«Per tradurre in pratica tale disegno, penso che occorra auto-organizzarsi in un’associazione informale e indipendente, aperta al continuo scambio di idee e contributo di studiosi di diversi ambiti scientifico-disciplinari, nonché di varia formazione».
Il manifesto, 29 gennaio 2016 (m.p.r.)
L’articolo di Piero Bevilacqua sulla parcellizzazione dei saperi (il manifesto, 28 gennaio) offre un’analisi e una proposta su cui lavorare. Sul processo che ha portato il neoliberismo a diventare «la forma di razionalità assunta dal capitalismo nel nostro tempo» e sulle conseguenze che ciò comporta è forse è utile qualche considerazione. Il punto partenza, a mio avviso, è da ricercare nella crisi del capitalismo dei consumi, giunta al punto limite già nei primi anni ’70. Il segno più evidente fu la diminuzione dei tassi di profitto che si registrò in tutti i settori, negli Usa, in Europa e in Giappone.
Per muovere in tale direzione, è necessario ricomporre il rapporto d’intima appartenenza dell’uomo alla natura, contro ogni astratta e alienante idea di estraneità e dominio dell’uno rispetto all’altra. Questo mi sembra il presupposto epistemologico per «tentare i sentieri di una possibile cooperazione tra i saperi, in grado di fondere scienze della natura e umanesimo quale base di un nuovo progetto di società» come auspica Piero Bevilacqua. Il proposito, quindi, di rendere possibile, su questa base, una rinascita e convergenza del pensiero critico aggregando energie in «una comunità cooperante di pensiero e ricerca» è, a mio avviso, necessario e possibile.
Per tradurre in pratica tale disegno, penso che occorra auto-organizzarsi in un’associazione informale e indipendente, aperta al continuo scambio di idee e contributo di studiosi di diversi ambiti scientifico-disciplinari, nonché di varia formazione. Lo strumento più idoneo potrebbe essere la creazione di un sito web dotato di un archivio in cui raccogliere materiale utile già prodotto e nel quale sia possibile inserire nuovi articoli, saggi, sintesi e segnalazioni di libri che si ritengano significativi per gli scopi indicati. Scopi che saranno inevitabilmente discussi, ridefiniti, arricchiti, com’è auspicabile che avvenga negli sviluppi di una battaglia delle idee viva ed aperta.
E’ probabile che si renda necessaria la costituzione di un gruppo di coordinamento composto da volenterosi che s’impegnino a tenere le fila dell’associazione. Penso ad un gruppo non numeroso e costituito sia da studiosi di maggiore esperienza che da ricercatori più giovani, in modo da valersi di attitudini e modi di operare in parte diversi e, al tempo stesso, felicemente complementari. Si tratta di un’impresa certamente impegnativa, ma irrinunciabile. Il neoliberismo si è dimostrato incapace dell’indispensabile e vitale opera di trasformazione che consente la riorganizzazione continua dei rapporti sociali e il rinnovamento della loro espressione politica. Senza di che, il sistema è avviato alla dispersione e al caos, ovvero alla fine entropica. Se esistono, come esistono, saperi ed energie capaci di contrastare questo disfacimento e di costruire nuove coordinate di senso per le scelte individuali e collettive, allora l’officina per l’egemonia è una buona occasione.