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Giovanni Valentini
Viaggio nella Toscana infelix paradiso insidiato dal cemento
23 Ottobre 2006
Toscana
Si scopre che di Monticchiello ce ne sono tanti, in Toscana. Sarebbe il caso di guardare anche altrove, e poi di capire che c’è da fare. Da la Repubblica del 16 ottobre 2006

In nome di un boom demografico virtuale molti Comuni hanno autorizzato la costruzione di case. - Nella regione "rossa" scoppia la polemica tra ecologisti e Ds. "Qui i sindaci sono come i topi nel formaggio"

PIENZA - Dall’antico balcone della passeggiata panoramica che costeggia il borgo medievale di Pienza, la "città a misura d’uomo" commissionata da papa Pio II all’architetto Rossellino a metà del Quattrocento, lo sguardo spazia incantato sulle "crete" della Val d’Orcia: a sinistra Monticchiello, pietra dello scandalo per l’ecomostro delle novanta villette a schiera in costruzione; di fronte, all’orizzonte, la rocca di Radicofani celebrata dalle angherie di Ghino di Tacco; poi il profilo imponente del monte Amiata e infine sulla destra la sagoma merlata di Montalcino. Siamo nel cuore della "Toscana felix" o forse bisognerebbe dire "infelix", tanti sono i casi di assalto al territorio e all’ambiente che stanno insidiando l’intera regione. Da qui, parte il nostro giro ecoturistico fra speculazioni, lottizzazioni, licenze sospette, piccoli o grandi abusi edilizi, sullo sfondo di un paesaggio unico al mondo, irriproducibile, tessuto nei secoli di bellezze naturali, storia e tradizione.

Il clamore suscitato dalla denuncia del professor Alberto Asor Rosa su Monticchiello, proprio dalle colonne del nostro giornale, risuona in tutta la valle e si propaga in quelle limitrofe per arrivare fino alle colline intorno a Firenze. Basta montare in macchina e macinare un po’ di chilometri, attraversando la Valdichiana e la Val Tiberina, per fare a vista un inventario dei guasti prodotti o comunque minacciati dalla cementificazione. È un’emergenza ambientale che rischia di danneggiare non solo il paesaggio, ma di riflesso anche il turismo (da cui la Toscana trae più di un terzo del suo Prodotto interno lordo) e perfino la produzione agricola.

In nome di un boom demografico virtuale, previsto nei piani di costruzione e smentito però dai trend statistici, molti Comuni hanno autorizzato o intendono autorizzare la costruzione di case e casette, ville e villette, destinate in realtà a un mercato potenziale di seconde o terze case, resort, spa e centri benessere: con il risultato di far lievitare i prezzi danneggiando così l’attività alberghiera e in particolare l’agriturismo che, con le sue 3.527 aziende censite e 160 milioni di euro di fatturato all’anno, ha rivitalizzato la campagna. All’origine di questa spirale, c’è una legge regionale (la n. 5 del ‘95) che, in nome delle autonomie locali, aveva abrogato il centralismo delegando di fatto ai sindaci e alle loro giunte la potestà di amministrare il territorio. E anche se dieci anni dopo la successiva legge n. 1 del 2005 ha riequilibrato - almeno sulla carta - a favore della Regione i poteri in materia urbanistica, a oggi non sono stati ancora approvati tutti i regolamenti applicativi per metterla in pratica.

In una tradizionale roccaforte "rossa" come la Toscana, dove la sinistra arriva al 60% e oltre fin dai tempi del vecchio Pci, la "questione ambientale" alimenta anche una crescente polemica politica fra gli ambientalisti e i Ds. «I sindaci - attacca Fabio Roggiolani, combattivo leader dei Verdi toscani, presidente della commissione regionale Sanità ed ex presidente della commissione Agricoltura - sono come i topi nel formaggio. Qui si mangiano non soltanto il territorio, ma anche la speranza di un’alternativa politica e la stessa tenuta della coalizione. Se continua così, non ci sarà più spazio per una collaborazione né alla Regione né a livello nazionale». E in diversi casi, già si registrano ribaltamenti di maggioranze, rotture e alleanze trasversali.

Replica Riccardo Conti, diessino, assessore regionale al Territorio e alle Infrastrutture: «La legge del ‘95 non ha tutte le colpe che le vengono attribuite. In realtà, era stata quella precedente del ‘90 a sovradimensionare i piani, ipotizzando che la popolazione toscana da meno di quattro milioni di abitanti arrivasse fino a otto milioni. Poi, cinque anni dopo, l’incremento è stato ridotto al 15% con una previsione di 5-5,5 milioni di abitanti. Ora, comunque, l’ultima legge ha stretto le maglie e i singoli Comuni sono tenuti a raccogliere i pareri e le osservazioni di tutti gli enti interessati: in caso di dissenso, decide una commissione di garanzia, composta da tre rappresentanti della Regione, tre dei Comuni e tre delle Province». Ma, al di là dell’ambito strettamente politico, l’allarme è diffuso in tutto il fronte delle associazioni ambientaliste: dal Fai a Italia Nostra, dal Wwf a Legambiente.

Da Pienza, risalendo verso la Valdichiana, c’è un progetto di resort a San Giovanni d’Asso in località Pavicchia, sul terreno di un’ ex fabbrica di laterizi abbandonata ormai da vent’anni. In origine, erano 50 mila metri cubi e il Municipio ne ha autorizzati 19.250, più altri 9.000 interrati. Ma quello che preoccupa maggiormente il Fai è che lo studio sugli effetti ambientali, dall’assetto idrogeologico all’impianto di depurazione, è stato realizzato privatamente dal gruppo investitore e, a quanto pare, accettato dagli uffici comunali senza verificarne direttamente l’attendibilità. Sulla superstrada Siena-Bettolle, una lunga teoria di capannoni industriali modello finto-artigianale continua a rubare spazio e produttività a un terreno di grande valore agronomico. Passiamo da Rigomagno, un altro borgo da salvare, accerchiato dalle costruzioni Pep, il piano di edilizia popolare, che spesso e volentieri diventano seconde case a uso e consumo dei forestieri. Davanti a Lucignano, è già sorto intanto un villaggio multicolore in stile marinaro che ricorda più le quinte artificiali di Porto Rotondo o Porto Cervo che i tetti, le tegole e i camini delle case coloniche toscane.

A Rigutino, in provincia di Arezzo, nel cuore di un parco naturale è in cantiere una residenza privata per anziani, con 50 mila metri cubi e contorno di ville e villette. A fianco dei Verdi e degli ambientalisti, è sceso in campo anche un Comitato civico per la salvaguardia della Valdichiana. Nel capoluogo della provincia, intanto, un esponente della Margherita, Beppe Fanfani, il "nipotissimo" dell’indimenticabile Amintore, ha sostituito da poco un sindaco di centrodestra finito sotto processo per una "variantopoli" che ha stravolto il territorio, insieme a tre consiglieri comunali arrestati. E in seguito a questa vicenda, s’è dovuto dimettere - ufficialmente per "motivi di lavoro" - anche l’ex vice-presidente della Provincia, Antonio Boncompagni (Margherita), colpito da un evidente conflitto di interessi in quanto amministratore di un’azienda specializzata in lavori pubblici.

Attraversando i campi di tabacco della Val Tiberina, arriviamo a San Sepolcro, il borgo dove visse il celebre pittore Piero della Francesca. Qui è stato necessario un altro braccio di ferro tra i Verdi e i Ds per bloccare un piano regolatore che in un paese di 15 mila abitanti prevedeva la costruzione di un milione e mezzo di metri cubi, per metà destinati ad aggiungere nuovi capannoni a quelli già fabbricati e rimasti in buona parte vuoti. Tanto che alle ultime amministrative è stato necessario prospettare la candidatura poi ritirata di un outsider come Valentino Mercati, imprenditore del nuovo "capitalismo naturale" e proprietario di "Aboca", l’azienda leader nella produzione di erbe medicinali, per arrivare finalmente a un compromesso limitando l’intervento a 20 ettari e a mezzo milione di metri cubi.

Il nostro eco-tour nella "Toscana (in)felix" termina sulle colline che circondano Firenze, alle porte del Chianti. A Bagno a Ripoli, dove i Verdi alle elezioni si sono presentati addirittura da soli, sono in corso i lavori per un’altra "villettopoli" in forza di un assurdo artificio burocratico-amministrativo: per aggirare il piano strutturale, formulato in base al numero di stanze da costruire, s’è stabilito che la stanza media era di 36 metri quadri (successivamente ridotti a 27) e così in pratica è stata raddoppiata la superficie edificabile. Ma episodi analoghi si segnalano in tutta la cintura intorno al capoluogo, fino a Fiesole e all’Impruneta, nonostante l’opposizione dei vari comitati civici che nascono come i funghi. «Qui - conclude allarmata Beatrice Sensi, già candidata sindaco dei Verdi - in realtà non c’è alcun bisogno di costruire: la popolazione decresce o al massimo rimane stabile. È solo la speculazione che sta divorando le colline fiorentine. Dal bisogno abitativo si passa al desiderio abitativo, con un consumo del territorio che alla fine danneggerà tutti: l’ambiente, il paesaggio, la salute dei cittadini, il turismo e l’agricoltura».

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