Il Coordinamento è promosso dall’associazione “Geografia di genere”, con il sostegno della rete AltroVe e l’adesione di numerose associazioni e comitati dell’area veneziana.
Il 25 febbraio scorso alcune associazioni cittadine sono state invitate dall’assessore Micelli a una delle illustrazioni del Piano di Assetto Territoriale (Pat) che l’assessore sta proponendo in questo periodo, da lui stesso definita come «intensa fase di presentazione e condivisione con tutta la cittadinanza».
Il Pat ha come finalità quella di stabilire le grandi direttrici strategiche (economiche, sociali, territoriali) che orienteranno nei prossimi anni tutti gli interventi di trasformazione e conservazione dei luoghi, nonché le tutele e i vincoli da applicare alle diverse porzioni di territorio, in relazione alle loro caratteristiche morfologiche, ambientali, paesaggistiche e alle loro qualità storiche e culturali.
Nonostante sia stato affermato che le linee guida che hanno ispirato il nuovo Piano di Assetto
Territoriale tendano a promuovere lo sviluppo sostenibile e a non consumare ulteriormente il suolo, in realtà questo Pat prima di tutto inizia immaginando un’unica grande città che oltre a Venezia si estende a inglobare Treviso e Padova, e il cui centro sembra essere stato fissato nell’area di Tessera, polo attrattivo del nuovo costruito e snodo della mobilità pubblica, a cui confluiscono Tav, Smfr (Sistema Metropolitano Ferroviario Regionale), tram e sublagunare.
Questo disegno avrà un forte impatto sulla vita quotidiana e sulle relazioni sociali dei cittadini: proprio per questo riteniamo che la cittadinanza debba essere informata e interpellata e che il dialogo verta non sull’astrattezza dei progetti, ma sui veri bisogni e sulle aspettative di benessere e di qualità della vita espressi dai cittadini che costituiscono il primo obiettivo di un’amministrazione comunale e sui quali vanno disegnati i piani di sviluppo e di governo del territorio. Le circa cinquanta persone selezionate che hanno partecipato all’incontro avvenuto a porte chiuse, hanno assistito a un brillante monologo di un’ora e mezza, che nelle intenzioni dell’assessorato rappresenta la più ampia condivisione con tutti i «portatori d’interesse».
Il Pat è stato illustrato finora ai rappresentanti degli enti territoriali sovraordinati, ai consiglieri comunali e di municipalità, ai rappresentanti delle associazioni di categoria, ai componenti di alcune associazioni scelte all’interno dell’immensa costellazione del volontariato cittadino: essi non possono rappresentare davvero tutti gli interessati alla trasformazione dell’abitare, della mobilità, della qualità della vita che il piano va a condizionare.
Ci chiediamo in quale momento si interpelleranno e ascolteranno i cittadini. E’ bene chiarire innanzitutto che queste riunioni non si configurano all’interno delle pratiche di democrazia partecipativa: la partecipazione non può essere ridotta a incontri di enunciazione di decisioni già consolidate. L’iter di approvazione del piano prevede che, a seguito dell’adozione da parte del consiglio comunale, si possano presentare osservazioni nei successivi sessanta giorni, ma sappiamo che difficilmente esse verranno tenute nell’adeguata considerazione, soprattutto se vanno a incidere profondamente nell’impianto complessivo della pianificazione così disegnata. Pensiamo che temi così rilevanti richiedano invece un diverso livello di approfondimento e di discussione attraverso il coinvolgimento di tutti i cittadini, a cui devono essere forniti con modalità semplici gli strumenti per conoscere i dati oggettivi e gli obiettivi che si vogliono perseguire, le problematiche a cui si vuol dare soluzione e le strade individuate per farlo.
Un processo partecipativo non si fa proponendo scelte già fatte a cui si può solo assentire o dissentire. Si fa coinvolgendo dall’inizio la cittadinanza attraverso assemblee pubbliche e tavoli di lavoro specifici a partire dai bisogni espressi e dando diritto di intervenire con richieste e proposte, a cui l’Amministrazione dovrebbe rispondere discutendo delle possibili alternative. Governare il territorio con equità e partecipazione ha bisogno di tempo e di ascolto. Se l’amministrazione vorrà intraprendere questa strada potrà contare su molti cittadini disposti a seguirla ed appoggiarla. E troverà in molte associazioni e nel coordinamento «Io decido» dei collaboratori critici ma propositivi e disposti a svolgere un ruolo di attivatori della cittadinanza.