loader
menu
© 2024 Eddyburg
Alberto Asor Rosa
Una cava minaccia la val d´Orcia
6 Gennaio 2007
Toscana
La lente d’ingrandimento di un sito di particolare bellezza e d’un osservatore particolarmente attento mettono allo scoperto i modi dissennati d’uso del territorio che, in assenza d’una pianificazione seria, impestano l’Italia. Da la Repubblica, ediz. Firenze, , 4 gennaio 2007

Bene ha fatto, anzi, molto bene ha fatto il sindaco di S. Quirico d´Orcia, Marileno Franci, a denunciare per «appropriazione indebita» la Monsanto, grande produttrice internazionale di Ogm, perché sul suo sito usa a scopi pubblicitari foto di paesaggi indimenticabili della Val d´Orcia. L´importanza di tale denuncia sta nell´acquisita consapevolezza che paesaggio e territorio, essendo patrimonio di tutti, non possono essere sfruttati in senso speculativo da nessuno: neanche quando si tratti di quel bene, più astratto e forse più difficilmente definibile dal punto di vista giuridico, che è 1´ «immagine del territorio». Farei due osservazioni, una procedurale, 1´altra più sostanziale.

Per più di un anno sono apparse su grandi quotidiani nazionali e su quotidiani locali e minori, vistose inserzioni pubblicitarie dell´impresa Iniziative toscane, le quali, oltre a pubblicizzare i cosiddetti "Casali di Monticchiello", portavano in alto a sinistra, in bell´evidenza, la dizione: "Provincia di Siena", in alto a destra "Comune di Pienza", e in bella vista nel corpo del messaggio "Parco artistico naturale e culturale della Val d´Orcia" e "Patrimonio Mondiale dell´Umanità", con chiara allusione all´Unesco. Sullo sfondo la foto della strada contornata di cipressi che scende verso Monticchiello, e che è una di quelle che ora il sindaco Franci contesta alla Monsanto.

Si direbbero forme di appropriazione dell´immagine e del messaggio non meno pesanti di quelle operate dalla Monsanto. Non risulta che i vari Enti chiamati in causa - se si esclude una tardivissima iniziativa dell´Unesco, del resto inesplicabilmente inerte in tutta la vicenda - abbiano mai formulato nei confronti delle Iniziative toscane richieste analoghe a quelle del sindaco Franci. Se non è così, sarebbe interessante sapere come e quando esse si siano manifestate, e con quali reazioni ed effetti.

Secondariamente (ma non tanto): è del tutto ovvio che la "difesa dell´immagine del territorio" è importante, ma ancor più importante è la "difesa del territorio".

Ora, giunge notizia dalla stampa (a partire da un articolo del Corriere di Siena del 22 settembre u.s. seguito da diversi altri) che nel territorio del comune di San Quirico, presieduto dal suddetto sindaco Franci, sono state avviate le procedure per estendere di ben diciotto ettari la cava di argilla, da cui trae la materia prima una nota fabbrica di laterizi del luogo, la cosiddetta «cava di Malintoppo» (nome, si deve convenire, poco beneaugurante). Esaminata de visu, la cosa, se realizzata, si presenterebbe catastrofica: il fronte della cava, infatti, risulterebbe prospiciente, senza più alcuna copertura, proprio ad alcuni fra i poderi e fra le colline più belli dell´intera Val d´Orcia.

E´ facile rendersi conto che la situazione di San Quirico, dove è interessata un´attività produttiva che dà lavoro a svariate decine di dipendenti, non è paragonabile a quella puramente speculativa dei "Casali di Monticchiello". Tuttavia, proprio questa maggiore complessità dovrebbe spingere a cercare soluzioni che non siano ancora una volta a danno del paesaggio valdorciano, il quale, non c´è ombra di dubbio, non è in grado di sopportare altre offese dopo quelle recentemente subite. Se è vero quello che scriveva (2 gennaio) su questa colonne il presidente della Commissione regionale Territorio e Ambiente, Erasmo D´Angelis, e cioè che il problema toscano consiste oggi nel tentare di coniugare virtuosamente il "vecchio" modello di sviluppo con quello "nuovo" e potenzialmente prevalente, il caso di San Quirico d´Orcia è uno di quelli con cui il personale politico del centro-sinistra deve da subito misurarsi per dimostrare che è in grado di farcela (cosa di cui, sulla base delle esperienze passate, sarebbe lecito dubitare). Aggiungo che, per restare al caso Val d´Orcia (ma forse il ragionamento varrebbe in generale per il caso Toscana), siamo andati avanti recentemente a colpi di casi singoli, il che non solo è sbagliato ma è anche improduttivo dal punto di vista degli obbiettivi da raggiungere. Bisognerà tornare ad affrontare l´argomento in maniera globale: non mancherà il modo di farlo in tempi anche brevi.

ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg