 'a femmena è restata,

sott''a botta, 'mpressiunata..."

Séh! na guardata, séh...

Séh! na 'mpressione, séh...

Va' truvanno mo chi è stato

ch'ha cugliuto buono 'o tiro:

chillo, 'o fatto, è niro, niro,

niro, niro comm'a che!...

Ha ditto 'o parulano: "Embè parlammo,

pecché, si raggiunammo,

chistu fatto nce 'o spiegammo!

Addó' pastíne 'o ggrano, 'o ggrano cresce...

riesce o nun riesce,

sempe è grano chello ch'esce!"

Mé', dillo a mamma, mé'...

Mé', dillo pure a me...

Ca tu 'o chiamme Ciccio o 'Ntuono,

ca tu 'o chiamme Peppe o Giro,

chillo...'o ninno, è niro, niro,

niro, niro comm'a che!...

Vierno

versi di Armando De Gregorio, musica di Vincenzo Acampora (1945)

E' vierno: chiove, chiove 'a na semmana...

e st'acqua assaje cchiù triste mme mantene...

Che friddo, quanno è 'a sera, ca mme vène...

cu st'aria 'e neve, mo ca manche tu.

'Sta freva, ca manch'essa mm'abbandona,

'sta freva, 'a cuollo, nun se leva cchiù!

Vierno!

che friddo 'int'a stu core...

e sola tu,

ca lle puó' dá calore,

te staje luntana e nun te faje vedé'!

Te staje luntana e nun te cure 'e me!

Ca mamma appiccia 'o ffuoco tutt''e ssere

dint'a 'sta cammarella fredda e amara?!

"Ma che ll'appicce a fá, vecchia mia cara,

s'io nun mme scarfo manco 'mbracci'a te!?"

Povera vecchia mia...mme fa paura:

è n'ombra ca se move attuorno a me!...

Vierno!

che friddo 'int'a stu core...

e sola tu,

ca lle puó' dá calore,

te staje luntana e nun te faje vedé'!

Te staje luntana e nun te cure 'e me!

Accarezzame

versi di Nisa, musica di Pino Calvi (1954)

Stasera, core e core, 'mmiez'ô ggrano,

addó' ce vede sulamente 'a luna...

io cchiù t'astrégno e cchiù te faje vicino,

io cchiù te vaso e cchiù te faje vasá...

Te vaso...e 'o riturnello 'e na canzone,

tra ll'arbere 'e cerase vola e va...

Accarézzame!...

Sento 'a fronte ca mme brucia...

Ma pecché nun mme dá pace

stu desiderio 'e te?

Accarézzame!...

Cu sti mmane vellutate,

faje scurdá tutt''e peccate...

Strígneme 'mbracci'a te!...

Sott'a stu cielo trapuntato 'e stelle,

mme faje sentí sti ddete 'int''e capille...

Voglio sunná guardanno st'uocchie belle...

voglio sunná cu te!...

Accarézzame!...

Sento 'a fronte ca mme brucia...

Ma pecché nun mme dá pace

stu desiderio 'e te?

E nu rilorgio lentamente sona...

ma 'o tiempo s'è fermato 'nziem'â luna...

Io mme vurría addurmí 'mmiez'a stu ggrano

tutta na vita...pe' ll'eternitá...

E tu mm'accarezzasse chianu chiano...

e mme vasasse, senza mme scetá...

Accarézzame!...

Sento 'a fronte ca mme brucia...

Ma pecché nun mme dá pace

stu desiderio 'e te?

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