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Jacopo Rosatelli
Un varco tedesco per Tsipras
24 Marzo 2015
Articoli del 2015
«Il bilan­cio del ver­tice è, stando alle dichia­ra­zioni, posi­tivo per entrambi. Ma chi ha segnato un punto è cer­ta­mente il pre­mier greco».

Il manifesto, 24 marzo 2015 (m.p.r.)



Capirsi meglio, com­bat­tere gli ste­reo­tipi neo-nazionalisti, tro­vare solu­zioni accet­ta­bili per tutti: la pos­si­bi­lità di un’intesa poli­tica fra Ale­xis Tsi­pras e Angela Mer­kel parte da que­sti presupposti. Sot­to­li­neati con forza ieri, nella con­fe­renza stampa seguita alla prima visita uffi­ciale del pre­mier greco a Ber­lino. Al cen­tro dell’incontro fra il lea­der di Syriza e la can­cel­liera ovvia­mente l’Europa, cioè la gestione euro­pea della crisi greca, ma anche «le rela­zioni bila­te­rali fra i due Paesi», e cioè il con­ten­zioso per le con­se­guenze dell’occupazione nazi­sta durante la seconda guerra mondiale.

Due aspetti sim­bo­li­ca­mente intrec­ciati, ma rigi­da­mente sepa­rati nella rap­pre­sen­ta­zione uffi­ciale: con abi­lità diplo­ma­tica, Tsi­pras ha riba­dito di fronte a Mer­kel il punto di vista greco sulla neces­sità di otte­nere ripa­ra­zioni per le deva­sta­zioni bel­li­che, sot­to­li­neando a più riprese, però, che «que­sto tema non c’entra con la crisi attuale».

Il bilan­cio del ver­tice è, stando alle dichia­ra­zioni, posi­tivo per entrambi. Ma chi ha segnato un punto è cer­ta­mente il pre­mier greco. A dif­fe­renza di altri (pseudo) lea­der dell’Europa meri­dio­nale che al cospetto della potente can­cel­liera non sanno far altro che sco­din­zo­lare ubbi­dienti, Tsi­pras ha colto l’occasione per riba­dire urbi et orbi la posi­zione di Atene. Con fer­mezza, ma con parole pacate e sguardo disteso, a dispetto di chi dipinge la nuova diri­genza greca come «una banda di hoo­li­gans» (copy­right Frank­fur­ter All­ge­meine Zei­tung). Due i punti-chiave.

«Primo: abbiamo alle spalle 5 anni di un “pro­gramma di sal­va­tag­gio” che per noi non è di suc­cesso, ma ha peg­gio­rato la situa­zione: non ha rag­giunto obiet­tivi di con­te­ni­mento del debito e ha aumen­tato le dise­gua­glianze», ha argo­men­tato il pre­mier greco, citando uno stu­dio della fon­da­zione Hans Böc­kler, auto­re­vo­lis­simo isti­tuto di ricerca tede­sco. «Secondo: sarebbe una sem­pli­fi­ca­zione dire che i pro­blemi in Gre­cia sono respon­sa­bi­lità di altri e non nostra, pur non essendo esente da cri­ti­che il modo di fun­zio­nare dell’Unione euro­pea», ha aggiunto Tsipras.

«Allora, se siamo d’accordo su que­sti due punti, siamo d’accordo anche sulla con­clu­sione: biso­gna miglio­rare ciò che non andava bene nelle poli­ti­che seguite sin qui, e quindi biso­gna fare ciò che non hanno fatto i governi precedenti». Cioè: favo­rire la coe­sione sociale e com­bat­tere le ingiu­sti­zie. «Biso­gna rispet­tare i trat­tati, ma anche la demo­cra­zia e le sovra­nità nazio­nali»: impos­si­bile una cosa senza l’altra.

Mer­kel ha richia­mato più volte l’accordo-quadro del 20 feb­braio, sot­to­li­neando ciò che sta a cuore al suo governo: «Le cifre for­nite dal governo greco devono essere vere». La paura di tro­varsi nuo­va­mente di fronte al gioco delle tre carte che fece il governo di Nea Demo­kra­tia prima dello scop­pio della crisi c’è tutta. Ma dopo l’incontro di ieri sem­bra esserci mag­giore fidu­cia verso Atene. Anche per la can­cel­liera «è impor­tante che la Gre­cia si raf­forzi, cre­sca, scon­figga la disoc­cu­pa­zione, in par­ti­co­lare quella gio­va­nile». E, natu­ral­mente, «che abbia un bilan­cio solido».

Un avvi­ci­na­mento delle posi­zioni sem­bra esserci stato, dal momento che Mer­kel non ha insi­stito sugli accordi dell’epoca di Anto­nis Sama­ras, data evi­den­te­mente per supe­rata in modo defi­ni­tivo. Stando alle agen­zie tede­sche, la disten­sione deri­ve­rebbe anche da un pac­chetto di misure che Tsi­pras avrebbe pre­sen­tato in ante­prima alla potente padrona di casa: vi sareb­bero aumento dell’età pen­sio­na­bile e pri­va­tiz­za­zioni. Ma non ci sono riscon­tri che con­fer­mino que­ste voci. E la disin­for­ma­cija dei media main­stream è sem­pre al lavoro, quando si tratta di Grecia.

Alle domande rela­tive ai pro­blemi di liqui­dità, il lea­der greco ha rispo­sto senza per­dere l’aplomb: «È una que­stione nota da tempo, che noi abbiamo ere­di­tato e non abbiamo mai nasco­sto, e sulla quale non c’è nulla di nuovo da dire. Certo, io non sono venuto qua a chie­dere alla can­cel­liera di pagare le pen­sioni dei greci». Mer­kel non si è sbi­lan­ciata, affer­mando che la com­pe­tenza è dell’Eurogruppo, non sua. Parole pru­denti, com’era ine­vi­ta­bile: la lea­der demo­cri­stiana insi­ste sem­pre sul fatto di essere «alla pari degli altri», e quindi di non avere titolo per «det­tare la linea».

L’eccezionalità tede­sca è rico­no­sciuta, invece, nel capi­tolo memo­ria sto­rica: «Esa­mi­ne­remo le richie­ste della Gre­cia sulle ripa­ra­zioni per la seconda guerra mon­diale con la con­sa­pe­vo­lezza dei gra­vis­simi cri­mini com­piuti dai nazi­sti». Una «que­stione etica», ha riba­dito Tsi­pras, che è stato duris­simo nel cri­ti­care gli acco­sta­menti impro­pri fra Terzo Reich e Ger­ma­nia attuale: «Anche il gior­nale del mio par­tito ha fatto errori su que­sto. Guai ad ali­men­tare gli ste­reo­tipi, da ambo le parti».

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