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Paola Somma
Un giardino all’inglese; gli altri agli amici degli amici
29 Aprile 2015
Vivere a Venezia
Da qualche giorno, sul cancello dei giardini della Marinaressa, uno splendido spazio alberato di circa 2200 metri quadrati di fronte al bacino di San Marco...>>>

Da qualche giorno, sul cancello dei giardini della Marinaressa, uno splendido spazio alberato di circa 2200 metri quadrati di fronte al bacino di San Marco...>>>

Da qualche giorno, sul cancello dei giardini della Marinaressa, uno splendido spazio alberato di circa 2200 metri quadrati di fronte al bacino di San Marco, sono affissi due cartelli: uno con la scritta “chiuso per restauro”, l’altro con l’annuncio che saranno riaperti in occasione della Biennale d’Arte, che vi allestirà uno dei suoi eventi collaterali.

L’area, di proprietà dell’autorità portuale, è da alcuni anni in concessione al comune, che dopo aver ripristinato percorsi e panchine, sistemato e reimpiantato alberi, nel 2010 l’ha riaperta al pubblico con una grande festa popolare. Ora, a causa del federalismo demaniale, il comune ne diviene proprietario a pieno titolo. Ma non si tratta di una buona notizia. Dal momento che il federalismo demaniale consiste, in realtà, nell’attribuzione ai comuni del ruolo di intermediario nello smantellamento del patrimonio statale, il passaggio di proprietà coincide quasi sempre nella sottrazione di un bene pubblico ai cittadini.

E questo sembra il destino dei giardini della Marinaressa che, situati in una posizione di grande pregio, lungo la riva dei Sette Martiri di fronte alla quale parcheggiano grandi alberghi galleggianti e maxi yachts, sono un’occasione imperdibile per i tanti mecenati a caccia di buoni affari.

Giustamente, lo Yorkshire Sculpture Park, l’associazione inglese che ne è entrata in possesso, ha espresso grande soddisfazione per “l’unica ed eccitante opportunità” di esibire sei grandi sculture in bronzo, legno di cedro e resina poliuretana di Ursula von Rydingsvard in «un parco pubblico con veduta mozzafiato sul bacino e San Giorgio Maggiore». Nell’ottobre del 2014, ha anche reso noto di essersi messa d’accordo con il comune per far ridisegnare il giardino da un progettista di fiducia della stessa associazione.

Poche notizie sono trapelate, invece, dal comune durante la gestione del commissario straordinario Vittorio Zappalorto, che ogni giorno cede ai privati qualche bene pubblico. Quello che si sa è che l’autorità portuale ha chiesto e concordato 5.731 euro per l’occupazione del suolo per i sei mesi di durata della Biennale, pari a 955 euro mensili, e concesso alla società inglese un diritto di prelazione per il futuro.

Qualche cittadino ha protestato, ma in attesa del “garden designer” il giardino è stato devastato. Sono stati tolti alberi senza le necessarie autorizzazioni, nessun progetto è stato discusso e approvato e il commento del dirigente del settore Verde Pubblico è stato: «capisco le proteste dei cittadini che si sono preoccupati, infatti per legge bisogna giustificare la rimozione degli alberi… ma tra poco il giardino sarà bellissimo». Inutili sono state anche le richieste di rispettare le norme del piano regolatore che destina l’area a “parco ad uso pubblico” e non prevede possibilità di concessione ai privati.

Ma ormai, a Venezia, le destinazioni del piano regolatore vengono modificate a nostra insaputa e norme e vincoli vengono cancellate in cambio di quattro soldi o per far piacere agli amici. Pochi mesi fa, una variante urbanistica è stata allegata anche alla convenzione con la quale il commissario ha concesso i Giardinetti Reali a San Marco alla Venice Gardens Foundations.

In un primo momento, il comune aveva individuato il mecenate di turno in Renzo Rosso, il quale però ha preferito sponsorizzare il ponte di Rialto. Così il commissario, senza neppure lanciare il bando per una manifestazione di interesse, ha affidato direttamente la gestione dei Giardinetti alla Venice Gardens, che si è appositamente costituita.

L’accordo prevede che la fondazione, presieduta da Adele Re Rebaudengo spenda 3 milioni e 800 mila euro per interventi che prevedono, oltre alla demolizione di un bunker e alla costruzione di una nuova serra, l’apertura di un collegamento tra i giardini e piazza San Marco, attraverso il museo Archeologico e il Correr.

In cambio, Venice Gardens gestirà, per 19 anni, la coffee house e la nuova serra. Inoltre potrà organizzare all’interno dei giardini, che hanno una dimensione di circa 6 mila metri quadrati, attività di studio e di ricerca, e creerà “una linea di articoli da giardino”. Il commissario ha detto che si tratta di «un miracolo, nato da una volontà comune di restituire alla città i suoi Giardini Reali». Il subcommissario Natalino Manno ha aggiunto «non sono veneziani, ma sono persone di elevata cultura» e la sopraintendente Renata Codello ha definito l’accordo «quasi un regalo di Natale alla città».

Tanto a proposito dei Giardini della Marinaressa che dei Giardinetti Reali, la stampa si è profusa in elogi riconoscenti alla munificenza dei mecenati. “Nuove piante ai Giardini della Marinaressa”, “Mecenati adottano i giardinetti” “ I giardinetti torneranno a splendere” sono alcuni dei titoli con i quali si racconta al cittadino derubato che gli è stato fatto un regalo.

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