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Vittorio Emiliani
Una logica di tipo coloniale
25 Gennaio 2009
Sardegna
E' quella del capo governo impegnato allo spasimo nella campagna elettorale sarda contro Soru e un diverso modello del territorio. Da l'Unità, 25 gennaio 2009 (m.p.g.)

"Abbiamo lasciato costruire villaggi fantasma e reso fantasmi i nostri paesi". Questa amara contraddizione la sottolineò Renato Soru allorché decise di varare in Sardegna il decreto salvacoste. Una contraddizione che riguarda un po’ tutto il Sud e in generale le coste italiane dove, fra villaggi turistici, seconde e terze case, abitate soltanto poche settimane l’anno, si è distrutto un patrimonio ingentissimo senza dar vita ad un turismo e ad altre attività socio-economiche stabili e armonizzate con l’ambiente.

Coerentemente la Regione Sardegna, unica in Italia, ha fatto seguire al decreto salvacoste i piani paesaggistici costieri. Stava per approvare una nuova legge urbanistica quando si sono manifestate, pure nel PD, resistenze e dissensi che hanno indotto Soru a scegliere il chiarimento del voto anticipato. La partita che si gioca in Sardegna è quindi strategica. A Renato Soru, governatore pianificatore e programmatore, si contrappone, non il candidato Cappellacci, bensì lo stesso presidente del Consiglio Berlusconi. Il quale, da immobiliarista privato, non vuole avere vincoli sul territorio. A scapito, ovviamente, dell’interesse generale. Una logica che in Sardegna diventa di tipo "coloniale". Berlusconi l’ha confermato ieri attaccando in modo scomposto e volgare il governatore uscente, come imprenditore, come politico, come sardo. Segno evidente che ne teme la riconferma.

Nell’isola, prima della elezione di Soru, si costruiva a tutto spiano, a pochi metri dal mare, distruggendo dune e macchia mediterranea. Fra 2000 e 2003 i permessi di costruzione accordati erano poco meno che raddoppiati (+ 84 %). Cifra da capogiro se pensiamo che quel cemento rimane inutilizzato per la maggior parte dell’anno, dopo aver distrutto per sempre un patrimonio irripetibile. Le grandi spiagge della Costa Verde sono ancora intatte, con dune che si spingono anche per 2 Km nell’entroterra fra pini e pinastri, cisto, lentischio, ginepro, corbezzolo. Dobbiamo lasciarle spianare dalle ruspe? Berlusconi ha affermato ieri che il decreto salvacoste ha depresso le quotazioni dei terreni costieri e aperta alla speculazione la corsa nelle aree interne: dimentica di dire che i piani paesaggistici in programma avrebbero riguardato anche l’interno e che la legge urbanistica avversatissima dal PdL avrebbe regolamentato l’isola intera. Fra i suoi argomenti c’è l’accusa a Soru di aver bloccato l’economia, di aver soffocato il turismo. Bugie smentite dalle cifre: in un Sud bloccato o in regresso, nel 2007 la Sardegna ha incrementato i propri occupati quasi dell’1 %. In quell’anno arrivi e presenze hanno segnato + 15 e + 18 %. Nell’estate del 2008, rispetto al calo di tante regioni italiane, la Sardegna ha segnato un + 4,42 %.

Il Cavaliere è impegnatissimo in una personale "battaglia di Sardegna". Lo è, frontalmente, in prima persona. La posta in gioco è alta: o si affermano l’idea e la pratica di una pianificazione virtuosa che salvi ed usi al meglio, saggiamente, i beni primari dell’isola, oppure torna la barbarie della "colonizzazione" della Sardegna a base di sempre nuovo cemento. A danno dei sardi, dei loro figli e nipoti.

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