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Lodo Meneghetti
Oneri di urbanizzazione e rovina del paesaggio
12 Gennaio 2008
Il paesaggio e noi
Governo colpevole. Solo da oggi? Solo lui?...

Governo colpevole. Solo da oggi? Solo lui? Bello, intenso l’Eddytoriale 109 del 15 dicembre. Tempestiva la protesta del Comitato per la bellezza circa la finanziaria che non solo conferma la nota schifezza ma la prolunga di tre anni, fino al 2010.

Ma.

Dopo la cancellazione nel 2001 della norma voluta da Pietro Bucalossi (nessuno più dei milanesi può rimpiangere questa figura), per cinque anni il centrosinistra all’opposizione ha taciuto. Non ha protestato, non ha smascherato la malefatta, non ha nemmeno spiegato agli ingenui, se mai ce ne fossero, che cosa c’era dietro il finanziamento dei bilanci mediante gli oneri di urbanizzazione: l’ultima mazzata sulla “speranza di salvezza per il già intaccato e manomesso paesaggio italiano” (Vittorio Emiliani, documento del Comitato per la bellezza, in eddyburg). Poi, conquistato il governo, il centrosinistra non ha fatto altro che procedere, come in merito a tanta altra materia di interesse culturale e sociale, copiando il centrodestra. ( l’Unità, 16 dicembre, cita il ministro Livia Turco che, riguardo al tema della laicità, afferma che “il Pd non deve essere una brutta copia di Forza Italia” (p. 4) – pensate, una copia addirittura brutta).

E perché tanto scalpore adesso? Non da oggi i Comuni, più o meno quatti dapprima e poi senza remore circa paesaggio e bellezza, effettiva utilità comunitaria, insomma cautela urbanistica, dispensano ad arte concessioni edilizie che, oltre a distribuire ingiuste ma apprezzate da loro extrarendite, mettono qualche puntello a bilanci magari mal costruiti. Il governo è colpevole. Ma troppi sindaci mostrano una tale propensione a edificare in qualsiasi maniera il territorio che il loro pianto per dover ricorrere agli oneri di urbanizzazione ai fini di bilancio è sospetto. Un’infinità di episodi raccontati anche in eddyburg hanno mostrato il fastidio dei sindaci verso i mezzi, costituzionali o consuetudinari o culturali, atti a difendere il paesaggio italiano dai noti aggressori; a curarlo, mantenerlo per le generazioni future.

Quante volte abbiamo protestato contro la rivendicazione capziosa dell’autonomia locale consistente da una decina d’anni nel super-potere di sindaci e giunte e nella debilitazione dei Consigli comunali? Quante contro il trasferimento da Regione ai Comuni delle competenze relative al paesaggio, come se questo fosse un dato, un problema localistico? Cosa c’entravano gli oneri di urbanizzazione con il caso Monticchiello (Regione Toscana, Comune di Pienza)? Fin troppo discusso a dir il vero, però emblematico stante che la Val d’Orcia con le nuove lottizzazioni (seconde case, peraltro) è a un tiro di schioppo dalla piazza Pio II dovuta al più eminente progetto urbanistico della storia italiana. Che dire oggi dell’altra alleanza fra il governatore della Toscana Martini e il sindaco di Montaione per concedere a una multinazionale tedesca una colossale speculazione territoriale nel borgo di Castelfalfi ( l’Unità del 16.12, intervista a Claudio Martini di V. Frulletti)? Oneri o no, questo volevano ad ogni modo; la notizia è apparsa mesi fa sui quotidiani. Campione di gesuitismo, Martini, che taccia di burocratismo “il controllo centralizzato nel governo del territorio, estromettendo le comunità locali” a fronte, per mirabile esempio, del consenso espresso al sindaco in una riunione notturna di trecento persone. Tra l’altro il giornale scrive spensieratamente di “insediamento turistico”. Sappiamo che il gruppo tedesco prevedrebbe, oltre a una cosiddetta valorizzazione dell’antico borgo, un campo di golf nientemeno che doppio, 18 + 18 buche, con l’immancabile contorno. D’altronde, cosa potrebbe fare una multinazionale se non fregarsene totalmente del paesaggio toscano in un ampio tratto collinare fra i pochi quasi intatti del nostro paese? (Per memoria: a sud di Castelfiorentino, a ovest di Certaldo; San Gimignano è un po’ più lontana a sud-est – circa 20 km – e ci si può andare attraverso splendide tortuose stradette secondarie).

Toscana di là, Lombardia di qua. I Comuni che vogliono costruire nel territorio vincolato del Parco Sud milanese giustificano la violazione anzitutto non con esigenze del bilancio ma con la presunta necessità di urgente espansione edilizia. Motivata come? Non si sa, oppure l’urgenza riconosciuta è quella degli imprenditori speculatori. La Regione concede, e vara opportune norme. Anzi, l’edificazione nelle aree verdi vincolate (agricoltura, parchi, riserve ambientali…) sta diventando la nozione, la pratica usuale indipendentemente dalla questione degli oneri, giusto in tempo per varare nuovi piani d’espansione edilizia coerenti (sigla P… a scelta) o per sbeffeggiare l’eventuale opposizione alla costruzione di autostrade nei parchi (esempio il povero parco del Ticino che sarà scassato verso sud dall’autostrada di settanta chilometri Broni-Stroppiana e verso nord dalla bretella per l‘aeroporto della Malpensa). Se poi l’abuso avviene per cause diciamo socio-sanitarie di speciale risonanza, come la prevista costruzione del nuovo centro oncologico di Veronesi, enorme insediamento comprendente ricche abitazioni dei medici, servizi extra-ospedalieri e tutto quanto d’inutile al giorno d’oggi usa infilare in ogni progetto, è vietata ogni critica. Anche se, in questo caso milanese, parlar male di Garibaldi vorrebbe dire non solo farlo verso Veronesi, il presidente della Provincia ex Ds Penati e il sindaco, ma anche verso lo “storico”, per così dire, speculatore immobiliare Ligresti, famosissimo trasgressore di leggi e norme urbanistiche ed edilizie.

Potrei proseguire oltre la Toscana e la Lombardia e disegnare una fitta mappa della mia disperazione provocata dalle scelte di Regioni di destra e di sinistra, di Comuni idem, infine e di più da troppe decisioni del governo nulla c’entranti con le nostre speranze di cambiamento: riguardo alla generalità dei problemi e, particolarmente, alla difesa e al restauro del poco territorio sfuggito alla congiura dei suoi diversi assassini.

Bellezza e relativo comitato. Mi sembra maturo il momento per mutarne il nome in un altro meno insensato, giacché è difficile negare che non abbia vinto il contrario, della bellezza d’Italia decantata primatista mondiale.

Milano, 17 dicembre 2007

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