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Tomaso Montanari
Una Cittadella da svendere
6 Novembre 2013
Beni culturali
Un rospo al giorno. Fin quando chi pratica il saccheggio del patrimonio dell’umanità sarà lasciato libero di farlo grazie all’investitura elettorale? Quando, come, con quali passi chi non è d’accordo può

trovare unità d’azione? Il Fatto Quotidiano, 6 novembre 2013
La grandiosa Cittadella di Alessandria (estesa su venti ettari) è una delle più importanti testimonianze sopravvissute dell’arte della fortificazione monumentale in età moderna. Candidata a entrare nella lista dei siti Unesco, nel 2012 è arrivata prima nella classifica dei “Luoghi del cuore” promossa dal Fai: sono stati 53.953 i cittadini italiani che l’hanno segnalata. Ed è sui suoi bastioni che, il 10 marzo 1821, ha sventolato per la prima volta il tricolore nazionale.

Nel 2007 la Cittadella è stata ceduta dal ministero della Difesa al Demanio: è dunque tornata alla comunità civile? Manco per sogno, è sprofondata nel più completo degrado. Denunciando il quale degrado, Gian Antonio Stella ha scritto sul Corriere della Sera: “È una questione di scelte: o la manutenzione quotidiana, che forse è noiosa e ripetitiva ma salva i monumenti, oppure l’abbandono in attesa, di anno in anno, di decennio in decennio, di un mega-progetto sbandieratissimo e complicatissimo e costosissimo... Scelte: solo una questione di scelte. Certo, in un Paese che vive di proclami roboanti e di promesse di ponti giganteschi e tunnel fantasmagorici ed Expo planetarie, la quotidiana manutenzione del buon padre di famiglia non porta voti, non porta gloria, non porta titoli sui giornali...”. Era il luglio 2011: dopo oltre due anni siamo ancora a quel punto. Poche settimane fa il Demanio ha esplicitato la propria intenzione di affidare in gestione la Cittadella a un concessionario privato.

Quel che è peggio è che il Comune di Alessandria e le associazioni come il Fai sono state tagliate fuori dalla delicatissima fase di costruzione del bando, tanto che il sindaco Maria Rita Rossa ha dovuto dichiarare che bisognerà “mettere dei paletti per la tutela del Bene e la salvaguardia delle legittime aspettative della cittadinanza alessandrina”. Nelle migliori tradizioni: all’incuria segue la privatizzazione, l’incapacità di chi dovrebbe tutelare l’interesse pubblico fa largo al profitto privato. Non era questo il progetto della Costituzione.

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