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Mario Pirani
Un´illegale idiozia purtroppo tollerata
12 Settembre 2005
MoSE
Su la Repubblica del 12 settembre l’indignazione per la protesta contro il MoSE si traduce in una sollecitazione a Prodi perchè si impegni a proseguire nella costruzione del mostro inutile e dannoso. Con una postilla

La devastazione di un cantiere del Mose al Lido di Venezia ad opera di un gruppo di no global, guidati dall´ormai ben noto leader dei centri sociali, Luca Casarini, è un fatto di notevole gravità che va al di là delle eventuali critiche al Mose e trascende per più di un motivo i limiti di un «atto di illegale idiozia», come lo ha definito il sindaco Cacciari.

Riassumo: la mattina del 6 us un centinaio di no global si sono presentati al cantiere di S. Nicolò (uno degli 11 in funzione), hanno scardinato le recinzioni e sono penetrati nel perimetro dei lavori. La Polizia allertata inviava quattro camionette di agenti che si limitavano a filmare e fotografare i sabotatori mentre arrecavano danni gravissimi ai macchinari (gru, caterpillar, cingolati, pontoni semoventi ecc.). Ma lascio la parola allo stesso Casarini che ha dichiarato all´Ansa: «Non solo rivendichiamo i danni, giustificandoli come legittimi, ma annunciamo che continueremo in modo permanente questa nostra opera di sabotaggio... abbiamo voluto trasformare la nostra azione di sabotaggio in un gioco di ruolo... con tanto di classifica delle squadre in cui ci siamo divisi: prima è arrivata quella che doveva rimuovere la recensione, seconda quella che ha messo fuori uso i camion bucandone le gomme, terzo quella che ha versato sabbia nei motori, quarta quella che ha danneggiato l´impianto elettrico della gru che sta in diga e ultima quella che doveva togliere la segnaletica di cantiere... le prossime manche potrebbero riguardare gli uffici del Consorzio Venezia Nuova... perché noi ci sentiamo legittimati a devastare chi devasta l´ambiente.. il signor Mantovani (titolare di una delle ditte, ndr) sappia che è stato inserito nei nostri "giochi senza frontiere"... che un giorno potrebbero riguardare anche il presidente della Regione, Galan, e la sua villa». La sostanziale tolleranza verso queste minacce, anche personali, accompagnate da azioni delittuose specifiche, di cui fin da ora si annuncia la reiterazione, è un sintomo pauroso del cedimento psicologico, ancor prima che politico, nei confronti di frange estremiste e violente, erroneamente considerate come innocue portatrici di folclore sociale. La filosofia della colpevole tolleranza ha impregnato ormai i poteri istituzionali, le forze politiche e anche i mass media. In primo luogo riguarda le forze dell´ordine che non possono limitarsi a filmare un raid squadristico e a denunciarne, poi, gli autori alla Autorità giudiziaria. Esse sono obbligate dalla legge e dal loro ruolo ad impedire che un reato si compia sotto i loro occhi. Non è un motivo valido il timore che, intervenendo si sarebbero rischiati incidenti in vicinanza della Mostra del Cinema. Per contro si è avallata la praticabilità impunita per futuri atti vandalici e violenti.

Ma questa è solo un aspetto del cedimento collettivo. Anche la stampa non sembra cogliere sempre l´esigenza di isolare la violenza. Sul tradizionale quotidiano veneziano, Il Gazzettino, ha trovato ospitalità un editoriale di Luca Casarini dal titolo significativo "Il blocco del cantiere del Mose a difesa del bene comune Laguna" in cui il portavoce no global esalta "la grande iniziativa che ha dimostrato che, senza delegare niente a nessuno... la gente si è organizzata e ha agito". A questa esaltazione dell´azione diretta fa riscontro, per esempio, anche una intervista che l´Unità su una intera pagina a tal Tommaso Cacciari, altro esponente locale dei no global e partecipante al blitz ma la cui unica qualifica è quella di esser nipote del sindaco e come tale autorizzato a un certo familiare ludibrio («Anche se in 28 anni non ho mai parlato con lui né di Mose né di qualsiasi altra cosa... negli anni Novanta non posso dire che facesse schifo... ma la nuova giunta è un comitato d´affari... in confronto quello che abbiamo fatto è nulla, cosa volete che sia un serbatoio buttato in mare o una ruota sgonfiata rispetto al Mose, il mostro a cui vogliono sacrificare la nostra città».

Ma, oltre alla Polizia e i media, il fatto solleva un interrogativo di non poco rilievo. I primi governi di centro sinistra si trovarono alle prese coi veti dei Verdi nei confronti di quasi tutte le opere pubbliche progettate (dal raddoppio della variante di valico dell´Autostrada del Sole al passante di Mestre e naturalmente al Mose, già allora discusso). Sarebbe opportuno, in vista di una possibile vittoria di Prodi, che la questione venisse responsabilmente affrontata subito, in sede di programma, piuttosto che trovarsi domani alla mercé dei vari Casarini e dei loro eventuali e tolleranti padrini politici.

Postilla

La memoria degli uomini è corta e l'attenzione dei giornalisti modesta. Altrimenti Pirani avrebbe potuto ricordare un precedente molto interessante. Nel 1969 un pericoloso sobillatore, un Luca Casarini dell'epoca (il suo nome era Indro Montanelli, giornalista e direttore di giornali conservatori) sollevò gli animi contro un'anticipazione del MoSE: il Canale dei petroli. L'eccitazione no.global (allora non si diceva ancora così) spinse qualche decina di funzionari di banca, maestri e maestre, impiegati, casalinghe, studenti e studentesse universitari, ad organizzare azioni molto simili a quelle degli attuali oppositori dll'impresa del Consorzio Venezia Nuova. Un focoso e "ingiurioso" manifesto e l'assalto alla petroliera Supercortemaggiore, blocata per una giornata intera mentre inaugurava il famigerato Canale (oggi in via di ulteriore consolidamento) furono gli episodi di maggior spicco, che provocarono raffiche di avvisi di reato. Ma alla fine, il processo si concluse con un'assoluzione per gli intenti civili, e salvifici della Laguna, che animavano quei "contestatori. In tribunale erano stati difesi da un ex sindaco (Gianquinto, comunista) e da un futuro sindaco (Casellati, repubblicano).

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