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Giannandrea Mencini
Uccidere Venezia, col turismo
9 Agosto 2011
Vivere a Venezia
Proposte tra inutili e dementi per contenere la marea montante che sta uccidendo la città; unica ragionevole, quella di Italia Nostra. Terra, 9 agosto 2011

Una città con il turismo può vivere, ma anche morire. Molti veneziani la pensano così in questi giorni, con Venezia invasa da un gran numero di visitatori. La pensa così anche Italia Nostra che recentemente ha pubblicato alcuni dossier sul rischio di un "turismo" fuori controllo che metterebbe a rischio la sopravvivenza della città stessa. l'associazione si è appellata addirittura all'Unesco facendo arrabbiare il Sindaco Giorgio Orsoni. Il problema del turismo di massa a Venezia è noto da molto tempo, e forse non è mai stato affrontato seriamente. Nel 1988, mentre infuriava la polemica sulla possibilità di poter ospitare l'Expo del 2000 nella città lagunare, polemiche legate ai numeri dei visitatori potenziali in laguna che un evento del genere comportava, l'ex ministro poi Sindaco di Venezia e attuale Presidente dell'Autorità portuale veneziana Paolo Costa aveva elaborato con l'Università di Venezia uno studio sul turismo che evidenziava alcuni dati. Lo studio forniva una precisa indicazione riguardo la soglia limite di presenze media giornaliere che la città, a causa della sua struttura socio-economica, non poteva superare pena lo stravolgimento completo di tutte le attività non legate direttamente al fenomeno turistico: ventidue-milasettecento presenze giornaliere di media, mentre la soglia limite della capacità fisica di accoglienza della città era fissata in centomila presenze giornaliere. Rispetto ad allora in città ci sono più alberghi, in isola e in gronda lagunare, e soprattutto le grandi navi da crociera: il turismo è aumentato non certo diminuito.

Secondo l'analisi sui flussi turistici del 2010 del Centro studi di Banca Popolare di Vicenza, che ha attinto a dati Istat e della Banca d'Italia, il Veneto si conferma prima regione italiana sia per gli arrivi turistici (14,6%) sia per le presenze (16,3%) seguono Lombardia, Toscana, Trentino, Emilia Romagna e Lazio. La componente straniera rappresenta il 61,5% degli arrivi e il 60,4% delle presenze. Nel 2010 sono stati 10 milioni i visitatori stranieri in aumento del 7,1% rispetto il 2009. Lo studio non ha dubbi, le città d'arte hanno beneficiato di questi numeri vacanzieri: la metà degli stranieri le ha scelte per visite o soggiorni. La componente tedesca rimane la principale mentre aumentano le presenze russe e australiane e dell'America centro-meridionale.

Nuovi turisti, nuovi numeri, nuovi problemi per Venezia ? Pare proprio di si. Nei giorni scorsi la città ha vissuto uno stato d'assedio degno delle giornate di carnevale: picchi di quasi 100 mila arrivi al giorno per la concomitanza del maltempo che ha portato molti vacanzieri delle spiagge in città, l'arrivo delle grandi navi da crociera e il fine settimana. Più in generale, l'incremento medio per giugno e luglio è stato valutato in un 10%. Le categorie legate al turismo gongolano : "più gente, più soldi" ma rimane sempre il dubbio che queste entrate rimangano davvero alla città e ai suoi servizi, soprattutto pubblici, che devono affrontare spesso tali invasioni.

Anna Sandri sulla Stampa ha dato un quadro fosco ma forse veritiero del turismo a Venezia: «A seconda di come la si guardi, l'immagine che Venezia in questi giorni offre è quella di una città ingorda, che prende tutto quel che c'è da prendere, e più gente arriva meglio è, così è più facile vendere le bottiglie d'acqua minerale a 4 euro; oppure, è quella della città divorata da un turismo non “mal gestito” ma abbandonato a se stesso, senza programmazione e senza lungimiranza». La sensazione è proprio questa, il turismo di massa che invade la città non è mai stato affrontato radicalmente, mai la politica ha preso in mano la situazione e creato progetti concreti per guidare un processo che può divenire pericoloso per il tessuto urbano e sociale della città. Una situazione che va affrontata con calma, monitorata attentamente per trovare moderne contromisure che non devono essere figlie dell'emergenza.

Ma oggi non è così. Il Sindaco Orsoni non è proprio convinto delle cifre girate in questi giorni sulle presenze turistiche "allarmanti", contrarissimo a qualsiasi ipotesi di numero chiuso, ha chiesto al Governo lo sblocco delle assunzioni per aumentare l'organico dei vigili urbani e ha introdotto a Rialto sperimentalmente flussi separati ai pontili dei battelli per favorire i residenti, ma gli ingorghi e le resse permangono. L'assessore comunale al turismo Roberto Pancera spinge per gli imbarcaderi con accessi differenziati e intende intervenire in qualche modo sul turismo crocieristico in grande espansione e che ha portato i passeggeri dagli 873mi1a del 2000 ai 2 milioni 260mila del 2010. Pancera vuole equiparare gli "hotel galleggianti" agli alberghi veri e propri tassando quindi gli ospiti delle navi e dei traghetti. La risposta comunale al problema è che dal 24 agosto sarà introdotta la "tassa di soggiorno" per i turisti che pernotteranno negli alberghi del territorio comunale. Tassa che sarà determinata per persona e pernottamento fino a un massimo di cinque notti consecutive. L’imposta dunque non sarà pagata a partire dal sesto giorno di permanenza in città e le aliquote saranno diverse a secondo dell'alta o bassa stagione, all'ubicazione geografica della struttura alberghiera e alla sua categoria o tipologia. Si pagherà fino a 5 euro, gratis per i bimbi.

Potrà bastare? Per l'Udc veneziana che esprime l'assessore al turismo, bisognerebbe creare addirittura una linea di navigazione nel Canal Grande solo per turisti, per il Presidente della Provincia di Venezia Francesca Zaccariotto, leghista, bisognerebbe esportare un Piano Urbano del Traffico veicolare in città storica quindi istituire sensi unici nelle calli con divieti di svolta per i pedoni. Provocazioni a parte, in verità vengono messe sul tappeto tante ricette diverse fra loro e poco integrate mentre il problema da affrontare è serio e meriterebbe interventi coordinati e sistemici. Bisognerebbe integrare e coordinare tutti i servizi offerti e spostare i turisti dalla sola area marciana in altri luoghi della città, offrire possibilità di turismo diverso e di qualità facendo conoscere altri incantevoli luoghi di Venezia e della sua laguna, aiutando lo stesso "turista" a fare un salto di qualità culturale.

Oppure gestire meglio i flussi turistici, intervenendo sui viaggi organizzati e introducendo, come ha suggerito il Vicepresidente della sezione veneziana di Italia Nostra, Paolo Lanapoppi, un meccanismo rigido di prenotazioni. Di fatto manca uno studio davvero serio sui benefici e sui costi del turismo, l'impressione è che tuttora il turismo stia generando molti benefici soprattutto in specifici settori ma anche costi sociali e ambientali, si pensi alle statistiche sui rifiuti nel centro storico di Venezia che sono un multiplo di quelli di Mestre proprio grazie alle attività turistiche. Un problema vero che dovrebbe essere affrontato tempestivamente anche dalla politica è che la differenza positiva che c'è tra benefici e costi (ambientali e sociali) non viene destinata che in minima parte a coprire i costi cittadini che il mercato non rileva e che sono appunto quelli sociali, ambientali e di intasamento. Uno studio serio sul controllo dei flussi turistici, sfruttando le potenzialità delle nuove tecnologie e una redistribuzione verso la città “viva” del surplus generato dal turismo dovrebbero essere delle priorità di intervento.

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