la Nuova Venezia. Sull'azione mediatica dei "tornelli" a Venezia le opinioni di Philippe Daverio e Jan Van Der Borg, e l'intervista di Enrico Tantucci a Luigi Brugnaro, attuale sindaco della disgraziata città. (m.p.r.)
LA CITTA' UN TURISTODROMO
di Philippe Daverio
Il sindaco ha deciso definitivamente di assassinare la Serenissima Repubblica. Brugnaro inventi non un tornello per entrare, ma un progetto per il futuro della città. La domanda è etica: Lo stato provvede alla cultura della propria società o no? Non provvede ai maccheroni o alle feste. La cultura fa parte dell'istruzione o dei maccheroni? Per il sindaco di Venezia la cultura fa parte dei maccheroni. Ha deciso che la città non avrà più un'importanza politica, Venezia è un turistodromo, un luna park per cretini, è una scelta fatta dal sindaco».
È il durissimo attacco mosso al primo cittadino di Venezia per la decisione di istituire i varchi di ingresso - che qualcuno chiama tornelli - alla città, in occasione del Ponte del Primo Maggio, dal critico d'arte Philippe Daverio. Un attacco arrivato in diretta Rai, nel corso del programma "Unomattina" del primo maggio, che ha trattato anche la questione del controllo degli ingressi a Venezia.
«Hai mai provato a comprare un caffè in piazza San Marco?» il critico d'arte incalza il conduttore del programma Franco Di Mare, che gli chiedeva i motivi della sua ostilità all'iniziativa del sindaco «è già così alto che il biglietto d'ingresso alla città è già compreso. Venezia è ormai una trappola per turisti. Il sindaco cosa deve fare? Esagerare la trappola per turisti o trasformare di nuovo Venezia in una città?
Forse è più importante che Venezia torni a essere di nuovo una città».E a criticare l'iniziativa del sindaco sono ora anche Bruno Pigozzo e Francesca Zottis, consiglieri regionali del Pd, in dissonanza con la loro capogruppo a Palazzo Ferro Fini Alessandra Moretti, che si è detta invece favorevole al provvedimento. «I tornelli sono una soluzione "pittoresca", una trovata - commentano in una nota - che crea molto clamore senza però incidere nella sostanza.
Crediamo invece che sia arrivato il momento di utilizzare il monitoraggio dei flussi turistici con puntualità, lavorando insieme alle strutture ricettive della città, agli operatori del settore, agli amministratori e alle 'rappresentanze dei cittadini' per creare un regolamento che vada nella direzione di una gestione dei flussi. Governare i flussi vuol dire gestirli a monte attraverso una piattaforma informatica che colleghi sistema ricettivo, servizi e accessi alla città. O pensiamo davvero che una comitiva proveniente da una parte del mondo possa arrivare a piazzale Roma trovare i tornelli chiusi e tornare indietro? I flussi vanno governati prima che le persone arrivino a Venezia».
«RISPOSTA SBAGLIATA A UN PROBLEMA VERO»
di Van Der Borg
A circa tre anni dall'arrivo del sindaco Luigi Brugnaro e a circa due anni dalla firma del patto per Venezia, che stanziava per la gestione dei flussi di visitatori svariati milioni di euro, gli alibi per non aver ancora affrontato la questione del turismo veneziano insostenibile stavano svanendo uno ad uno. A Brugnaro serviva oggettivamente un intervento molto forte per cercare di zittire sia gli scettici perenni che i suoi elettori stanchi delle sue infinite promesse non mantenute. Sono arrivati puntualmente i contestatissimi varchi in alcuni punti nevralgici della città.
Personalmente, sono il primo a sostenere che siano necessari interventi forti per salvare la città lagunare dalla monocultura turistica. Infatti, serve urgentemente una politica turistica dirompente che ridimensioni drasticamente le rendite di posizione dell'industria turistica allargata e che dia dignità alla venezianità. I varchi che sono stati installati questo weekend, tuttavia, sono la risposta più demenziale che si potesse trovare per ridare fiato alla residenzialità e alle attività economiche non turistiche. Innanzi tutto, il presupposto dei varchi è sbagliato. Il problema turistico di Venezia non è affatto un problema di sicurezza, come vuole farci credere il capetto dei vigili, ma un problema socio-economico.
Insomma, interventi che mirano a risolvere un inesistente problema di sicurezza non risolveranno mai i problemi socio-economici che affliggono Venezia e quindi non riporteranno mai il turismo alla sostenibilità, ma rischiano solo di infastidire tutti gli utenti del centro storico, pendolari e abitanti in primis.In secondo luogo, e questo si sta dicendo ormai da decenni, qualunque intervento che abbia come punto di partenza i punti d'ingresso, in particolare Piazzale Roma e la Stazione, o peggio ancora Piazza San Marco, è destinato a fallire miseramente. I turisti e ancora di più i visitatori "mordi e fuggi" vanno fermati molto prima con l'aiuto di un sistema di terminal in terraferma che intercetti tutti i flussi di visitatori, inclusi i turisti che arrivano in treno. In questi terminal verrebbero informati e smistati, evitando così un accumularsi di abitanti, pendolari e visitatori in alcuni luoghi e momenti precisi, con tutto ciò che ne consegue. Inoltre, va finalmente messo a punto quel famoso sistema di prenotazione della visita a Venezia, che, abbinato ad una city card, renderà una visita a Venezia per chi prenota economica e facile, e cara e difficile per chi continuerà ad improvvisare.
Gestire i flussi evidentemente non basta. Bisogna anche aiutare Venezia a ripopolarsi e a tornare un'importante localizzazione di attività economiche competitive e produttive, contrastando naturalmente l'esodo di residenti e di imprese che non riescono più a resistere alla pressione turistica sullo spazio pubblico. E siccome siamo ormai arrivati ai tempi supplementari, vanno evitate azioni simboliche e ridicole come l'accensione di qualche altro faro, ma occorre dare una serie di incentivi concreti a persone e imprenditori che credono ancora che Venezia abbia un futuro anche al di fuori del turismo. Credo fermamente che questo sia anche nell'interesse della parte più "nobile" dell'industria turistica stessa. In un disegno come questo non c'è spazio per i controproducenti varchi di Brugnaro.
L'ASSALTO DEL TURSIMO » IL BILANCIO DEL SINDACO
intervista di Enrico Tantucci a Luigi Brugnaro
«Siamo soddisfatti, e andremo avanti. Stileremo un calendario di giornate da bollino nero per i flussi turistici - che non saranno comunque molte - e in cui ripristineremo i varchi. Bisognava pur cominciare a fare qualcosa per affrontare il problema e le critiche da parte di qualcuno erano messe nel conto. Ma Venezia è e resterà comunque una città aperta a tutti, quello che vogliamo è solo "spalmare" diversamente i flussi per evitare gli intasamenti e allargarli all'intera area della città metropolitana».
Se l'introduzione per la prima volta dei varchi all'ingresso della città - ai piedi del ponte di Calatrava per chi arriva da Piazzale Roma e all'imbocco di Lista di Spagna per chi sbarca alla Stazione ferroviaria di Santa Lucia - ha «spaccato» l'opinione pubblica in favorevoli e contrari, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro - che ha tracciato ieri un primo bilancio della sperimentazione - ha sicuramente ottenuto un primo risultato. Del problema dell'accesso a Venezia, delle possibili difficoltà per chi arrivi nei giorni più "caldi" si è cominciato a parlare anche sui giornali stranieri - con l'introduzione dei varchi: un modo «plastico» per diffondere comunque l'idea di fragilità e di possibile collasso della città.
Sindaco, come pensa di andare avanti?
«Ricollocheremo i varchi, che non è stato tra l'altro neppure necessario chiudere, solo quando riterremo ci siano le condizioni per il sovraffollamento della città: anche perché li affittiamo di volta in volta. Studieremo anche come renderli meno impattanti dal punto di vista visivo, ma li manterremo».
Pensate di estenderli anche a Piazza San Marco, in caso di necessità?
«No, per Piazza San Marco stiamo piuttosto pensando ad altre misure, ad esempio per le lunghe e disordinate code di turisti che si formano per l'ingresso in Basilica, che pensiamo di delimitare e intercludere, anche qui smistando se possibile i vari flussi di entrata».
Dell'introduzione dei varchi a Venezia stanno parlando tutti. Giornali stranieri, come il Financial Time, hanno addirittura invitati i lettori ad andare a Treviso, anziché a Venezia, viste le difficoltà.
«Tutto sommato, la cosa non mi dispiace, visto che l'idea è esattamente questa. Vogliamo cercare di distribuire i flussi turistici su tutta la città metropolitana e oltre, senza concentrarli solo su Venezia».
Cosa risponde a chi la accusa poi di muoversi in direzione opposta con le nuove aperture alberghiere previste a Mestre che "scaricheranno" altri turisti giornalieri su Venezia?
«Che invece per me non è così. Vogliamo aiutare l'economia di Mestre e di Marghera in aree che erano desolate e dismesse e che diventeranno sedi di alberghi ma anche di ostelli per i giovani, considerando il potenziamento delle università veneziane in corso in terraferma. Ma se i turisti pernotteranno a Mestre, sarà per loro più facile anche spostarsi verso l'entroterra e le spiagge di Jesolo, senza venire necessariamente tutti e sempre a Venezia».
Si aspettava questa «copertura» mediatica dell'iniziativa?
«In parte, e questo è un aspetto fondamentale, perché dobbiamo raggiungere e informare i turisti prima che arrivino a Venezia e del fatto che dell'introduzione dei varchi si discuta sui giornali di tutto il mondo è un modo per favorire la conoscenza del problema dell'affollamento della città. Che comunque, ripeto, vogliamo mantenere aperta per tutti. Abbiamo studiato questa iniziativa tenendo ben presenti le leggi vigenti».
L'ha stupita che anche il sottosegretario ai Beni Culturali Ilaria Borletti Buitoni, spesso critica sul modo con cui il Comune affronta il problema turismo, stavolta sia stata d'accordo?
«No, perché stiamo cercando di adottare misure di buon sensi che vanno anche in direzione di quanto ci ha già chiesto l'Unesco. Confrontiamoci sui problemi, non sugli schieramenti ideologici».
Il Pd però ha giudicato negativamente l'adozione dei varchi d'ingresso.
«Io non voglio polemizzare sulla situazione precedente e su ciò che è stato o non è stato fatto sul turismo da chi mi ha preceduto, ma solo alcuni esponenti del Pd sono contrari. So che il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini è d'accordo e anche il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Alessandra Moretti si è detta favorevole. Stiamo cercando di agire per affrontare i problemi, anche se non tutti possono essere d'accordo».
Non lo è, ad esempio, il critico d'arte Philippe Daverio, che ha detto che lei vuole trasformare Venezia in un turistodromo» e in un «luna park per cretini».
«Ho visto che se la prendeva con i consulenti del Comune per i varchi. Chissà, forse il consulente del Comune voleva farlo lui».