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Bernardo Rossi Doria
Un nuovo ponte per Civita di Bagnoregio? Equivoci e interessi
20 Dicembre 2008
L’enfasi sprecona del modernismo modaiolo negli interventi sui centri storici. Che c’è sotto il pennacchio? Una testimonianza per eddyburg

Tra gli architetti italiani il tema del ponte è sempre stato popolare. Anche perchè provengono da scuole in cui la formazione ingegneristica ha avuto fin dall’origine un ruolo fondante. Il tema è poi di attualità dopo che si è realizzato e si discute del ponte pedonale di Calatrava a Venezia. Tanto che c’è stato un piccolo concorso di idee dotato di modestissimi premi per “la riqualificazione dell’accesso all’abitato di Civita di Bagnoregio”.

Nonostante che nella intestazione non si parli del ponte pedonale esistente che garantisce oggi l’accesso alla Civita (una rupe tufacea simile ma molto più piccola di quella di Orvieto) , l’oggetto al centro della discussione era proprio quello: la sua “bruttezza” e il suo impatto negativo sull’ambiente circostante.

Da anni ormai si parla di demolirlo come se fosse un “ecomostro” senza che sia chiaro cosa fare al suo posto. Il ponte è in realtà una passarella pedonale in c.a. realizzata negli anni sessanta in sostituzione di un vecchio ponte in pietra. Era stato parzialmente danneggiato durante la guerra e fu definitivamente demolito dal Genio Civile con la sua logica dello sgombero delle macerie anche laddove non c’erano. La nuova costruzione comportòl’abbassamento della quota di circa venti metri, e l’accelerazione dei processi di dissesto idrogeologico del calanco argilloso su cui poggia insieme al masso di tufo su cui insiste l’abitato. (Dichiarato a “trasferimento” ma mai definitivamente sgombrato)

La passarella ora fondata su pali profondi 25 m. in cemento, è lì ormai dal 1965. Svolge perfettamente la sua funzione di accesso di pedoni e muli,e recentemente di trattorini e motocross, come quello precedente ma con pendenze maggiori. Poggia su pali sottili ed alti anche 18 metri. E’ protetto da una ringhiera in ferro senza qualità ma anch’essa funzionale. Complessivamente presenta una sua “bruttezza” ingegneristica enfatizzata dai media dopo che una associazione di imprese ora molto nota come “Civita” ha fatto del nome del luogo il suo Logo e ne ha teorizzato la demolizione. Negli anni ‘80 sono circolati progetti di tunnel e pozzi scavati nel fragile masso di tufo per raggiungere in ascensore la piazza della cattedrale.

Il concorso di idee è stato finanziato dal ministero dei LLPP con 60.000 euro e bandito dal comune. Sono stati presentati 78 progetti (da rappresentare su due poster e descrivere con una relazione di tre pagine).

La cosa più discutibile di questa storia è stata la gestione del concorso. La formazione di una commissione pletorica formata in prevalenza da sconosciuti con qualche funzionario locale, che ha emanato un giudizio risultato inspiegabile e finora non motivato. I verbali non sono stati resi pubblici. E’ stata prodotta presso la Provincia di Viterbo una mostra dei progetti durata quattro giorni ed aperta da una conferenza stampa di cui la stampa locale ha poco o niente riferito. I concorrenti non sono stati nemmeno avvertiti. Una seconda esposizione semiclandestina di altri quattro giorni è stata allestita a Bagnoregio. Nessuna pubblica illustrazione dei risultati, nessun pubblico dibattito. Eppure un concorso di idee doveva servire a questo.

Si è appreso poi da un foglio locale distribuito a Bagnoregio e ispirato dalla “opposizione” nel CC che ai premiati sono stati distribuiti complessivamente 23.000 euro e che il resto, 37.000 euro sia stato destinato alle spese del concorso, ovvero in gran parte ai gettoni dei commissari.

In questa situazione non c’è che provare a dare una valutazione dell’esito del concorso ricavata dalla visita alla mostra. Premetto che ho partecipato, ed ammetto che c’erano dei progetti migliori di quello del mio gruppo. Devo dire tuttavia che sapevo che per risultare visibile avrei dovuto coltivare la strada della eliminazione del ponte, perchè il modesto clima culturale locale lo chiedeva. Volevo soltanto dissociarmi da quel clima che conosco perchè saltuariamente risiedo lì.

Ebbene, contrariamente alle aspettative soltanto tre o quattro progetti, uno simile a quello antico dell’associazione Civita, ne hanno proposto la demolizione e sostituzione con percorsi meccanizzati. Una decina di progetti ne prevedono la demolizione e ricostruzione, alcuni attendibilmente poggiati sui plinti di appoggio del vecchio ponte, altri non molto chiari quanto ad appoggio. Ma sorprendentemente ha largamente prevalso la tesi che il ponte è l’unica soluzione possibile, e che il tema è quello di dare un arredo meglio disegnato a quello che esiste, insomma di “vestirlo” e di operare una riqualificazione del contesto.

Questa approssimativa statistica, (sicuramente esposta a puntualizzazioni che non spostano la valutazione complessiva) è indicativa, e documenta che il bando di concorso “di idee” era una ottima iniziativa. Mostra che la maggioranza dei partecipanti, architetti e ingegneri, si sono tenuti alla larga da improponibili velleitarismi, che la sollecitazione all’amministrazione è quella di operare con concretezza e su progetti “fattibili”.

Bene. Il verdetto della giuria dichiara vincitore il più improbabile tra i progetti, che prevede l’appoggio alla rupe di un cilindro semi aperto con all’interno due ascensori divisi da una cascata (si una cascata d’acqua!). A questo cilindro si accosta in maniera non chiaramente descritta una cordonata di scale che forse son pensate per l’emergenza. Il progetto non è neanche ben rappresentato. Un secondo progetto premiato prevede invece un ponte in stile Calatrava mal digerito, in sostituzione dell’esistente, altrettanto improbabile quanto a fattibilità. I commenti negativi di Sgarbi e di Gregotti (per bocca dello psichiatra Crepet) sulla stampa nazionale, sono gli unici di qualche rilievo.

In conclusione la giuria non ha tenuto conto delle sollecitazioni dei tecnici più consapevoli. Forse oggi è pentita e pensa ad altro, se è vero che non si propone neanche di confrontarsi pubblicamente sull’argomento. L’amministrazione sembra voler dimenticare tutta questa imbarazzante storia, nonostante che il ponte esistente richieda un pò di manutenzione, ed il calanco argilloso su cui poggia richieda finalmente qualche prudente opera di difesa del suolo, dopo alcuni fallimentari interventi della protezione civile negli ultimi quindici anni.

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