In Eddyburg non è molto frequente il commento diretto di qualcuno a un articolo, una lettera di qualcun altro. Ebbene, sento di doverlo fare, benché in ritardo a causa di una lettura ritardata, in merito al pezzo di Carla Ravaioli Il turismo inquinante. Coraggiosa davvero ad affrontare un tabù, a rompere un idolo, a rischiare pesanti critiche da sinistra: quella sinistra che per parte sua non ha mosso un dito almeno per definire una propria visione del problema e separarla da quella dominante, dei governi succedutisi in mezzo secolo e delle stesse popolazioni. Ugualmente alla mancata costruzione di una politica a scala nazionale in materia di città e territorio, urbanistica e pianificazione. Si dirà che in questo secondo caso la differenza dai poteri vincenti si è affermata a livello locale; è vero in una certa misura e fino a un certo momento, non per l’oggi, quando tutto e dappertutto tende a omologarsi, a tenersi insieme, mentre una legge urbanistica nazionale ultra-liberista sta per essere varata consenziente o dissenziente ma disattenta e silenziosa l’opposizione. Nel campo del turismo le amministrazioni locali coi loro amministrati non sono le meno responsabili del disastro denunciato. Ma città e territorio sono la ragione stessa del turismo come descritto da Carla Ravaioli. Comuni e Regioni hanno permesso e/o provocato il dissesto del territorio nel sanguinoso sacrificio verso il dio che ridistribuisce il dono. Basta consultare Eddyburg per conoscere una mucchio di casi, raccontati da alcuni di noi e da giornalisti esterni, che confermano tale verità. Nel sito ho ripetuto ad arte: del Bel Paese d’antan, oggi Malpaese (Giovanni Valentini), resta non più del 15 % t.c. (tout compris, Messieurs et Mesdames!). Quanto è “colpa” diretta del turismo, oltre che della speculazione immobiliare destinata anche ad altro, e delle infrastrutture? In verità la domanda non ammetterebbe risposta giacché tutta la materia “inquinante” proveniente da diverse fonti si è aggregata in un unico magma lavico che ha invaso lo spazio nazionale e lo ha pervaso nei minimi anfratti. Si pensi, per esempio, all’edilizia: il settore delle seconde e terze e quarte case è diventato da almeno due decenni il più redditizio, prezzi che nelle grandi città possono essere raggiunti solo nelle ridotte aree centrali di massimo pregio (prima dagli uffici, ora dalle residenze di lusso).
Il vecchio slogan che poteva essere considerato di sinistra, turismo sociale, si è dovuto ben presto ritrarre, o si è ripiegato in una mistificazione. Ricordo, a quest’ultimo proposito, gli anni del mito bolognese ed emiliano-romagnolo: si voleva dipingere la costa romagnola come luogo di turismo sociale, ingannati dai prezzi relativamente bassi e da certe capacità organizzative di un’imprenditoria piccola e media. Si doveva dimenticare che, se questo era vero, lo era anche l’enorme quantità di costruzioni susseguentisi per chilometri e chilometri lungo il litorale a designare una “compromissione urbanistico-edilizia” (secondo il linguaggio di allora) che avremmo dovuto considerare all’incontrario, ossia remora alla riforma territoriale che rendesse possibile la riforma sociale del turismo. E non si doveva nominare un mercato del lavoro solo apparentemente separato dalle politiche urbanistiche: 30-40.000 lavoratori stagionali del settore turistico-alberghiero, per lo più immigrati da Puglie, Abruzzo…, sottoposti a rapporti di lavoro e condizioni di vita miserevoli e talvolta degradanti.
Coraggiosa Ravaioli…
Le città violate… Se penso a Venezia mi sento male. Ma i veneziani della città storica o abitanti altrove ma tenutari di commerci o di case lì, sono felici di poter saccheggiare i 12 milioni di visitatori annui o gli ospiti acquirenti. Infatti hanno votato “bene”. Veniamo tacitati e giudicati elitari se dichiariamo disappunto e pena per la visione di quei gruppi che percorrono affastellati gli itinerari commerciali stranoti e bruttati. È proprio impossibile, da nessuna parte del mondo, praticare un po’ di educazione culturale e artistica? La Grand Galerie del Louvre, il potente corridoio dedicato tra l’altro all’aurea pittura italiana, il lunghissimo spazio che precipita nella sala dominata dalla Gioconda, guarda attonito il corteo dei visitatori, moltissimi sempre gli italiani, andare e andare e andare senza sosta, senza accorgersi di emozionanti capolavori, per incocciare laggiù la muraglia umana davanti alla Gioconda. Chi se ne frega della Vergine delle rocce o di Sant’Anna con la Vergine, ilBambino e l’agnello, è Monna Lisa che debbo riuscire a fotografare sollevando la macchinetta al di sopra di trecento teste!
La mobilità turistica… È l’intero sistema di trasporto a volgersi contro, ai turisti e a tutti, invece che favorire la libertà di moto; a “inquinare” non solo letteralmente ma socialmente, poiché favorendo l’interesse individuale contribuisce a svendere il patrimonio di valori comuni. La penalizzazione del trasporto pubblico, nelle città e nell’intero sistema nazionale delle infrastrutture e dei mezzi, è giunta a tal punto da essere irreversibile. Non saranno un’“alta velocità” (peraltro solo “alta capacità”) pagata con l’indecente trascuratezza della rete normale, né poche linee di tardive e costosissime metropolitane in tre o quattro città già ricoperte di automobili e gas e polveri mortali, a introdurre un qualche buon germe di socialità in un turismo spezzato consumistico e, se è per questo, nelle vite dei cittadini.
Viaggi di gruppo organizzati… Molti per mete lontanissime, accettate come si accetta un pasticcino a un tè. È incredibile eppur vero: sappiamo di coppie giovani, del tutto disinteressate a godersi risorse ravvicinate ancora pronte a offrire piacere e insegnamento: eccole in viaggio di nozze, balzano per aereo nei luoghi una volta più strani ora designati da un sistema globale che inserisce il nuovo tipo di turismo nel commercio delle persone come merci, visitano non visitano, si divertono non si divertono, fotografano. Abitano nell’hinterland milanese e non hanno mai visto Sant’Ambrogio, abitano nei dintorni di Roma e non conoscono il Pantheon.
Che fare? domanda Carla Ravaioli. Per oggi le sue risposte, no imporre la categoria della quantità, no puntare sull’aumento del turismo per la ripresa economica, no affermare che il turismo non inquina, sono le negazioni necessarie poiché rappresentano la base di una politica generale completamente diversa da quella vincente finora. Chi l’attuerà? Prodi Fassino Rutelli Bertinotti? Facciamo tanti auguri a noi stessi.