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Simonetta Zanetti
Una legge di tutela per i paesaggi veneti
7 Febbraio 2007
Il paesaggio e noi
Cinque “saggi” per spiegare alla Regione Veneto come tutelare il paesaggio coniugandolo con l’economia. Dopo Martini e Illy, anche Galan cerca l’intesa con Rutelli (e Pecoraro). Da la Nuova Venezia del 7 febbraio 2007, con una postilla


qui la postilla

VENEZIA.Coniugare lo sviluppo del territorio con la tutela del paesaggio. E’ il lavoro cui sono chiamati i 5 saggi - a vario titolo esperti di settore - che nei prossimi mesi lavoreranno per conto della Regione alla definizione di un nuovo modo di concepire il paesaggio veneto. Entro il 30 settembre la Commissione formata da Amerigo Restucci, Paolo Feltrin, Giampaolo Rallo, Marino Breganze e Francesco Curato, elaborerà il testo che costituirà l’elemento portante della pianificazione. Questo verrà quindi inserito nel testo di legge sul piano di prossima approvazione.

Il piano dovrà armonizzare tutti gli aspetti dello sviluppo (economia, infrastrutture, insediamenti produttivi ed abitativi) con quelli paesaggistici che assumono ora una nuova centralità. La normativa dovrà a sua volta essere rispettata dai piani territoriali realizzati dalle singole amministrazioni. Nelle prossime settimane la Commissione - presentata ieri mattina a palazzo Balbi - realizzerà un documento contenete scenari e strategie a tutela, valorizzazione e conoscenza del paesaggio. In questo scenario verranno individuate le macroaree di intervento, verosimilmente una decina, riunite in maniera omogenea in base alle rispettive peculiarità. Tra queste si configurano la Piana padovana, la Pedemontana, il Cadore e le aree costiere del Delta del Po. «Indagheremo sulla specifità di ciascuna zona sfruttando tutti gli elementi a disposizione, dalla toponomastica alla pittura fino alle relazioni dei viaggi del’700 - spiega l’architetto Restucci - penso ad esempio alla realtà della Piana padovana, con il problema delle cave: non dobbiamo demonizzare le situazioni, ma renderle compatibili con la realtà ricreando una continuità spesso interrotta. Il Veneto non è solo Venezia ed i Colli Euganei». Il 48% del territorio, circa 13.452 chilometri quadrati, è considerato patrimonio paesaggistico con 1.649 siti indicati come esmepio di bellezza naturale e 8.000 come elementi dal salvaguardare. Il piano coinvolgerà anche opere infrastrutturali importanti come la Pedemontana, la Valdastico ed il Passante in un lavoro di armonizzazione tra bello e utile. Il Codice Urbani invita le Regioni a collaborare con lo Stato nell’elaborazione di piani paesaggistici e urbanistico-territoriali. «La Regione ha colto l’opportunità di salvaguardare il territorio senza fermare lo sviluppo - sostiene il presidente della Regione Giancarlo Galan spalleggiato dagli assessori Marangon e Chisso, con delega rispettivamente a Politiche per il territorio e Infrastrutture - ma ci vuole coraggio per fare delle scelte in questo senso. Noi offriamo come laboratorio: il Terzo Veneto ha come obiettivo quello di coniugare natura, cultura ed economia». La Regione dovrà quindi svolgere la funzione di indirizzo e coordinamento delle azioni di valenza paesaggistica.

Per questo motivo, nei prossimi mesi sono in programma l’attivazione dell’Osservatorio del paesaggio, la promozione di alcune sperimentazioni prima della definizione del Pianto territoriale regionale di coordinamento, la sottoscrizione di un’intesa istituzionale tra ministeri e la valorizzazione delle progettualità urbanistiche attraverso il premio «Piccinato».

Postilla

Sono almeno vent’anni che si elaborano in Italia piani paesaggistici: a partire dalla legge Galasso (n. 431 del 1985) e dai piani formati per prime dalle Regioni Emilia-Romagna, Liguria, Marche, e poi numerose altre, tra cui il Veneto. Prima ancora, ricordiamo il Piano urbanistico regionale del Friuli-Venezia Giulia nel 1978. Eppure, ogni volta si ricomincia da capo. Adesso l’occasione è fornita dal nuovo Codice del paesaggio (2004-2006), che riprende e completa la strategia e gli strumenti della legge del 1985, e soprattutto dal desiderio di emulare le “intese” stipulate con Rutelli da Martini e Illy e dimostrare così, davanti ai mass media, che anche nel Veneto si vuol bene all’ambiente e al paesaggio.

Ottima cosa. Ma sarebbe meglio se, invece di discettare su come “coniugare natura, cultura ed economia” ci si domandasse come mai, dopo tanti anni di tentativi, i nostri territori siano diventati quelli che sono, e che qualche giornalista emulo di Antonio Cederna ancora descrive (pensiamo al Veneto raccontato da Gian Antonio Stella). Magari ci si renderebbe conto che con questa economia natura e cultura saranno sempre valori marginali o strumentali,quindi sacrificabili, e che riescono a essere effettivamente tutelati solo se, come nella Sardegna di Soru, sono posti dalla politica come valori non negoziabili.

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