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Costantino Cossu
Un mare di cemento sulla laguna
30 Luglio 2005
Sardegna
“Cagliari, la baia di Chia distrutta dalla speculazione edilizia. Violata la legge salvacoste”. Un intervento palesemente abusivo. Da il manifesto del 30 luglio 2005

Nello stagno di Campana svernano i fenicotteri rosa. E' un'area protetta dalle normative europee (fa parte di un «sito d'interesse comunitario», come si dice nel linguaggio della burocrazia di Bruxelles). Il comune di Domus de Maria ha ottenuto dall'Unione europea un finanziamento di 250.000 euro per tutelarlo, circondandolo di una palizzata di legno. Ora, a ridosso dello stagno, c'è un parcheggio, pieno, a luglio, delle auto di turisti che arrivano da mezza Europa. E' uno dei tanti scempi resi possibili dal piano urbanistico comunale (Puc) approvato all'unanimità a Domus de Maria, senza distinzione di maggioranza e opposizione, il 26 febbraio di quest'anno. In pochi mesi, una colata di cemento si è riversata sulla costa che va dalla laguna di Chia a Capo Spartivento, quarantacinque chilometri ad ovest di Cagliari. Una zona di straordinario pregio paesaggistico e naturalistico è stata devastata da villaggi turistici che si sono divorati intere colline e hanno distrutto ettari di macchia mediterranea, ginepri secolari fatti a pezzi dalle ruspe.

Disastro ambientale

Tutto nel silenzio più assoluto. Almeno sino a quando, lo scorso maggio, non è intervenuto il Wwf, che ha denunciato il saccheggio e che, per bocca dei suoi dirigenti regionali, non esita ora a parlare di disastro ambientale. Nel tentativo di bloccare lo scempio, l'associazione ambientalistica ha presentato un ricorso al Tar, per chiedere l'annullamento del piano urbanistico di Domus de Maria. Intanto, però, le ruspe hanno fatto buona parte del loro lavoro, e riportare Chia e la sua laguna allo stato originario forse non sarà più possibile.

Vedere da vicino che cosa è stato fatto è sconcertante. Il parcheggio delle auto che sorge accanto allo stagno dei fenicotteri è la deturpazione più evidente. Ma basta addentrarsi appena all'interno per capire che la parola disastro non è stata usata a sproposito dal Wwf. Sulla collina che declina verso la laguna sorge l'edificio di un club nautico che doveva essere costruito nella zona del porto. Porto mai realizzato per la sollevazione generale di ambientalisti e opinione pubblica: si dovevano spianare le dune e dragare il fondale dello stagno. A tanto non ci sono arrivati. Dal Puc il porto lo hanno tolto. Il club nautico è rimasto, anche se sulla costruzione la Guardia forestale ha sollevato dubbi di legittimità sulle proroghe della concessione rilasciata dal comune. Per non parlare della differenza tra ciò che era previsto nel progetto autorizzato dall'ufficio paesistico della Regione Sardegna e ciò che è stato costruito. Una relazione della Guardia forestale è stata consegnata alla procura di Cagliari lo scorso dicembre, quando del club nautico esistevano solo le fondamenta. La procura non si è mossa e ora l'edificio è arrivato al tetto. Poco oltre, in un posto che si chiama Tanca Sisca, lo scempio è totale. La collina è stata ricoperta da file e file di villette a schiera, un enorme villaggio turistico con tanto di piscine e di centri commerciali. All'ingresso del cantiere c'è scritto che i lavori sono cominciati il 15 febbraio 2005. In pochi mesi è venuta su una seconda cittadina, a poche decine di metri dal mare. Un sistema delicatissimo, come quello delle dune e della laguna, minacciato nei suoi equilibri, con il rischio di danni irreparabili.

Com'è potuto accadere tutto ciò in una regione in cui lo scorso 11 agosto la giunta guidata da Renato Soru ha approvato, tra i suoi primi atti, una legge che impedisce di costruire qualsiasi cosa, anche una semplice capanna di frasche, dentro una fascia di due chilometri dal mare?

Al comune di Domus de Maria dicono che loro sono in regola perché la legge salvacoste voluta da Soru esclude le opere edilizie già avviate al momento dell'entrata in vigore del provvedimento. Il Wwf replica che le cose, nel caso di Chia, non stanno per niente così. E cita il testo della legge salvacoste: «Restano fuori dalle disposizioni della presente normativa le opere che alla data del 10 agosto 2004 siano già legittimamente avviate, ovvero sia stato realizzato il reticolo stradale e si sia determinato un mutamento consistente ed irreversibile dello stato dei luoghi». «Nel caso specifico _ dicono al Wwf _ le opere edilizie non erano state neppure avviate alla data del 10 agosto 2004. E come se non bastasse, risulta dalla relazione allegata al piano urbanistico di Domus de Maria che buona parte delle convenzioni di lottizzazione cui si riferiscono le costruzioni in questione sono abbondantemente scadute». Il sindaco di Domus de Maria replica che le lottizzazioni erano già previste dal precedente piano urbanistico, bocciato solamente in parte, per irregolarità di legge, dal Comitato regionale di controllo, e quindi di fatto valido una volta che il consiglio lo ha riapprovato tenendo conto delle modifiche richieste. E' uno stratagemma, questo, cui altri amministratori stanno ricorrendo. Nei giorni scorsi è partito il consueto monitoraggio aereo della Guardia di finanza lungo le coste della Sardegna. Dall'elicottero si riesce a vedere che cosa sta accadendo nei territori dei diversi comuni. I casi come quelli di Chia sono molti. «In Gallura _ ha rivelato nei giorni scorsi il delegato regionale del Wwf, Luca Pinna _ sta succedendo di tutto. Ci sono cantieri aperti anche nelle isolette di fronte alla Costa Smeralda. Stiamo chiedendo gli atti a i comuni per capire sulla base di quali supporti legislativi sono state erogate le concessioni. Se sarà necessario, ricorreremo alla magistratura».

Il via libera di Legambiente

Intanto, però, Fulco Pratesi, con una lettera a Soru, chiede un intervento immediato della Regione Sardegna. Finora, però, dal governatore e dall'assessore all'Ambiente, Tonino Dessì, nessuna risposta. Il Wwf, inoltre, polemizza con Legambiente: «Il presidente regionale di Legambiente, Vincenzo Tiana _ spiega Pinna _ prima non ha firmato il ricorsa al Tar e poi ha siglato un accordo con Domus de Maria per un progetto di protezione dei cordoni dunali e dei ginepri, senza tenere conto di quanto sta accadendo». Tiana replica: «Il ricorso al Tar è inutile, perché il Puc, prima di essere adottato, deve passare alla Regione, che può e deve intervenire. Per noi le volumetrie sono eccessive. Perciò abbiamo chiesto alla Regione di ridurle e di spostarle lontano dal mare». «Il fatto è - controbatte il Wwf _ che nelle lottizzazioni dove i cantieri erano aperti il danno è già enorme e solo il ricorso al Tar ha potuto bloccarlo».

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