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Il Gazzettino, 25 settembre 2019. «mi piace pensare che nel giorno in cui Eddy ci ha lasciati le piazze del mondo sono stracolme di giovanissime ragazze e ragazzi (Friday for Future) che chiedono le stesse cose per cui si è battuto per una vita».

Altri diranno e scriveranno di Edoardo Salzano urbanista, scienziato del genius loci degli spazi urbani e dei paesaggi. Cultore della “rivoluzionaria forza del passato” (come diceva Pasolini). Intransigente nemico di ogni mercatizzazione dei beni comuni storici e naturali. Convinto che la bellezza e l’armonia debbano essere condivise tra tutte e tutti, senza discriminazioni, esclusioni, gerarchie di sorta. Altri, i suoi allievi dell’IUAV, gli studenti della scuola estiva, i numerosissimi followers del sito eddyburg, scriveranno della sua innata vocazione pedagogica. Le sue attività sono bene descritte in: Memorie di un urbanista, Corte del Fontego, Verona, 2010. Altri ancora scriveranno di Salzano amministratore locale, consigliere regionale del Veneto, assessore per dieci anni al Comune di Venezia. Altri si ricorderanno di Eddy politico, “cattocomunista”, formatosi nell’amato Pci frequentando Franco Rodano, Claudio Napoleoni e lavorando alla Rivista Trimestrale.

Diceva di aver avuto con la politica un approccio solidaristico: non gli interessava la “macchina della politica”, ma la “politica come attivazione morale”, una politica senza desiderio di dominio. Io ho avuto bisogno dei suoi saperi e mi sono rivolto a lui in tanti e diversi momenti della mia vita. Non siamo stati però molto fortunati negli esiti delle nostre comuni battaglie! Penso alle proposte di legge per istituire un parco naturale della Laguna di Venezia, ai piani particolareggiati del centro storico con recupero filologico delle tipologie edilizie, all’inserimento nelle leggi speciali per Venezia delle clausole di “prelazione” nei passaggi di proprietà, alla lotta contro il consumo di suolo nel Veneto delle villettopoli e molto altro ancora.
Possiamo allora dire che le fatiche di Edoardo Salzano – e di quanti hanno seguito i suoi insegnamenti - siano state inutili? Sembra proprio che l’ubriacatura neoliberista, la dilagante mercificazione di ogni bene, la “messa a reddito” della vita stessa abbiano preso il sopravvento su ogni forma di relazione intelligente tra le persone e tra le persone e la natura. Ma mi piace pensare che nel giorno in cui Eddy ci ha lasciati le piazze del mondo sono stracolme di giovanissime ragazze e ragazzi (Friday for Future) che chiedono le stesse cose per cui si è battuto per una vita, con la tenacia e la mitezza di chi sa di essere dalla parte del bene e del giusto.

Fany-Blog, 25 settembre. E' morto a 89 anni l'urbanista veneziano Edoardo "Eddy" Salzano, assessore comunale per un decennio nel Comune lagunare...

E' morto a 89 anni l'urbanista veneziano Edoardo "Eddy" Salzano, assessore comunale per un decennio nel Comune lagunare. Ne dà notizia lo scrittore e politico Gianfranco Bettin.
«E' stato un grande veneziano - afferma Bettin in una nota - anche un grande urbanista e un intellettuale a tutto campo, uno dei migliori, dei più appassionati e concretamente attivi del suo tempo, e del nostro: ancora l'8 giugno scorso, in carrozzella, era in calle, in fondamenta e in piazza nella grande manifestazione veneziana contro le grandi navi. Ha contribuito a ripensare e a difendere Venezia, e ogni bene comune, la 'città come bene comune', sia quando l'ha amministrata (1975-1985) fino a oggi». Salzano è stato ambientalista di sinistra fin dalla militanza nel Pci e poi nei movimenti fino all'adesione a Potere al Popolo! e alla vicinanza a gruppi e associazioni impegnati nella difesa dei territori.

Salzano non era però veneziano di nascita ma li viveva dal 1975. Era nato a Napoli nel 1930 nella casa del nonno, il generale Armando Diaz. Grande il suo lavoro ed impegno politico.
Da amministratore, prima al consiglio comunale di Roma, poi a Venezia, dov’è stato assessore all’urbanistica; da progettista, tra i tanti il piano paesaggistico della Sardegna; da professore di urbanistica, alla Sapienza e all’Iuav; da presidente dell’Inu e da fondatore e direttore di urbanistica informazioni (prezioso mensile dell’Inu); da saggista, a cominciare dal fondamentale Urbanistica e società opulenta del 1969, a decine di altre libri, a un numero sterminato di articoli.
Fino alla scoperta di internet, del Web e nel 2003 fonda il sito web Eddyburg.it il sito al quale dal 2003 ha dedicato il meglio della sua energia e della sua intelligenza, facendolo diventare lo strumento più diffuso nel nostro Paese da chi si occupa di urbanistica, di città, di paesaggio.
Non sto qui ad elencarvi tutti i libri e le miriadi di cose che ha fatto.

Un grande abbraccio all'amico Francesco per la perdita del padre e condoglianze a tutta la sua famiglia.

Perunaltracittà. Edoardo Salzano ci ha lasciato. Ha passato il testimone a noi, sue e suoi allievi, amici e compagni, lettori e collaboratori.

Edoardo Salzano ci ha lasciato.
Ha passato il testimone a noi, sue e suoi allievi, amici e compagni, lettori e collaboratori.
Tocca a noi, ora, proseguire sulla strada che ci ha indicato: combattere, con l’arma della critica, impietosa e sapiente, la privatizzazione del governo delle città e dei territori; elaborare e raccogliere proposte per uscire dalla crisi ambientale, sociale e politica; analizzare e comunicare, con chiarezza e liberi da vincoli, le distorsioni del sistema estrattivo e distruttivo che mette a repentaglio i beni comuni e la vita sul pianeta; accogliere le istanze degli ultimi nelle opulente città europee.

Per ricordarlo [sul sito di perunaltracittà] pubblichiamo il saggio che apre il libro di critica collettiva Consumo di luogo. Neoliberismo nel disegno di legge urbanistica dell’Emilia Romagna (2017, a cura di Ilaria Agostini). Il saggio è una brillante sintesi di sette decenni di urbanistica raccontati attraverso alcune tappe fondamentali, dalla vocazione sociale della disciplina, fino alla capitolazione del controllo pubblico sulle trasformazioni urbane e territoriali.
Coraggio Eddy, noi ci siamo!

la Nuova Sardegna, 24 settembre. «Credo che pochi siano stati in grado di spiegare l'urbanistica sino all'ultima rotella dei suoi perversi meccanismi, specialmente quelli riscontrabili più facilmente nel Sud al quale rimproverava soprattutto l'indulgenza verso le violazioni edilizie».

È morto a 89 anni EdoardoSalzano, tra i più illustri urbanistiitaliani, studioso attento e raffinato delle città antiche e contemporanee edei territori erosi da processi di trasformazione e manomissione; relativispesso a beni culturali tutelati, e ambienti/paesaggi storici e naturalipreziosi. Uno dei suoi ultimi impegni professionali ha riguardato la Sardegna.Si è dedicato dal 2004 al 2006 al Piano paesaggistico regionale, quando Renato Soru, onore al merito, lo hachiamato a coordinare il comitato scientifico e il gruppo di lavoroimpegnato nella redazione dellostrumento portato ad esempio in Europa. All'isola e ai suoi habitat speciali siè appassionato, mettendo generosamente a disposizione la sua esperienza perfare prevalere un modello di sviluppo alternativo al consumo delle areecostiere nell'interesse di pochi.

Sì è affezionato alla Sardegnasino al punto di tornarci più volte dopola conclusione dell'incarico. Anche per capire come rafforzare l'argine, vistii programmi sempre più minacciosi della speculazione, dopo le dimissioni diSoru. Lo allarmava il proposito dichiarato da approssimativi controriformistidi rendere innocuo il Ppr e di attenuarne l'efficacia delle previsioni messe apunto secondo Codice dei beni culturali. Per questo ha deciso di scrivere nel2013 Lezioni di piano edito da Corte del Fontego. Una ragione in più per i sardi che hanno apprezzato il suo lavoro per dolersi della sua scomparsa. Una perdita grande perl'intero Paese. Per la statura di intellettuale, militante per affermare lebuone politiche non solo urbanistiche. Docente a Venezia, amministratorepubblico, e soprattutto saggista eccellente, ma meglio dire divulgatore diargomenti che altrimenti sarebbero misteriosi per i non addetti ai lavori.Credo che pochi siano stati in grado di spiegare l'urbanistica sino all'ultima rotella dei suoi perversimeccanismi, specialmente quelli riscontrabili più facilmente nel Sud al qualerimproverava soprattutto l'indulgenza verso le violazioni edilizie.

Hoconosciuto Salzano in occasione di una sua amara sconfitta alla base di unanuova vita: il congresso dell'Istituto Nazionale di Urbanistica (Milano,1990)quando era appunto presidente dell'INU. L' insuccesso in quello scontro, mairicordato con risentimento, quando era stato il bersaglio dei “modernizzatori”della pianificazione che alimentavano, con tesi azzardate, il brutto climadell'Italia di quella fase spericolata. Aveva dato in quel confronto una lezione di deontologia culturale: o diqua o di là per fare chiarezza, diceva, Viva l’efficacia del piano e delle sueregole nella trasparenza dei rapporti pubblico -privato, abbasso l'“urbanistica frutto di contrattazioni” che qualcuno teorizzava e invocavadisinvoltamente.

Era difficile fraintendere la ricetta di Salzano a difesadelle comunità da quell'intrico di comportamenti che un paio di anni doporisulteranno centrali nell’inchiesta giudiziaria di Antonio Di Pietro &C.Ma la maggioranza dei delegati INU preferiva glissare mettendolo in minoranza. Inevitabile l'uscitadi Salzano dall'Istituto: irreversibile. Da allora la sua decisione dirafforzare l'impegno online per raccontare i vizi della politica impegnata perallentare le regole a difesa del bene comune, una anticipazione di quello che abbiamo visto in questi anni, tu chiamale sevuoi "SbloccaItalia". Si rammaricava Salzano: per la classe dirigentedi questo strano Paese che non ha mai fatto adeguata attenzione, salvo rareeccezioni, ai temi del governo del territorio; e pure la sinistra (e anche ilPci a lungo frequentato da Salzano) si èconcessa troppe distrazioni nonostante il discorso sull'austerità di Berlinguerdel 1977, che anche Salzano leggeva come un inascoltato invito anzitempo a nonconsumare il suolo.

Della debolezza dell'urbanistica – le sconfitte che la legano a quelle della sinistra – siparla in varie parti di un suo libroautobiografico Memorie di un urbanista (Corte del Fontego, 2010). Nellosfondo l'idea della “politica come attivazione morale” probabilmente suscitatadalle memorabili discussioni con Franco Rodano. Per contribuire ad arginare questo processo, nel 2003 ha dato vita aeddyburg.it, un sito di successo al quale ha dedicato grande parte del tempo in questi anni. Eddyburg che “si occupa di urbanistica,società, politica (urbs, civitas, polis) e di argomenti che rendono bella,interessante e piacevole la vita”, ha potuto contare su un gruppo di amici collaboratori e su unaimpressionante quantità di accessi al giorno cresciuti continuamente nel tempo,segnale di attenzione per il pensiero del grande urbanista, maestro di tanti. Credo di essermiemozionato tante volte per le sue parole, indimenticabile il suo discorso inoccasione del compleanno per gli 80 anniportati benissimo. Anche quella volta ci aveva ricordato che che «gli insediamenti umani non sono prodotti del mercato, ma il frutto diun lavoro solidale della società». La commemorazione laica nella sede di Ca'Tron dell'Università Iuav a Venezia, dove abitava e dove sino a qualche settimana fa si batteva contro l'ingresso delle grandinavi in laguna.

Globalist.it, 24 settembre 2019. «Scomparso a 89 l’intellettuale che ancora a giugno manifestava contro le “grandi navi” a Venezia».

A 89 anni domenica 23 si è spento Edoardo Salzano, urbanista che considerava la città come luogo collettivo e non di speculazioni private e urbanistiche. Per l’urbanistica la sua disciplina era un mestiere concreto che si misurava con il vivere collettivo e con la politica: dal 2003 che aveva riversato la sua azione in un sito web in grado di ospitare più voci e diventato un riferimento, eddyburg. Dove eddy era il nome con cui lo conoscevano tutti, burg sta appunto per città. Salzano è morto a Venezia, dove viveva dal 1974.

Nato a Napoli nel 1930, nipote del generale Armando Diaz, a Roma dal 1952, laureato in ingegneria, maestro per generazioni di studenti, aveva fuso lo studio delle città e del vivere collettivo con un’idea della politica come servizio pubblico. Sul Manifesto l’urbanista Vezio de Lucia lo ha descritto come uomo «disinteressato alle convenienze personali, inguaribilmente ottimista» e ha ricordato il suo libro più conosciuto, Fondamenti di urbanistica: «Il primato dell’interesse comune sull’interesse del singolo è il principio da assumere come stella polare dell’urbanistica». «Fu tra i primi, più di trent’anni fa, a imporre rigorose regole urbanistiche (cancellate dalle successive amministrazioni) alla devastante penetrazione del turismo in ogni brandello dell’edilizia storica», rammenta sconsolato De Lucia aggiungendo: «la prima cosa che ci ha insegnato è che l’urbanistica è politica, senz’altra qualificazione».

Eddy Salzano ha redatto un piano sulla città storica di Venezia e uno paesaggistico della Sardegna. Ha scritto a lungo su l’Unità. Tra i suoi titoli si annoverano Memorie di un urbanista (Corte del Fontego, 2010, Salzano), dove parlava tra l’altro del piano regolatore di Roma approvato nel 1965 e di una città in preda agli fondiari e immobiliari privati, e il saggio Urbanistica e società opulenta (Laterza, 1969).

Salzano si è sempre definito comunista. Aveva militato nel Pci. Con la compagna Ilaria negli ultimi anni era in Potere al popolo. Come ricorda De Lucia, a giugno era in sedia a rotelle. Ma non si era perso la manifestazione contro le grandi navi. I dimostranti lo hanno salutato con un applauso interminabile.

«È stato un grande urbanista e un intellettuale a tutto campo, uno dei migliori, dei più appassionati e concretamente attivi del suo tempo – ha scritto in una nota Gianfranco Bettin, scrittore e già assessore comunale a Venezia - Ha contribuito a ripensare e a difendere Venezia, e ogni bene comune, la “città come bene comune', sia quando l'ha amministrata fino a oggi». Balzano fu assessore dal 1975 al 1985 in una giunta di sinistra nel Comune lagunare.

Ma dove vivi? - La città raccontata mi portai e mostrai i ciclostilati del 1973 ...
Ma dove vivi? - La città raccontata mi portai e mostrai i ciclostilati del 1973 sulle questioni urbanistiche aperte che lui aveva redatto per la Federazione Romana del Pci e che erano stati distribuiti in tutte le sezioni romane. Mi fa ridere, oggi, l’affermazione “stare sul territorio”, allora non si usava dire così, ma lo si faceva sul serio in una rete organizzata che legava vertici e periferia. Tutto questo è stato poi man mano demolito nelle successive trasformazioni del più grande partito della sinistra.

Eddy Salzano è stato sempre sulla breccia, coerente al massimo nell’affermare e sostenere due principi: il primato della sana urbanistica come unico e indispensabile metodo di governo del territorio e il primato dell’interesse pubblico su quello privato. Puntando sempre ad una consapevolezza diffusa, quindi non solo tra gli specialisti della materia e il libro citato ne è un particolare esempio. Belle queste parole dell’introduzione: «L'obiettivo essenziale di questo libro è aiutare chi vive nella città a comprenderla per concorrere a trasformarla; vi allude del resto il titolo, scelto dall'editore prima ancora che il testo venisse licenziato. Questa scelta spiega anche perché non troverete in queste pagine nessuna completezza di trattazione; non è questo lo scopo di chi si è proposto di aprire un percorso e indicare alcune direzioni lungo le quali proseguire la ricerca, affidandosi all'intelligenza e al sentimento: solo così può nascere un sapere sufficiente a chi voglia essere, insieme, individuo e membro di una comunità larga e aperta». Intelligenza e sentimento: doti che hanno accompagnato questa grande persona per tutta la sua vita. Sarà ricordato per sempre.

P.S. Riporto la dedica che mi fece quel giorno, ben conoscendo la mia passione belliana, con quel verso “venissimo a capì che so’ misteri”, a stabilire una sorta di complicità in quella passione stessa. D’altra parte nel sito da lui creato, www.eddyburg.it, non ci son solo contributi (originariamente meglio raggiungibili) di urbanistica o politica, ma anche poesie, brani letterari, canzoni, ricordi personali e perfino ricette di cucina. Tra quei ricordi, interessante e simpatico quello riguardante il nonno materno, Arnando Diaz, che per un colpo di pistola (che non si tirò) divenne poi il grande generale della Vittoria del 1918.

Città e società come naturale impegno politico, riflessione e analisi sempre improntate al benessere della persona. Un sognatore certo, e meno male, un sognatore concreto, analitico e razionale. L'impegno continuato caparbiamente con Eddyburg e da subito con noi. E per noi è stato un compagno gentile e combattivo, la sua storia e competenza messe a disposizione di tutti e tutte.
Oggi con gli occhi pieni di lacrime, domani con il tuo bel sorriso ironico e saggio, Eddy, sarai sempre con noi. Questo era ciò che vedevi in noi e questo è ciò che porteremo avanti anche per te:
"l’esistenza di una realtà politica lucidamente critica e non assoggettata al degrado politico e ancor prima culturale ed etico. Un movimento politico che sta ricostruendo, a partire dai territori, relazioni sociali e pratiche fondate sul contrasto di ogni forma di sfruttamento e prevaricazione tra esseri umani e tra questi e la natura."
Grazie per essere stato con noi!
Un abbraccio immenso a Ilaria, ai figli e ai familiari.

Eddyburg era un borgo libero, che conteneva e richiamava borghi altri: uno spazio di libertà, di espressione per chi era in grado, di formazione per chi ne sentiva l'esigenza....


Eddyburg era un borgo libero, che conteneva e richiamava borghi altri: uno spazio di libertà, di espressione per chi era in grado, di formazione per chi ne sentiva l'esigenza, di dibattito per chi voleva, certamente di comunicazione per il suo "papà", Edoardo Salzano, che alla comunicazione teneva eccome. Prima ancora di essere eletto presidente dell'Istituto Nazionale di Urbanistica, aveva ripreso un'idea di Adriano Olivetti e sdoppiato la produzione editoriale dell'Istituto, lasciando a "Urbanistica" i compiti che l'avevano fatta giudicare "una tra le più belle riviste d'Europa" (e il giudice era Manfredo Tafuri, mica uno qualunque!) e trasferendo la sezione "notizie", i contributi delle sezioni regionali, il bollettino in una pubblicazione più snella, meno costosa, con meno immagini e meno colori e tempi di uscita più rapidi: nasceva "Urbanistica Informazioni", in cui il notiziario era sempre introdotto da un testo firmato da Salzano, che assumeva spesso la veste di un manifesto politico (spesso polemico, scomodo, a volte un po' rigido e provocatorio, senza sconti né favori).

Eddy Salzano investiva molto nel suo ruolo, in comunicazione e diffusione, nello stimolo al dibattito (come testimonia anche la serie "amministrare l'urbanistica" edita dalla Lega per le Autonomie locali) a partire dall'impegno in prima persona nella lotta politica (anche a lui, assieme ad altri oggi in pensione, dobbiamo gli standard urbanistici di verde, parcheggi, scuole e servizi per ogni abitante) e poi nel governo del territorio (da assessore al Comune di Venezia e poi nel Consiglio Regionale Veneto).
Se sul piano dei contenuti poteva capitare di non andarci d'accordo, sul piano umano Eddy era un'inesauribile risorsa: un vero signore innanzitutto, nobile, simpatico, affabile, straordinario narratore, generoso, sorridente, ironico, pratico, gourmet (mitiche le sue ricette "for dummies"), eternamente innamorato e sempre affascinante...
Un docente, un preside e un presidente indimenticabile

il Fatto Quotidiano, 24 settembre. «Mai rassegnato e sempre fiducioso nei giovani, continuerà a parlarci, tra l’altro, dal prezioso sito eddyburg.it»

In un Paese di palazzinari e abusivismo, di condoni e varianti speciali, mancherà la parola indomita e garbata del sommo urbanista napoletano Edoardo Salzano (1930), spentosi domenica notte a Venezia dove viveva da 45 anni (insegnò a lungo allo IUAV).

Prima come consigliere comunale del PCI in Campidoglio e poi, tra il ’75 e l’’85, come assessore all’Urbanistica nelle giunte socialiste di Venezia, Salzano vide arrivare, e tentò di prevenire e combattere, sia le lottizzazioni che sfigurarono il volto e i contorni di Roma, sia lo spolpamento turistico di Venezia avviato con le fanfare dell’era Cacciari e mai più arrestatosi.

Fedele all’idea della città come bene comune, alla priorità assoluta del controllo pubblico della polis sopra il vantaggio privato, non si limitò alle parole: suo il Piano particolareggiato per il centro storico di Venezia (rapidamente accantonato con le “privatizzazioni” e le “valorizzazioni” degli anni ‘90), suo il Piano paesaggistico della Sardegna, suoi mille interventi nelle grandi e piccole città d’Italia, tutti volti a creare città veramente “sostenibili”, in dialogo con i loro contesti, incentrate sulla condivisione e l’incontro dei cittadini, sulla riduzione delle diseguaglianze, sulla creazione e la difesa di una “qualità urbana” scissa dalle logiche del profitto.

Mai rassegnato e sempre fiducioso nei giovani, continuerà a parlarci, tra l’altro, dal prezioso sito eddyburg.it. Solo poche settimane fa era a manifestare contro le Grandi Navi: un nonagenario che, nipote del generale Diaz, aveva vissuto da vicino l’attentato di via Rasella e la fallita riforma urbanistica di Fiorentino Sullo, l’autunno caldo del ‘69 e la riforma Lupi, sapeva ancora incantare decine di liceali rapiti spiegando loro il rapporto inscindibile fra Venezia e la sua Laguna.

E' scomparso oggi Edoardo Salzano. Non è stato solo un grande urbanista, ma uno dei più importanti intellettuali militanti della sinistra italiana, un compagno che non ha mai smesso di battersi contro la speculazione edilizia, la rendita, la mercificazione della città e del territorio. Un comunista e ambientalista che ha contrastato dagli anni '80 il progressivo affermarsi del neoliberismo che si è aggiunto agli storici vizi del nostro paese che mai si è dato una seria riforma urbanistica. E' stato un protagonista del dibattito politico - culturale e delle battaglie civili e sociali per decenni. Non si è mai lasciato imbalsamare e anche da pensionato ha conservato una vitalità da attivista di movimento creando un sito Eddyburg Eddyburg che è diventato un essenziale punto di riferimento per l'urbanistica e l'ambientalismo ma anche la riflessione sulla sinistra e l'odierno capitalismo, un motore di campagne, consapevolezza, socializzazione dei saperi. Una sacca di resistenza - per dirla in termini zapatisti - che ha messo a disposizione competenze e fatto circolare materiali al servizio delle lotte in difesa dei beni comuni per anni.

Ricordo che fu fondamentale per fermare la famigerata legge Lupi ma purtroppo la proposta di legge urbanistica che aveva elaborato con il gruppo di Eddyburg - tra cui cito Vezio De Lucia e Paolo Berdini - non fu approvata dalla successiva maggioranza di centrosinistra. Ebbi l'onore su loro indicazione di esserne relatore in commissione ambiente nella mia brevissima esperienza parlamentare, ma purtroppo quello che sarebbe diventato il PD l'aveva inserita nel programma dopo un incontro con Prodi prima delle elezioni solo in funzione antiberlusconiana mentre in realtà aveva ormai fatto proprio il punto di vista della deregulation.

Al contrario della media degli intellettuali italiani di cui denunciava il "tradimento" citando Benda, Salzano non solo ha messo le sue competenze al servizio dei cittadini. delle comunità locali e delle lotte ma ha tenuto posizioni coerentemente di sinistra e di netta rottura con il centrosinistra sostenendo il tentativo del Brancaccio e poi Potere al popolo. Il suo giudizio lo espresse in un intervento nel 2017: «La “sinistra” di cui disponiamo non ha compreso, e non è stata quindi capace di combattere, le quattro tragedie dominanti di oggi: la globalizzazione capitalistica, lo sviluppismo, le migrazioni, la disoccupazione. Agli occhi di molti ne è stata anzi complice. Com’è possibile allora che abbia credito chi si propone un’aggregazione di tutti quelli che hanno sbagliato (e continuano a sbagliare?)».
L’errore di fondo della sinistra è stato quello di non aver compreso che per contrastare quelle tragedie con qualche efficacia, e con quel tanto di fiducia nell’avvenire che è necessario per alimentare la speranza, era necessario fare esattamente l’opposto di quello che si stava facendo. Occorreva riprendere la lotta per il superamento integrale del capitalismo, e non consumarsi in qualche guerriglia contro l’una o l’altra delle sue incarnazioni. Lottare per un’altra economia in un’altra società. Una prospettiva comunista? Forse, ma non solo parolaia. Nessuno può pensare che sia possibile camminare in questa direzione con i protagonisti, e con le residue o restaurate sigle, della sinistra inutile che popola i palazzi e i palazzetti del potere."

Ci mancherà un compagno come Eddy Salzano.

La sua vita l'ha dedicata all'Urbanistica. «La scienza sociale», la definiva, «a tutela dei diritti della comunità. «Oggi l'urbanistica non esiste più. Si fanno varianti e accordi con i privati. Si mette "a reddito" il bene di tutti. Siamo nell'epoca dell'urbanistica contrattata». Edoardo Salzano, «Eddy» per gli amici, è morto l'altra notte all'Ospedale civile di Venezia. Avrebbe compiuto fra qualche mese 90 anni, essendo nato a Napoli nel 1930, trasferito a Venezia nel 1974. Eddy aveva un curriculum infinito. Studi e progetti sul paesaggio e sulle città italiane. La guida dell'Inu, l'Istituto nazionale di Urbanistica, l'insegnamento di Pianificazione all'Iuav. E dieci anni da assessore a Venezia, dal 1975 al 1985. Suo il Piano Regolatore che poneva vincoli e garanzie per la residenzialità. Che lo aveva opposto anche ai suoi maestri come bruno Zevi e Leonardo Benevolo.

Ma Eddy era un veneziano d'acqua. Seduto nella sua poltrona guardava l'acqua del canale scorrere dalla vetrata della sua casa di Santa Margherita. «Lui viveva la città partendo dal suo elemento, l'acqua», lo ricorda commossa Lidia Fersuoch, presidente di Italia Nostra e sua amica di una vita, «una dimensione naturale. Non certo come chi la vede dall'alto, dalle grandi navi. E non la capisce». Salzano era uomo tenace a apparentemente mite. Ma la sua grazia ed eleganza nascondevano un carattere forte e determinato. Pronipote del generale Diaz, aveva raccolto in un volume pubblicato dalla casa editrice il Fontego di Marina Zanazzo (Memorie di un urbanista) le complicate vicende della sua lunga vita. Figli, nipoti, battaglie civili in difesa della città. «Non è l'insieme delle case, ma la casa di tutti noi», amava ripetere.
In tarda età, ma con grande anticipo sul resto del mondo, si era inventato un blog molto originale: eddyburg. Un luogo di dibattito urbanistico, culturale, sociale. Eddy ci ha scritto insieme alla compagna Ilaria fino a pochi giorni fa. E a metà giugno, pur immobilizzato in carrozzella, era in piazza a fianco dei comitati che manifestavano contro le grandi navi in laguna. Fino a pochi giorni fa studiava le osservazioni da presentare, insieme all'amico di una vita, il professor Stefano Boato, al nuovo Piano regionale. La sua grande preoccupazione era la deregulation. «Senza i Piani», diceva, si lascia spazio alla contrattazione dei privati con le giunte, alla speculazione e alle singole operazioni immobiliari». Denunciava i pericoli dei nuovi Piani che avrebbero fatto mancare la tutela e aperto le porte alla distruzione del tessuto sociale.
Salzano si era formato come «cattocomunista» nella scuola del Pci. Fondando con Franco Rodano e Claudio Napoleoni la Rivista Trimestrale. Aveva insegnato a generazioni di studenti i capisaldi della morale sociale e della Pianificazione. La civitas, l'urbs, la polis. I diritti di tutti a godere della bellezza e dell'armonia. La scienza urbanistica come scienza democratica, che garantisce a ognuno il suo spazio. Negli ultimi anni aveva coltivato una grande amicizia con l'editrice Marina Zanazzo, che ne aveva raccolto e pubblicato le memorie.«Su Eddyburg», ricorda il giornalista scrittore Francesco Erbani nel suo ultimo libro, «si può leggere quel che Marco Polo dice al Kublai Khan nelle Città invisibili di Italo Calvino: "Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia. Per distinguere le qualità delle altre, devo partire da una prima città che resta implicita. Per me è Venezia". «Così è Venezia anche per me», commentava Eddy.
La commemorazione laica di Edoardo Salzano si terrà domani, mercoledì, alle 15 nella sede di Ca' Tron dell'Università Iuav. Dalle 12 alle 14, informano i familiari sul sito Eddyburg, «sarà possibile un ultimo saluto a Eddy presso la camera ardente dell'Ospedale civile di Venezia. Niente fiori, ma per chi vuole una donazione all'associazione Eddyburg.

DA BETTIN A PAOLO CACCIARI
«ERA UN VERO INTELLETTUALE SEMPRE VICINO AI TERRITORI»

« Eddy è stato un grande veneziano. Un intellettuale a tutto campo. Ha contribuito a ripensare e d difendere Venezia. Perfino dissentire con lui era prezioso, perché costringeva ad argomentare, a volte anche a cambiare idea». Così Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera, ricorda Eddy Salzano. «Era gentile e marxianamente radicale», continua, «un ambientalista di sinistra sempre vicino ai territori e alle associazioni. Resteranno di Eddy i suoi libri, il suo lavoro, Eddyburg, sito e laboratorio necessario di progetti e idee. Guardo oltre ha scritto in uno dei suoi ultimi interventi. Ci lascia molto e ci mancherà molto».

«Non gli interessava la macchina della politica ma la politica come attivazione morale», lo ricorda Paolo Cacciari, per anni vicesindaco e assessore all'Ambiente, «una politica senza desiderio di dominio. Io ho avuto bisogno dei suoi saperi e mi sono rivolto a lui. Non siamo stati però fortunati negli esiti delle nostre battaglie comuni. Penso al Parco della laguna, ai piani particolareggiati del centro storico con recupero filologico delle tipologìe edilizie, all'inserimentio nelle Leggi Speciali delle clausole di prelazione nei passaggi di proprietà. Alla lotta contro il consumo di suolo nel Veneto». «Oggi sembra che la neocultura liberista e la messa a reddito della vita abbiano preso il sopravvento», commenta amaramente, «ma mi piace pensare che nei giorni in cui Eddy ci ha lasciati le piazze del mondo siano invase da ragazzi e ragazze che chiedono le stesse cose per cui si è battuto per una vita. Con la tenacia e la mitezza di chi sa essere dalla parte del bene e del giusto».

il manifesto, 24 settembre. Lutto a sinistra. Addio a Eddy Salzano

Con Eddy Salzano se va un baluardo dell’urbanistica pubblica. La sua stagione di vita culturale è stata infatti segnata dal periodo in cui le città e il territorio erano al centro dell’interesse della politica. Laureato a Roma nel 1957, si era impegnato fin da subito nella politica romana come consigliere comunale del Partito comunista italiano. In quegli anni approfondisce il pensiero teorico scrivendo Urbanistica e società opulenta (1969), che formò urbanisti e alimentò il dibattito culturale in Italia e nella Roma della Rivista Trimestrale di Franco Rodano e Claudio Napoleoni.

Alla formazione dedica anche i successivi anni. I corsi di urbanistica nell’università di Venezia e i sistematici volumi, come Fondamenti di Urbanistica o la preziosa collana Amministrare l’Urbanistica da lui diretta per conto della Lega delle Autonomie che toccò tutti i temi della cassetta degli attrezzi di un buon amministratore. Nella Venezia degli anni ’80 amministrate da giunte di centro sinistra, Salzano si cimenta anche nella concreta gestione della città come assessore all’urbanistica. Guarda lontano e fa approvare un piano urbanistico di tutela dell’intera città. Dal 1983 al 1991 diviene presidente dell’Istituto nazionale di Urbanistica. Anche in questo caso, mette al centro la formazione culturale e la divulgazione dei temi della città e del territorio, fondando Urbanistica informazioni, punto di riferimento per una generazione di amministratori pubblici e tecnici. Eddy è dunque il punto di riferimento della cultura urbanistica della sinistra negli anni dell’avanzata politica e culturale.

Il trionfo del neoliberismo degli anni ’90 provocò in breve tempo una rottura violenta di questo insieme di azioni. All’interno dell’INU prevalse la cultura della negazione dell’urbanistica. Lo scontro si concluse con la sconfitta di Salzano che dovette abbandonare la presidenza. Fu privato addirittura della direzione della rivista: della sua azione non doveva restare traccia. Il suo fondamentale piano urbanistico di Venezia, costruito insieme al compianto Gigi Scano, fu gettato alle ortiche dalle successive amministrazioni progressiste guidate da Massimo Cacciari. In quel decennio, la sinistra di governo passò dal periodo delle grandi elaborazioni e della spinta ideale ai “piani casa”. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la fine del governo pubblico delle città e il trionfo della proprietà fondiaria.

E si trova in questo momento cruciale tutta la genialità e le qualità di Salzano. In quel periodo buio non ebbe infatti mai dubbi o ripiegamenti e si dedicò senza sosta all’ultimo capolavoro. A cavallo degli anni 2000, nella sua stanza di Dorsoduro ideò Eddyburg, uno straordinario sito, unico nel panorama europeo che parla di città, di territori, di benessere sociale e che da quasi venti anni ha preservato i principi dell’urbanistica pubblica. Il metodo Salzano, che antepone gli interessi collettivi a quelli dei gruppi dominanti, ha colmato il vuoto lasciato dal crollo della sinistra di governo. Non per nulla, nel suo ultimo periodo Eddy collaborò a più riprese con tutti i tentativi di dare vita a schieramenti di sinistra in Italia e fu punto di riferimento dei tanti comitati che, a partire da Venezia, si battono per la città come bene comune.

C'era quando abbiamo dato vita all'avventura di Poveglia per tutti, sostenendola e incoraggiandoci: come un contadino inspira l'odore del fieno, così l'urbanista interviene nell'urbe, tradisce ogni cattedra per la piazza. Di lui non ci colpì solo l'indiscussa onestà e la sua capacità di ascolto, per quanto essa divenga rara qualità quando il sapere tende a tracimare il tempo che lo costringe. Ciò che più ci toccava di Eddy era il modo trascinante con cui guardava al progresso umano. Non allo sviluppo, il troppo umano inseguimento della macchina che l'uomo stesso produce e che poi lo asserve, no, proprio al progresso umano, quella precondizione indispensabile alla tutela ambientale dalla specie che oggi più ne minaccia gli equilibri. Quello sguardo sorridente, indubbiamente figlio dell'era delle utopie. E appassionante, minuziosamente attento alle persone, alla valorizzazione del soggettivo. Oltre alla sua vicinanza e al suo sapere è proprio questo ciò che ancora ci mancherà di Eddy, un insegnamento di cui siamo stati involontari allievi e di cui forse un giorno saremo a nostra volta involontari maestri. Perciò grazie Maestro, nulla andrà disperso.

il manifesto, 24 settembre. Si è spento ieri a Venezia Edoardo Salzano, per tutti Eddy, urbanista, studioso di città e di politica che ha formato decine di urbanisti e intellettuali.

Si è spento ieri a Venezia Edoardo Salzano, per tutti Eddy, urbanista, studioso dicittà e di politica che ha formato decine di urbanisti e intellettuali. Era nato a Napoli nel 1930 nella casa del nonno, il generale Armando Diaz. Sapevamo che stava male ma anche stavolta eravamo certi che avrebbe superato la crisi continuando come sempre a essere disponibile, disinteressato alle convenienze personali, inguaribilmente ottimista (dum spiro spero, stava scritto sulla sua carta intestata).
Ci sarà tempo per ricordarlo, per ora qualche pensiero. Comincio con le parole che concludono il suo libro più noto, Fondamenti di urbanistica: «Il primato dell’interesse comune sull’interesse del singolo è il principio da assumere come stella polare dell’urbanistica». L’interesse pubblico ha guidato la sua lunga attività di urbanista, coerentemente vissuta in tante forme diverse.

Da amministratore, prima al consiglio comunale di Roma, con Aldo Natoli e Piero della Seta, poi a Venezia, dov’è stato assessore all’urbanistica; da progettista, e ricordo solo il piano paesaggistico della Sardegna; da professore di urbanistica, alla Sapienza e all’Iuav; da presidente dell’Inu e da fondatore e direttore di urbanistica informazioni (prezioso mensile dell’Inu); da saggista, a cominciare dal fondamentale Urbanistica e società opulenta del 1969, a decine di altre libri, a un numero sterminato di articoli. Fino alla scoperta di internet, del Web, e quindi di eddyburg, il sito al quale dal 2003 ha dedicato il meglio della sua energia e della sua intelligenza, facendolo diventare lo strumento più diffuso nel nostro Paese da chi si occupa di urbanistica, di città, di paesaggio.

Sulla testata campeggiano le parole Urbs, Civitas, Polis (la città fisica, la società che la vive, la politica che la governa), e si legge che il sito tratta di «argomenti che rendono bella, interessante e piacevole la vita di alcuni e difficile, tormentata, disperata quella di altri».

Grande spazio è occupato da Venezia, di cui Salzano, da amministratore prima, da studioso e attivista poi, è uno dei massimi conoscitori, consapevole che la città e la laguna sono tutt’uno, simul stabunt simul cadent. E fu tra i primi, più di trent’anni fa, a imporre rigorose regole urbanistiche (cancellate dalle successive amministrazioni) alla devastante penetrazione del turismo in ogni brandello dell’edilizia storica.

Ma la sua dimensione suprema è stata la politica. La politica ha racchiuso in sé la sua filosofia di vita, la ricchezza e la complessità dei suoi interessi: la prima cosa che ci ha insegnato è che l’urbanistica è politica, senz’altra qualificazione. Ha cominciato giovanissimo, con Franco Rodano, Claudio Napoleoni e il gruppo di cattolici, comunisti ed ex democristiani (da Tonino Tatò a Mario Melloni, Ugo Baduel, Giancarlo Paietta, Marisa Rodano, Lucio Magri, Giuseppe Chiarante).

Ha scritto di sé «ragazzo di bottega di una scuola di profeti». Su Dibattito politico, la prestigiosa rivista fondata da alcuni di loro, Eddy scrisse lunghi e complessi articoli, non solo di urbanistica, addirittura sulla politica agraria dell’Urss. Ha continuato fino alla fine a dichiararsi comunista, ad avere lo stile del comunista (Rossana Rossanda ha scritto che i comunisti sono stati gli ultimi ad avere uno stile). Negli ultimi tempi, con la compagna Ilaria, ha militato in Potere al popolo.

Nel giugno scorso, in sedia a rotelle, all’ultima affollata manifestazione contro le grandi navi, è stato travolto da un applauso che non finiva mai.

Ciao Eddy, fratello mio.

Su uno c'era una dedica, che era chiaramente una affettuosa bugia, ma che in quel momento mi fece molto bene al cuore (era una assemblea molto difficile per me quella, politicamente ma soprattutto emotivamente). C'era scritto: «Alla mia compaesana, molto più brava di me, con amicizia. Eddy».

L'ho conosciuto poco dopo a Mestre. Nessuno ha mai fatto un intervento più divertente a un'iniziativa politica. Sì, era divertente e gentile e accogliente. Per me è stato questo, non il "nostro Lefebvre", il mostro sacro, non il politico o l'accademico autorevole, ma un compagno speciale.

L'ho conosciuto molto meno di quanto sperassi, mi sarebbe piaciuto tanto fargli vedere l'opg, che potesse tornare nella sua Napoli ancora una volta per raccontargli e soprattutto farci raccontare tante cose. Grazie di tutto Eddy, cercheremo di fare del nostro meglio per ricordarti continuando le nostre battaglie con creatività e allegria.

A Ilaria va l'abbraccio fortissimo mio e di tutti i compagni napoletani.

L'avevo sempre sentito nominare, ascoltato più volte, ma mai incontrato. Dopo una chiacchierata in cui volle sapere soprattutto che cosa volevamo da lui e che cosa pensavamo del futuro, accettò di occuparsi di Asolo. E lo fece con una passione e un impegno straordinario, salendo più volte in municipio, incontrando gli amministratori, i residenti del centro, gli operatori. Senza risparmiarsi. Fu una bellissima esperienza, condotta con Mauro Baioni ed altri amici, che fruttò mille chiacchierate e un interessante studio sul futuro di Asolo, assolutamente attuale. Pretese il tu, come se ci conoscessimo da sempre.

Napoletano di nascita, veneziano nell'anima, nella sua vita aveva fatto di tutto: il consigliere comunale a Roma, l'assessore all'urbanistica a Venezia (fu il padre del Piano regolatore generale), il consigliere regionale in Veneto, il presidente degli urbanisti italiani. Era il più bravo. Riusciva a coniugare la pianificazione con la cultura, consapevole che l'Urbanistica è sempre legata all'attività umana e alla sua qualità. Una persona di grande spessore e di grande umanità. Ci siamo rivisti in seguito, alla scuola estiva di Eddyburg, la comunità di giovani che ha coltivato con grande generosità. Eddyburg è anche il sito che sino all'ultimo ha cercato di alimentare, con tutto il meglio della pubblicistica legata all'urbanistica e all'ambiente che si trova in Italia. Un punto di riferimento imprescindibile. Ci eravamo dati un appuntamento reciproco, appena pochi mesi fa, per un incontro che non sono riuscito a realizzare. Resterà tra i miei rimpianti.
Ciao, Eddy

Ci ha lasciato Edoardo Salzano, un pezzo di storia dell’urbanistica italiana che molti conoscono attraverso l’incredibile sito da lui fondato, Eddyburg

Ci ha lasciato Edoardo Salzano, un pezzo di storia dell’urbanistica italiana che molti conoscono attraverso l’incredibile sito da lui fondato, Eddyburg che si occupa “di città, società, politica (urbs, civitas, polis) e di argomenti che rendono bella, interessante e piacevole la vita“, dal quale Carteinregola ha spesso attinto articoli e riflessioni e che ha spesso ospitato articoli di Carteinregola. Ma soprattutto Eddy era un uomo che voleva rendere il mondo migliore, un sognatore, un lucido analista, e un antifascista e un difensore degli ultimi. E tante altre cose che lasceremo raccontare a chi ha diviso con lui pezzi di vita e di impegno. Qui, un’intervista registrata a Venezia il 15 marzo 2017 tratta da Autoritratti. L’Urbanistica italiana si racconta” (AMBM)

INU, 23 settembre 2019. «È stato un grande animatore all’interno dell’Inu, fino a ricoprirne la carica di Presidente dal 1983, dopo il XVII° Congresso dell’Istituto, al 1990».

Il 23 settembre ci ha lasciato Edoardo Salzano, per gli amici Eddy. È stato un grande animatore all’interno dell’Inu, fino a ricoprirne la carica di Presidente dal 1983, dopo il XVII° Congresso dell’Istituto, al 1990. Era entrato nel Consiglio Direttivo Nazionale nel 1972, dopo l’Assemblea dei soci di Ariccia, alla conclusione del XIII° Congresso dell’Istituto, significativamente titolato Lo sfruttamento capitalistico del territorio, che aveva sancito una nuova linea politica e culturale dell’Istituto: più attento ai nuovi territori regionali e alla società in trasformazione. Di questo nuovo passo è testimonianza la nascita della nuova rivista Urbanistica Informazioni, che doveva dare voce alle Sezioni regionali, ai problemi della casa, della città e dei territori, con una forte attenzione e supporto alle nuove Regioni, appena nate, e alle istanze sociali sviluppate dopo il grande sciopero nazionale sulla casa.
Come dice l’editoriale del n. 1 del 1972: «Si manifestava più viva la necessità di disporre di uno strumento agile, che consentisse di fornire un’informazione tempestiva sugli avvenimenti che incidono sul territorio, di stimolare l’attività delle Sezioni dell’INU, di favorire lo scambio delle esperienze, di raccordare attorno all’INU le forze interessate ai temi che l’Istituto affronta e disposte a concorrere alla formazione di orientamenti comuni». La rivista nasce nel gennaio del 1972, distribuita prima come supplemento alla rivista Urbanistica, e poi affiancandola in maniera autonoma. La rivista è ancora oggi uno degli strumenti più diffusi dell’Istituto. Della rivista Salzano è stato uno degli ideatori e direttore per venti anni dal 1972 al 1992.

Salzano ha abbandonato l’Istituto l’anno dopo, in polemica con la nuova linea culturale tracciata nel XX° Congresso di Palermo del maggio 1993, che ha chiuso un biennio di aspro – ma franco e interessante – confronto interno a valle del XIX° Congresso di Milano del settembre 1990, significativamente titolato Il territorio dell’urbanistica. Dal 2003 ha poi affidato al sito eddyburg.it le riflessioni e il pensiero sui temi disciplinari, di ricerca, sulla città, la società e la politica.

Era nato a Napoli il 5 febbraio 1930 e laureato a Roma nel 1957 in ingegneria civile edile. Dopo una robusta attività di ricerca nella scuola romana di Federico Gorio, una significativa attività professionale, nonché una consistente attività politica nella sinistra comunista, ottiene la libera docenza in urbanistica nel 1967, e la conferma nel 1972, quando viene chiamato da Giovanni Astengo, come professore incaricato di materie attinenti l’urbanistica dal 1972 al 1976, nel neonato Corso di laurea in Urbanistica dell’Istituto universitario di architettura di Venezia (Iuav), dove sarà anche professore straordinario di Urbanistica nel 1976 e infine professore ordinario dal 1979.

Allo Iuav ha insegnato Progettazione del territorio dal 1979 al 1993 e poi Fondamenti di urbanistica.
È stato presidente del Corso di laurea in Pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale dello Iuav dal 1994 al 2001 e Preside della Facoltà di Pianificazione del territorio dal 2001 al 2003.

A questa attività istituzionale ha sempre affiancato una significativa attività politica (consigliere comunale a Roma dal 1966 al 1974, consigliere comunale a Venezia dal 1975 al 1990, e assessore all’urbanistica dal 1975 al 1985, consigliere regionale del Veneto dal 1986 al 1990), una altrettanto significativa attività negli organi di supporto alle pubbliche amministrazioni centrali e locali (membro esperto del Consiglio superiore dei lavori pubblici dal 1971 al 1974, componente della Commissione regionale tecnico-amministrativa della Regione Toscana dal 1972 al 1992), e soprattutto una robusta e costante attività di progettazione di numerosi piani provinciali e comunali.

Salzano era anche un grande ed instancabile divulgatore intorno ai temi della città, dell’urbanistica e della società. Capì, prima di molti altri, che fare urbanistica era soprattutto una operazione culturale. La sua produzione di testi, riflessioni, libri, articoli è stata davvero straordinaria e costituisce un patrimonio disciplinare e uno spaccato dell’Italia repubblicana.

L’INU nazionale si unisce al cordoglio e alla vicinanza ai cari del professore Salzano.

la Repubblica, 23 settembre 2019. Il teorico della città come bene comune, "casa di tutti", è morto a Venezia a 89 anni. Urbanista, laureato però in ingegneria, ha formato generazioni di allievi.

Edoardo Salzano ripeteva spesso che la città non è un ammasso di case, ma la casa di tutti. E se incontrava qualche resistenza nell’interlocutore, incalzava: «La città non è solo un prodotto del mercato, è una creatura sociale, frutto di lavoro collettivo e storico». E se ancora non bastava, attingeva al repertorio classico: «È urbs, struttura fisica, è civitas, cioè società, ed è polis, governo”. Edoardo Salzano, Eddy per chiunque lo conoscesse, si è spento a Venezia, dove viveva dal 1974. Aveva 89 anni.

Eddy Salzano era un urbanista, laureato però in ingegneria, ed è stato maestro per generazioni di allievi, quelli che allo Iuav di Venezia frequentavano i suoi corsi, ma anche quelli che si sono formati sui suoi libri, primo fra tutti Fondamenti di urbanistica (Laterza). Ha redatto impegnativi e coraggiosi piani. Basti ricordarne solo due per afferrare i punti cardinali del suo orientamento politico e culturale: quello della città storica di Venezia e quello paesaggistico della Sardegna. Della città lagunare è stato assessore, dal 1975 al 1985, in una giunta di sinistra guidata dal socialista Mario Rigo.

La sua genealogia intellettuale vede iscritti i nomi di Luigi Piccinato e di Giovanni Astengo, di Federico Gorio e poi di Leonardo Benevolo, dal quale lo divisero aspri dissensi proprio a proposito di Venezia. A questi apporti, non solo disciplinari, vanno affiancati quelli di Franco Rodano e di Claudio Napoleoni, animatori della Rivista trimestrale, intorno alla quale si riuniva il gruppo degli intellettuali comunisti di provenienza cattolica. Salzano, che era nato a Napoli nel 1930 ed era nipote del generale Armando Diaz, era arrivato a Roma nel 1952 e, iscritto al Pci, scriveva per l’Unità e fu eletto consigliere comunale.

In Memorie di un urbanista, uscito dalla Corte del Fontego nel 2010, Salzano racconta gli anni della estenuante gestazione del piano regolatore di Roma, poi approvato nel 1965, e di come Roma sotto i suoi occhi crescesse assecondando solo interessi fondiari e immobiliari, comunque privati. Nel 1969 uscì un suo saggio, Urbanistica e società opulenta (Laterza), che non piacque ad autorevoli architetti come Bruno Zevi, ma che influenzò fortemente chi in quegli anni si laureava.

Per Salzano è rimasto un punto fermo il controllo pubblico delle trasformazioni urbanistiche. La città, ripeteva, non è un aggregato edilizio: se si lascia fare al solo mercato immobiliare o, tutt’al più, a una contrattazione in cui il contraente pubblico si piega ai voleri di quello privato, ecco che la città perde la propria ragion d’essere, perde qualità e danneggia la civitas. È compito dell’urbanistica disegnare l’assetto di una città considerando i bisogni e le aspirazioni di chi la vive. L’urbanistica è una scienza eminentemente sociale, non un freddo manuale di norme.

Non è andata come avrebbe voluto. In pensione, Eddy Salzano si è inventato un altro mestiere. O, meglio, ha cercato nuovi mezzi per raccogliere le sue riflessioni e per coinvolgere giovani e meno giovani ricercatori, militanti di associazioni, persone affezionate alla civitas e alla polis. E, sebbene avanti nell’età, ha esplorato la potenza della rete e ha fondato eddyburg, che oggi è il più attrezzato sito in materia di territorio, paesaggio, città, ambiente. È un repertorio di documentazione insostituibile, destinato a tutti, orientato e trasparente dal punto di vista politico e apprezzato anche da chi non ne condivide la radicalità.

Eddyburg è stata la seconda vita di Eddy Salzano, ne ha rinnovato l’energica e ironica lucidità, ha nutrito il gusto della conoscenza e della militanza, gli ha garantito freschezza intellettuale. Fino all’ultimo, fino a che gli occhi lo hanno assistito, anche seduto su una chaise longue davanti a una porta a vetri affacciata su un canale, dietro campo Santa Margherita, la sua preoccupazione era aggiornare eddyburg.

E una seconda vita gli ha assicurato Venezia, dove fu chiamato un po’ per ragioni universitarie un po’ spinto dalla militanza politica. Nella città lagunare, da amministratore, aveva messo le basi per evitare che ci si consegnasse mani e piedi all’economia turistica. Non è andata come avrebbe voluto neanche questa volta.

Ma Venezia non gli sembrava una città per la quale doversi rassegnare. Era in prima fila, su una carrozzella a rotelle, durante la manifestazione in bacino San Marco dopo l’incidente provocato da una delle grandi navi che solcano la Laguna. Troppa qualità nella storia urbana di Venezia, nel suo assetto, nella tenacia di tanti suoi abitanti per finire travolta da un turismo predatorio. Su eddyburg si può leggere quel che Marco Polo dice al Kublai Khan nelle Città invisibili di Italo Calvino: «Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia. Per distinguere le qualità delle altre, devo partire da una prima città che resta implicita. Per me è Venezia». «Così è Venezia anche per me», chiosava Eddy.

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