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Luca Teolato
Villa Adriana, inchiesta dell’Unesco: “Risposte dall’Italia entro due anni”
28 Luglio 2012
Beni culturali
La residenza di Adriano minacciata dalla speculazione edilizia. Mentre il Mibac, come al solito, tace. ilfattoquotidiano.it, 28 luglio 2012 (m.p.g.)

Villa Adriana ora rischia concretamente di perdere lo status di patrimonio dell’umanità. Ora le decisioni adottate dal World Heritage Center dell’Unesco, a seguito della 36esima riunione annuale del comitato che si occupa appunto dei siti considerati patrimonio dell’umanità, sembrano confermare se non aggravare l’ipotesi di tale rischio. Il World Heritage Committee “richiede, allo Stato membro – si legge nel report finale – di informare il Whc in tempo utile rispetto a qualsiasi progetto di sviluppo pianificato nell’area buffer, includendo anche il progetto di sviluppo edilizio del ‘Comprensorio di Ponte Lucano’, per il quale deve fornire inoltre una valutazione sull’impatto in relazione al paragrafo 172 delle linee guida, prima di mettere in atto qualsiasi impegno irreversibile”.

La storia, come ilfattoquotidiano.it ha già raccontato, gira intorno a un’operazione urbanistica che porterebbe alla costruzione di nuove palazzine vicino al celebre monumento a cielo aperto. Capofila del progetto la Impreme Spa di Massimo Mezzaroma.

Sostanzialmente l’Unesco, preoccupata della possibile colata di cemento nelle vicinanze del sito protetto, che violerebbe la buffer zone, una sorta di zona cuscinetto stabilita con un accordo internazionale tra la Repubblica e l’Unesco per proteggere l’area archeologica di Villa Adriana, da delle direttive ben precise allo stato italiano: pena la possibile cancellazione dall’elenco dei siti patrimonio dell’Unesco. Il Comitato del Patrimonio mondiale richiede inoltre “di inviare al Whc entro il 1 febbraio 2014 un report aggiornato sullo stato di conservazione del sito”.

“La documentazione depositata dal governo italiano a marzo scorso – spiega Luciano Meloni, responsabile di Italia Nostra a Tivoli – non è sufficiente secondo il Whc. Sostanzialmente il governo non ha motivato come il Comprensorio Ponte Lucano possa essere compatibile con i criteri con i quali è stato inserito nell’elenco dei siti patrimonio dell’Unesco Villa Adriana”.

Violare la zona buffer potrebbe seriamente compromettere lo status di patrimonio dell’umanità ma nell’ultima audizione in Regione, l’assessore all’urbanistica Luciano Ciocchetti, affiancato dall’immobiliarista Roberto Carlino, presidente della commissione Ambiente, ha rassicurato tutti – comitati cittadini e associazioni ambientaliste – dichiarando che la visuale della Villa sarebbe stata salvaguardata.

“Ciocchetti non ha ben chiari i vincoli inerenti alla buffer zone, la visuale non c’entra niente. In questa zona cuscinetto – spiega Meloni – al massimo si possono costruire solo edifici compatibili con il monumento in questione, quindi al massimo si può edificare un albergo, un punto di ristoro o altre cose simili ma solo in funzione del sito in questione, in questo caso la Villa di Adriano. Costruire palazzine da vendere a privati non si può certo dire che sia un’azione compatibile in tal senso. Tra l’altro non può parlare di autorizzazioni regionali per difendere il progetto di Mezzaroma, quando a monte c’è un accordo internazionale tra il governo Italiano e l’Unesco”.

“Alla luce di questo richiamo ufficiale – dichiara Angelo Bonelli, presidente dei Verdi – è assolutamente urgente bloccare la lottizzazione. L’Italia non vuole e non può riempirsi di vergogna nei confronti della comunità internazionali con un sfregio di tale portata ad uno dei monumenti più importanti del mondo, dal punto di vista storico ed architettonico”.

Dall’ufficio coordinamento Unesco del Ministero per i Beni e le Attività Culturali non abbiamo ottenuto nessuna risposta in merito “poiché – hanno comunicato – non è arrivata ancora nessuna nota ufficiale sull’esito della riunione, quindi al momento non ci possiamo pronunciare”. L’Unesco nel frattempo ha sanzionato ufficialmente il nostro Paese con una sorta di cartellino giallo che, se l’Italia non farà chiarezza sulla colata di cemento, si tramuterà in rosso.

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