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Marcello Madau
Tuvixeddu, rumore di ruspe
1 Luglio 2008
Sardegna
Dalla bellissima rivista web il manifesto sardo una notizia molto preoccupante e un articolo molto saggio, 1 luglio 2008

Filtrata senza ulteriori conferme, in attesa di maggiori e ufficiali informazioni – e soprattutto delle motivazioni – la notizia è importante: il Consiglio di Stato avrebbe respinto il ricorso della Regione Autonoma della Sardegna avverso alla sentenza del TAR Sardegna ( vedi gli articoli precedenti), che annullava l’estensione del vincolo apposto su Tuvixeddu da Renato Soru mediante una commissione nominata a norma del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, e velocemente formalizzata. Proprio la mancanza di sufficienti passaggi formali (a quanto pare, soprattutto di un congruo provvedimento di legge) sarebbe stata la motivazione che – assieme ad una non piena consultazione di Cagliari nell’ambito del precedente Accordo di programma – ha portato il Consiglio di Stato a respingere il ricorso di Renato Soru.

Riservandoci di intervenire anche in maniera straordinaria fra questo ed il prossimo numero laddove arrivassero notizie ufficiali, appare evidente come si producano diverse indicazioni di rilievo. Vediamone alcune.

Innanzitutto la salvaguardia, Partendo dal presupposto che la tutela dell’area di Tuvixeddu - eccezionale la necropoli punica, quella romana, e l’insieme dei valori storici, artistici e di paesaggio urbano sino alla modernità - sia una priorità assoluta, e che le motivazioni per il vincolo allargato proposto dalla Regione Autonoma siano assai solide (persino contenute rispetto all’importanza dell’area), l’opportuna notizia anticipata deve far porre immediatamente in essere provvedimenti che sanino i difetti censurati dal Consiglio di Stato. In tempi assai rapidi, perché ruspe e abusi sono tradizionalmente molto veloci ed efficaci.

La battaglia per la difesa del Colle – sostenuta da un fronte assai ampio di studiosi e appassionati guidati da Giovanni Lilliu – deve ricevere dalla Regione Autonoma un trattamento adeguato, e con esso le persone che l’hanno istruita e sostenuta. Archeologi, cittadini, uomini di cultura che hanno a cuore il nostro patrimonio dovranno essere disposti a scendere in campo, se è necessario proteggere con una catena non solo di pensiero ma fisica, umana, le aree in pericolo. A guardare tutto con mille occhi, potenziando quelli già efficaci che hanno disvelato danni e abusi.

La seconda riguarda gli strumenti da mettere in atto: va detto con chiarezza che non sono più ammissibili errori (su Tuvixeddu la Regione ne ha fatti qualcuno di troppo) che mettano a rischio l’area e vanifichino impegno e dignità professionale delle persone.

La terza, ad essa collegata, è politica: il decisionismo soriano, che pure ha prodotto importanti e apprezzabili risultati, talora tratta passaggi democratici e giuridici importanti come impedimenti noiosi o subordinate. Non si tratta di una modalità solitaria di Renato Soru, perchè essa gode di un supporto ideologico e gruppi di riferimento, in alcuni casi persino più responsabili o, se preferite, più irresponsabili. Si impone una revisione critica di tali errori e una maggiore cautela negli stessi pareri tecnici, ai quali non giova fretta, fastidio delle regole, obiettivi ristretti ed accelerazioni autonomistiche che poi si trasformano in rallentamenti reali per la stessa autonomia. Smettiamola di perseguire radicali passaggi di competenze per migliorare la pur grave carenza di fondi e strutture, e magari sognare un dorato futuro regionale. La tutela non deve per questo porsi al di fuori dello Stato, né al di sopra di esso. Il nostro patrimonio cultruale e paesaggistico, anche perchè immenso, ha bisogno di azioni comuni.

La quarta è istituzionale, pubblica: la crisi nelle regole e nella realizzazione della stessa tutela, che avviene anche per cause oggettive, non tutte negative, come quella del ruolo accresciuto degli Enti Locali e delle Associazioni, è acutissima: abbiamo Soprintendenti che esprimono pareri diversi e contrastanti senza comporli ma accentuando la conflittualità; tendenze a sovrapporre le norme urbanistiche a quelle proprie dell’ordinamento dei beni cultuali e del paesaggio, indebolimento mediante accorpamenti delle Soprintendenze in Sardegna, nomine e trasferimenti rutelliani che Bondi ha poi cancellato. Quali sono, e con che mandato, oggi i Soprintendenti in Sardegna? Cosa tutelano? La classe dirigente e professionale esistente deve declinare con forza quel senso dello Stato che ha costituito la parte migliore della storia della tutela nel nostro Paese, farsi sentire.

Infine, nuovamente un aspetto politico: la battaglia per difendere Tuvixeddu non sarà semplice, ora che la speculazione ha una rappresentanza politica forte sia localmente che a livello nazionale. Ma sappiamo che esse non sono assenti dalla stessa maggioranza di centro sinistra. La difesa di Tuvixeddu rappresenta perciò una prova importante di unità democratica, meglio delle tristi pseudo-primarie in atto: sarà anche la voglia di battersi per la difesa piena e ampia di un’area di eccezionale importanza a farci capire se la sinistra, e in modo più ampio il centro-sinistra, avrà la capacità di scegliere da che parte stare.

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