La Repubblica, 8 gennaio 2016
Non una, ma tante piazze per l’uguaglianza delle famiglie ». Con questo slogan la galassia delle associazioni gay, con “Famiglie arcobaleno” in testa, sta preparando una mobilitazione in tutt’Italia il 23 gennaio per la stepchild adoption, l’adozione del figlio del partner, considerata il minimo sindacale in fatto di diritti degli omosessuali. Ancora tutto provvisorio. «Un cantiere, a cui stiamo lavorando da tempo, non antagonista alla manifestazione cattolica », sostiene Marilena Grassadonia, presidente dell’Associazione delle famiglie gay. ma di fatto alla piazza cattolica del Family day i laici risponderanno con le “contropiazze” arcobaleno. E con un presidio davanti al Senato, il giorno dell’inizio del dibattito in Parlamento .
Dall’aula parlamentare di Palazzo Madama, dove il 26 approda la legge sulle unioni civili, la battaglia si sposta nel paese. Renzi mette in conto di sondare il terreno politico alla ricerca di una mediazione sulla stepchild adoption che eviti lo scontro. Saranno due ministri, il Guardasigilli Andrea Orlando, e Maria Elena Boschi a tentare di ricucire una maggioranza lacerata. Nelle intenzioni del premier soprattutto il Pd dovrebbe essere compatto, evitando agguati sulle unioni civili nei voti segreti.
È escluso però che il governo presenti direttamente una proposta di mediazione. «Non ci sarà mai», assicurano dal fronte dem. Luigi Zanda, il capogruppo del Pd a Palazzo Madama, è tuttavia certo che «soluzioni migliorative » saranno studiate. L’affido rafforzato, ad esempio? «Non intendo inseguire mozziconi di soluzioni, perché ho troppo a cuore che la legge passi, quindi vedremo», risponde. Monica Cirinnà, la senatrice dem prima firmataria della legge, è invece certa che il testo sia di fatto blindato e non ci sarà un arretramento rispetto alla questione dell’adozione.
I contatti, che pure ci sono, tra senatori dem e i vescovi, non metteranno in discussione l’impianto della legge sulle unioni civili, dice Sergio Lo Giudice, ex presidente Arcigay, un figlio con il suo compagno, per il quale il disegno di legge rappresenta solo un passo. Lui sarà in piazza. Come Franco Grillini, presidente di Gaynet, che da parlamentare presentò il primo disegno di legge sui Pacs. Ricorda, Grillini, quando nel 2005, il Vaticano chiese i nastri registrati della discussione in commissione parlamentare sulla sua proposta di legge. «Ora il Vaticano se ne tiene fuori, sa del resto che rispetto al matrimonio egualitario, quella delle unioni civili è una legge moderata ». Ad Angelino Alfano, il ministro dell’Interno che agita lo spauracchio del referendum abrogativo se la legge passasse, replica: «Sfida accettata, sarebbe una gigantesca pubblicità alle ragioni dei gay». Il tam tam della mobilitazione laica del 23 è lanciato da Arcigay, Arcilesbica, Famiglie arcobaleno, Agedo, Associazione Radicale Certi diritti, Mit, altre associazioni si stanno aggiungendo.
A gettare benzina sul fuoco è stato ieri anche un post di Mario Adinoldi, ultrà cattolico, che indica i “7 atti da compiere per fermare il ddl Cirinnà”, tra i quali: una presa di posizione netta dalla Chiesa, emendamenti sollecitati da mail bombing con cui sommergere i senatori.
Forse già oggi il Pd potrebbe convocare una riunione tra capigruppo e ministri per ragionare su un compromesso. Molti alfaniani si dicono a questo punto disponibili a ragionare di “affido rafforzato”, aperture vengono anche dal capogruppo Renato Schifani. Però le divisioni sono trasversali e lacerano i partiti. Nel Pd una direzione il 18 gennaio dovrebbe rinfrescare la linea, ma intanto è polemica tra il cattolico Franco Monaco e il sottosegretario Ivan Scalfarotto. Il socialista Nencini ricorda che il concetto di famiglia si è allargato: «Unica preoccupazione sia il bene del bambino».