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Sandro Roggio
Un cubo bianco al posto di un edificio storico
14 Maggio 2008
Si possono costruire case nuove nelle piazze storiche? Proteste a Nuoro, in una corrispondenza per eddyburg

Il progetto di ampliamento del Museo d'Arte Moderna di Nuoro ( MAN) fa discutere. La scelta è quella di modificare l'assetto di una piazza, in particolare di un vecchio manufatto – come ce ne sono tanti nei centri storici della Sardegna, sobrio retaggio di un'edilizia senza fronzoli – che rispecchia il povero, introverso modo di farsi la casa da queste parti. Un edificio che rappresenta i sardi, spiega al pari di altre espressioni chi sono. Al suo posto un cubo bianco con una grande porta, via le finestre. Questa soluzione, che è difesa dalla Provincia insieme al MAN, avrebbe necessità di una deroga al Piano urbanistico e contrasta con i principi di fondo del Piano paesaggistico regionale.

Con questa storica piazza si è confrontato il grande artista sardo Costantino Nivola (collaboratore e amico di Le Corbusier) che in questo spazio ha realizzato un celebrato intervento scultoreo dedicato al poeta Sebastiano Satta.

La domanda sollevata – se nelle vecchie piazze si possano apportare correzioni/ innovazioni–non è nuova, torna ciclicamente e non è più un confronto all'avanguardia. Gli architetti, gli urbanisti, i sociologi hanno già dibattuto se e come rinnovare le fisionomia dei vecchi abitati, se attualizzarne parti con linguaggi e materiali moderni, oppure se rinunciare alle sfide del confronto vecchio-nuovo e lasciare le cose più o meno come sono.

Se c'è una novità importante nel dibattito contemporaneo riguarda la conservazione dei centri storici: idea acquisita e ormai nelle disposizioni di legge.

Il dibattito, tardivamente sollevato e indirizzato a giudicare una sola opzione, non rende giustizia al tema. Merita molta più attenzione una così importante piazza, con un così grande potere evocativo che l'intervento di Nivola ancora amplifica. Invece è stata considerata alla stregua di una piazza di periferia la cui fisionomia può soccombere di fronte ad esigenze funzionali e non solo.

Non è stata neanche presa in considerazione l'altra possibilità, quella di un restauro dell’edificio , così da evitare l’annullamento di quella parte della compagine che, indipendentemente dalla qualità dell’intervento, verrebbe a mancare.

L’architettura contemporanea non ha bisogno di conferme estetiche ma casomai etiche.

E in fondo il futuro di questi vecchi spazi dipende da quanto si è compreso del loro potenziale generatore di nuove relazioni con la contemporaneità: questa piazza di Nuoro non ha bisogno di essere rifatta, e il MAN ( peraltro ospitato in un vecchio palazzo) è già in grado di attrarre l’attenzione internazionale.

In più, le regole a cui occorre attenersi per conservare l'equilibrio raggiunto o eventualmente per reinterpretare le trame esistenti (il Ppr insiste molto a questo riguardo) hanno già una loro stesura che registra il forte convincimento che la conservazione del paesaggio storico sia una componente della civitas contemporanea.

Senza tirare in ballo l'identità e roba simile, credo che strade e piazze storiche siano testi conclusi; testi collettivi, anche se sommatoria di codici estetici individuali; e pure a Luther Blisset, aperto ai sabotaggi, non farebbe piacere se premurosi posteri riscrivessero un po' di pagine, magari le più noiose, di un racconto scritto a più mani.

Altra cosa sono le incompiutezze, le mutilazioni, i vuoti nei vecchi palinsesti. Da colmare con prudenza, secondo le regole, con progetti argomentati – molto convincenti e molto condivisi – passati almeno attraverso il vaglio dei concorsi di progettazione, come si fa ormai dappertutto. Ma in questo caso c'è fretta di togliere di mezzo una piccola casa che ha solo il torto di non avere il carisma del nuovo, per il suo tono dimesso: porta troppo piccola e ovvie finestre. Troppo poco, di sicuro, per stare al passo della spettacolarizzazione dell'architettura. Curioso che nel dibattito a sostegno delle soluzioni innovatrici si esibisca l'elenco lungo dei misfatti che ci assalgono guardandoci attorno ( “il rimorso veniva dopo, adesso ci precede”, scriveva Flaiano). Il finto antico che avanza insieme agli stili dell'edilizia per villeggianti e al blob di allumini anodizzati e di altri materiali insolenti, sono incubi che non giustificano la sostituzione di vecchie case con nuova buona architettura. Che non ha nulla da temere: credo che non solo possa ma debba esercitarsi nei paesaggi delle periferie, assai bisognosi di apporti da parte degli architetti più bravi, come sono senza dubbio gli autori del progetto del nuovo MAN.

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