Titolo originale: A 21st century catastrophe – Scelto e tradotto da Fabrizio Bottini
La Gran Bretagna devastata dalle alluvioni sta soffrendo di una inedita emergenza civile, è chiaro: un disastro causato dal clima del XXI secolo.
Un clima diverso da qualunque cosa si sia vista prima. L’alluvione che si è prodotta, e che ha lasciato oltre 300.000 persone senza acqua potabile, quasi 50.000 senza elettricità, altre migliaia senza tetto e causato danni per un valore di 2 miliardi di sterline – il conto non è finito – è senza precedenti nella storia britannica moderna.
Non esiste nulla negli ultimi cent’anni, se si parla di alluvioni causate dalle piogge, che abbia fatto tanti danni. Secondo l’Agenzia per l’Ambiente, anche il peggior caso precedente, la grande alluvione della primavera 1947, aggravata dal disgelo seguito a un inverno eccezionalmente rigido, è stato stavolta superato.
“ Non abbiamo mai assistito prima a un’alluvione di queste dimensioni” ha comunicato ieri l’agenzia. “ Il riferimento è il 1947, e l’abbiamo già superato”. L’evento del 1947 era stato giudicato il più grave sull’arco di 200 anni.
Cosa più notevole, il fatto che l’incredibile scenario a cui il paese si trova ora di fronte – intere città isolate, enormi aree sott’acqua, evacuazioni di massa, infrastrutture paralizzate, fiumi gonfi in modo quasi grottesco, dal Severn al Tamigi e altri, e non si è ancora arrivati al massimo livello – tutto questo, è stato determinato da un singolo giorno di pioggia. La quantità di un mese e oltre, in un’ora. É evidente che il governo e le autorità civili, da Gordon Brown ai servizi di emergenza, siano in difficoltà per rispondere, e non soltanto per le dimensioni fisiche del disastro, ma per la sua qualità. É qualcosa di completamente sconosciuto. Di nuovo. Eppure è quanto viene previsto, da almeno dieci anni, e più.
Nessuno può dare la colpa dell’alluvione di settimana scorsa, o anche di quelle di giugno - quando nello Yorkshire è successo quanto accade ora in Gloucestershire e Worcestershire – di un solo giorno di pioggia, direttamente al riscaldamento globale. Tutti i climi hanno una loro variabilità naturale, che prevede anche eventi eccezionali.
Ma gli “eventi catastrofici eccezionali” delle precipitazioni nell’estate 2007, il 24 giugno e il 20 luglio, sono perfettamente in linea con le ribadite previsioni di quanto porterà il mutamento climatico.
Sono passati quasi dieci anni da quando gli scienziati dello UK Climate Impacts Programme hanno fornito le prime previsioni precise di cosa aspettava la Gran Bretagna nel XXI secolo: e in cima all’elenco c’erano le precipitazioni piovose, in aumento sia per l’intensità che per la frequenza.
Si ritenevano più probabili in inverno, mentre le estate erano previste calde e secche. Ma ieri Peter Stott dello Hadley Centre for Climate Prediction and Research al Met Office, autore di uno studio scientifico che collega l’incremento delle precipitazioni piovose al cambiamento climatico, ha commentato: “È possibile nel quadro del cambiamento climatico che ci possa essere un aumento degli eventi estremi di precipitazione, anche con una generale diminuzione delle piogge”.
Lo studio di Stott e altri, riportato dall’ Independent di ieri, individua per la prima volta una “impronta digitale umana” nell’incremento delle piogge dei decenni recenti alle latitudini medie dell’emisfero settentrionale: ovvero, rileva che sono in parte state causate dal riscaldamento globale, a sua volta determinato dalle emissioni di gas serra.
L’opinione pubblica nel suo insieme, sembra non aver ancora compreso queste previsioni sugli eventi estremi di precipitazioni piovose, pensando al cambiamento climatico solo in termini di clima più caldo. Ma la comunità scientifica ne è invece ben consapevole, e ha ribadito i propri avvertimenti.
Uno dei più importanti arriva da un gruppo di esperti a cui è stato chiesto di esaminare i rischi nel 2004 dal Consigliere Scientifico Sir David King, nel quadro del programma governativo Foresight Programme. Il loro rapporto, Future Flooding, spiega che se non si prendono precauzioni, le gravi alluvioni determinate dal cambiamento climatico potranno portare a un enorme aumento della quantità di persone e proprietà a rischio. Ma ancora una volta, si tratta di qualcosa che non entra nella consapevolezza pubblica.
Fra tutte le notizie di centri abitati travolti dall’acqua ieri, un annuncio significativo di Gordon Brown e del Ministro per l’Ambiente, Hilary Benn, è che il governo sta istituendo un organismo indipendente di indagine sulle alluvioni di giugno e luglio.
Il cui rapporto avrà un’importanza immense, e potrebbe rivelarsi una pietra miliare per quanto riguarda la consapevolezza collettiva britannica della realtà del cambiamento climatico. Si concentrerà senza alcun dubbio sui problemi centrali della risposta alle alluvioni – non esiste un singolo ministro o persona, responsabile del complesso – ma potrebbe anche dare una prospettiva degli eventi in termini di riscaldamento globale, a arrivare alla conclusione che questa potrebbe essere un’anticipazione di futuro. Gli eventi del 2007 alla fine potrebbero essere considerati come un campanello d’allarme per gli effetti del cambiamento climatico che si avvicinano rapidamente.
Nessuno li aveva considerati. Ma pare che sia così, col clima che cambia. Nell’aprile 1989 Margaret Thatcher, allora primo ministro, tenne un seminario per i vertici del governo sul riscaldamento globale al n. 10 di Downing Street, e uno degli invitati a parlare era lo scienziato e guru ambientalista James Lovelock. Poi un giornalista gli chiese quali sarebbero stati i primi segnali di quel riscaldamento. Rispose: “ Sorprese”. Alla richiesta di spiegarsi meglio precisò: “ L’uragano dell’ottobre 1987 è stata una sorpresa, no? Ce ne saranno delle altre”.
Anche le alluvioni del 2007 sono state una sorpresa, e se ha ragione Lovelock, ce ne saranno delle altre. Benvenuti nel clima del XXI secolo.
L’alluvione del 1947
Il Grande Diluvio del 1947, l’ex peggiore inondazione causata in Gran Bretagna dalle precipitazioni piovose, fece rompere gli argini a tutti i corsi d’acqua del sud, delle Midlands e del nord-est, sommergendo 300.000 ettari di terre e causando danni per un valore stimato in 4 miliardi di sterline (valore attuale).
Il disastro fu causato principalmente dal rapido scioglimento di ghiaccio e neve che avevano coperto gran parte d’Inghilterra durante un inverno particolarmente lungo e freddo. Il medesimo clima che aveva causato il disgelo, produsse anche parecchie piogge, ad esasperare i danni dell’alluvione.
Il momento non avrebbe potuto essere peggiore: la Gran Bretagna si stava ancora riprendendo dalla guerra. C’era un rigido razionamento, povertà diffusa e l’economia arrancava. Quello che rese la catastrofe anche più grave, fu il suo verificarsi prima dell’epoca delle assicurazioni contro questi eventi.
Gli allagamenti cominciarono nel sud, dal Somerset al Kent, con molti fiumi a rompere gli argini. Il 14 marzo, erano state sommerse ampie zone occidentali e nord-orientali di Londra. Il giorno successivo, il Tamigi esondò a Caversham, vicino a Reading, e nella zona della valle del Lea a est di Londra.
Alla fine del mese, si calcolavano 100.000 abitazioni alluvionate, centinaia di migliaia di persone evacuate, e gran parte dei raccolti dell’anno spazzati via.