Venti chilometri di costruzione abusive tra le dune sul mare. Un sindaco onesto vuol fifendere la bellezza della sua terra, ma il popolo bue e la politica lo caccianovia la Repubblica, 2 agosto 2017 (c.m.c.)
In contrada Cavaddruzzu, la 67esima villetta nella lista delle costruzioni abusive da abbattere è venuta giù qualche settimana fa sotto l’aggressione delle ruspe in assoluto silenzio. I proprietari, da tempo residenti in Inghilterra, non si sono neanche presentati. In quella villetta a due piani con le pareti color ocra e una bella piscina edificata a 100 metri dal mare sulle dune della costa selvaggia della Sicilia meridionale ci venivano d’estate in vacanza. Di quella seconda casa, come la maggior parte di quelle costruite in spregio di ogni normativa negli ultimi cinquant’anni negli oltre venti chilometri di costa da Gela ad Agrigento fino a Siculiana e Sciacca, oggi restano un paio di materassi ammonticchiati su detriti di ceramica, tubature rotte, lo scavo della piscina. Qualche chilometro più in là, in territorio di Palma di Montechiaro, i proprietari di una villetta che fa bella mostra di sè alla identica distanza dal mare, gongolano: il sindaco Stefano Castellino, come suo primo atto dopo l’insediamento, ha detto: «Qui non si demolisce nulla».
A Licata, dopo mesi di altissima tensione, il “popolo degli abusivi”,che nell’ultimo anno ha alzato le barricate contro il giovane sindaco Angelo Cambiano e la sua “pretesa” di eseguire l’ordine della Procura di Agrigento di demolire le oltre 160 case dichiarate abusive con sentenza passata in giudicato, sembra essersi placato.
Dopo mesi di minacce e aggressioni, dopo due incendi ad altrettante case di familiari del sindaco che nel frattempo è stato costretto a vivere sotto scorta, a “sistemare” Cambiano ci ha pensato la politica. Prima con l’isolamento del giovane “sindaco demolitore” da parte degli stessi colleghi che, con tanto di fascia tricolore al fianco, erano andati a testimoniargli solidarietà e ad applaudirlo, ora con la mozione di sfiducia firmata dalla maggioranza dei consiglieri comunali che mercoledì prossimo dovrebbe decretare la sua deposizione.
Angelo Cambiano, 36enne primo cittadino eletto nel 2015 con il supporto di tre liste civiche di area moderata, pensa già al suo futuro di normale cittadino. «Se in due anni di attività un sindaco viene cacciato solo perché fa il suo dovere, è meglio tornare alla mia vita di insegnante di matematica, deluso dalla politica e con il desiderio di prendere moglie e figlio e andare via da questa terra così bella e ricca di risorse ma anche così poco amata dai suoi cittadini e dalla politica».
Dune di spiaggia selvaggia, chilometri di mare azzurro intenso sempre increspato dalle onde, palme sullo sfondo e una teoria ininterrotte di ville, villette, palazzine di tre piani. Da quelle lussuose con vista strepitosa di professionisti ed esponenti della politica locale (come hanno scoperto i tecnici del Comune di Licata) agli edifici, spesso non finiti e ancora senza intonaco, di emigrati che hanno investito i loro risparmi nella costruzione di case “familiari” per nonni, figli, nipoti di due o tre generazioni. Tutte comunque a prova di sanatoria, ormai con tanto di ordine di demolizione della Procura di Agrigento, edificate entro i 150 metri dal mare in anni in cui tutto, da queste parti, sembrava normale e possibile, tanto prima o poi la Regione siciliana un condono o una sanatoria li avrebbe approvati.
Ma in Sicilia è già campagna elettorale per le prossime elezioni regionali e ai licatesi che si rifiutano di capire perché «dopo quarant’anni arriva un sindaco e si mette in testa di abbattere» sono in tanti a promettere che «una soluzione si troverà, come sempre». Una soluzione che però passa dalla rimozione di un sindaco che in due anni di case abusive ne ha già demolite 67 (un record da queste parti) e ha ancora una lista con un centinaio di prossimi obiettivi per le ruspe.
L’INTERVISTA. ANGELO CAMBIANO
di Alessandra Ziniti
«Faccio il mio dovere per questo la politica vuole mandarmi via».
«Ormai sono alla mia ultima settimana. Le racconto come finisce in Sicilia un amministratore onesto».
Sindaco Cambiano, allora è sicuro della sfiducia. Getta la spugna?
«No, sarò al lavoro fino all’ultimo momento. Spero in uno scatto di orgoglio delle persone perbene, ma so di avere tutti contro. Ho provato a spiegare ma rimango il sindaco cattivo che vuole abbattere le case dei suoi concittadini. E non c’è altra strada che mandarmi a casa velocemente. Perché è ovvio che se dovessi rimanere al mio posto continuerei a fare le demolizioni».
Per questo la sfiduciano?
«Il mondo politico è falso e ipocrita. Le demolizioni delle case abusive non sono neanche citate nella mozione. Hanno trovato motivi pretestuosi, ma tutti sanno che il vero motivo sono le demolizioni e guarda caso dagli ultimi accertamenti è venuto fuori che alcuni dei consiglieri firmatari della sfiducia sono titolari di immobili da abbattere ».
Insomma, alla fine è rimasto solo. E i suoi colleghi che le avevano manifestato solidarietà dopo il primo attentato?
«Sono rimasto solo con la mia famiglia e la scorta, minacce, proiettili davanti al Comune, attacchi violentissimi sui social. E tutto solo perché ho semplicemente fatto il mio dovere di dare esecuzione a delle sentenze definitive di immobili abusivi come ordinatomi dalla Procura di Agrigento. Una cosa che dovrebbe essere ordinaria ma certo diventa pericolosissima se i colleghi dei territori confinanti, con altrettante case da abbattere, annunciano ufficialmente, come ha fatto il sindaco di Palma di Montechiaro, che non demolirà nulla e revocherà il protocollo di legalità con la prefettura. Tutto nel silenzio della politica».
Nessuno più si è fatto vivo degli esponenti delle istituzioni che erano scesi al suo fianco?
«Nessuno. Mi risuonano in testa come una beffa le parole del ministro Alfano, che venne qui l’anno scorso da ministro dell’Interno e disse: «È finito il tempo delle coccole della politica agli abusivi. Chiederò a tutti i consiglieri del mio schieramento di starle vicino». A distanza di un anno i suoi uomini sono tra i firmatari della mozione di sfiducia...»