Oggi la pausa pranzo - siamo ideologicamente contrari all’abolizione proposta dal ministro Rotondi - è a Villa Necchi Campiglio, un gioiello incastonato nel centro di Milano, appena dietro corso Venezia, dove una volta abitavano i grandi signori come gli Invernizzi della «Mucca Carolina» che allevavano i fenicotteri in giardino e noi bambini proletari ci fermavano oltre i cancelli a guardare quanto erano fortunati i padroni. Adesso gli storici palazzi sono occupati soprattutto da grandi studi di avvocati e commercialisti o dai nuovi ricchi come Diego della Valle entrato addirittura alla Rizzoli. Un segno dei tempi.
L’invito è della signora Giulia Maria Mozzoni Crespi, erede di una dinastia di industriali cotonieri e già proprietaria del Corriere della Sera fino a metà degli anni Settanta, che annuncia le dimissioni dalla presidenza del Fai dopo 35 anni di vigorose battaglie per la tutela del patrimonio culturale e per l’ambiente italiano. Le redini passano a Ilaria Buitoni Borletti, che porta nel nome l’identità di un’altra famiglia industriale lombarda. Ma la signora Crespi rimane in pista: assume la presidenza onoraria e mantiene la delega per l’ambiente.
Il menù, così lombardo e rassicurante in questa giornata grigia: brodo in tazza e pesce persico con risotto, favorisce la conversazione con la signora Crespi che ha il privilegio di tagliare giudizi precisi con la leggerezza e la cattiveria di chi ha ormai raggiunto da tempo l’età della saggezza.
Signora Crespi, perchè si dimette?
«Bisogna dare l’esempio e passare il testimone ai più giovani. Ilaria farà bene e raggiungerà traguardi ancora più importanti di quelli già conseguiti. Io mi dedicherò soprattutto alle battaglie per l’ambiente in Italia.... a proposito: c’è ancora Soru all’Unità? ».
Certo, Renato Soru è ancora editore dell’Unità. Perchè?
«Mi dispiace che abbia perso le elezioni in Sardegna. Soru è stato l’unico che si è opposto alla speculazione e alla cementificazione delle coste della Sardegna, un patrimonio straordinario del paese che va salvato ad ogni costo. Anche Soru dovrebbe essere recuperato alla politica, non si può fare qualcosa? L’ambiente è una priorità, se non lo comprendiamo siamo finiti. Basta guardare cosa succede a Milano».
Cosa succede a Milano?
«In questi giorni non si può camminare per strada. Milano è inquinata da far spavento, ma nessuno dice niente. Quando esco mi si irrita la pelle, mi piangono gli occhi.Michiedo chissà cosa devono soffrire i bambini in questa città. Ma non è solo l’inquinamento, è tutto l’insieme di come viene governata Milano che non funziona. L’amministrazione comunale si distingue solo quando c’è da sgomberare qualche famiglia di rom».
Non le è piaciuto cosa è successo ai rom di via Rubattino?
«No, è una cosa indegna. Non si possono spedire le famiglie e i bambini sotto i ponti, sgomberati dalla polizia, senza dare un rifugio alle famiglie. Se dobbiamo sgomberare, se ci sono problemi di sicurezza, pensiamo prima a una soluzione, a uno sbocco per tutti. Milano ha una storia, una tradizione di accoglienza, di ospitalità che riguarda laici e cattolici. Possibile che dobbiamo subire l’arroganza della Lega? Il nostro comune non è mai stato così mal ridotto».
E il sindaco Letizia Moratti?
«Mi hanno detto che in un anno è stata solo tre volte in consiglio comunale. Evidentemente non considera il confronto un suo dovere di sindaco. Pare che in tv non sapesse cosa rispondere... Guardi, a volte mi viene un brutto pensiero e provo qualche nostalgia per i sindaci socialisti, penso a Pillitteri e anche a quell’altro, quello più basso...».
Tognoli?
«Ecco, anche lui. Mettiamola così: si facevano molte cose per la città, la politica era presente forse anche troppo e poi è finita come sappiamo con le tangenti e la corruzione. Ma c’erano dei progetti, la gente poteva discuterne. Adesso tutti vogliono costruire, sono lavori che spesso non vengono finiti, ma non c’è nessuno che governa questi cambiamenti, non c’è un’idea credibile di cosa sarà Milano tra dieci o vent’anni. Tutti pensano solo a costruire e a far soldi».
Lei conosce bene gli imprenditori lombardi, saprebbe dire oggi dov’è finita la leggendaria borghesia milanese?
«Non c’è più, è scomparsa da anni. È inutile farsi illusioni. Sono diventati tutti berlusconiani ».
Adesso c’è il grande affare dell’Expo 2015.
«Vedremo. Io sono scettica, non mi piace, per ora vedo solo progetti vuoti e tante polemiche. Mi dispiace che c’è dentro anche l’architetto Boeri. Vogliono solo mettere altro cemento. Basta vedere quello che stanno combinando all’Isola, il vecchio quartiere popolare lo stanno distruggendo».
Non ha mai pensato di buttarsi in politica, di fare il sindaco di Milano?
«No, non ho un padre da portare in carrozzella al corteo del 25 aprile (come fece Letizia Moratti, una sola volta, ndr). Sono i giovani che dovrebbero impegnarsi. A mio figlio che si occupa di agricoltura ho detto di candidarsi a sindaco del suo paese, mi ha risposto che non se ne parla nemmeno. Tutti vogliono star lontani dalla politica. Il figlio di Leopoldo Pirelli si occupa di pesci».
Avrebbe un candidato sindaco, qualche progetto per cambiare Milano?
«Qualche idea ce l’avrei. Ma un nome non ce l’ho. Basta. In passato avevo puntato su Aldo Fumagalli ed è andata male. Poi ho appoggiato Bruno Ferrante, ma ho scoperto che era a vicino a Ligresti. Mi batto per l’ambiente e per valorizzare la società civile che voi giornalisti trascurate».
Non le piacciono i giornali?
«No. Sono anche spaventata perchè mio figlio mi dice che libri e giornali sono destinati a morire. Ma io non ci credo. I giornali parlano solo di escort e trans per vendere qualche copia in più, mentre ci sono tante storie positive da raccontare».
Signora Crespi, lei è azionista Del gruppo Espresso-Repubblica: potrebbe parlarne con Carlo De Benedetti ed EzioMauro, sono persone così sensibili, capirebbero.
«Chissà, forse ha ragione».
Arriva il gelato. La signora fa il bis:«È buonissino, lo riferisca di là» dice al cameriere. Poi tutti via, la pausa-pranzo è finita