«La banca senese ha messo in pratica un modello di affari identico a quello delle maggiori banche europee. È un modello dissennato, che è all’origine della crisi economica in corso dal 2007 e ha portato al dissesto decine di banche in quasi tutti i paesi.
La Repubblica, 2 febbraio 2013
LA VICENDA del Monte dei Paschi si può così riassumere: labanca senese ha messo in pratica un modello di affari identico a quello dellemaggiori banche europee. È un modello dissennato, che è all’origine della crisieconomica in corso dal 2007 e ha portato al dissesto decine di banche in quasitutti i paesi. Mps ha potuto applicarlo fino a ieri perché una seria riformadella finanza Ue non ha compiuto finora alcun passo avanti.
Ma parlare dei guai di Mps non dovrebbe condurre a ignorare,come sta accadendo, che all’origine di essi vi sono le storture dell’interosistema finanziario europeo.
Un posto di riguardoin esso occupa il sistema bancario ombra. È formato da enti finanziari che nonsono banche ma operano come banche: prestano denaro, emettono titoli e linegoziano, accolgono depositi. Si tratta di fondi monetari, fondi speculativi,veicoli di investimento speciale o strutturato (Siv). Nel 2007 gli attivi delsistema ombra europeo valevano circa 20 trilioni di euro, più o meno quanto gliattivi in bilancio. Stando a un recente rapporto del Financial Stability Board,nel 2011 essi erano saliti a 25 trilioni. Come si legge in un rapportopresentato al Congresso Usa fin dal giugno 2008, il carattere che giustifical’espressione “sistema ombra” è l’assenza di regolazione e di sorveglianza. QuandoMps acquistò anni fa da un Siv della Dresdner Bank un derivato per 400 milioninon fece altro che avvalersi del sistema bancario ombra per finanziarsi. Sidirà: ma li ha pur presi da una banca. Errore: un Siv è creato da una bancacome una società di scopo giuridicamente autonoma. In quasi tutti i casi non hauna sede fisica né personale; però ha facoltà di trasformare i crediti dellabanca sponsor in titoli negoziabili, pagandoli con il ricavato di titoli abreve termine che esso emette. È il processo chiamato da noi cartolarizzazione.Tra il 2000 e il 2008, tramite i loro veicoli – che possono essere decine perciascuna banca - le banche europee hanno effettuato un volume dicartolarizzazioni pari a 3,7 trilioni di euro. Italia e Germania effettuanociascuna circa il 10 per cento delle transazioni, corrispondenti a 347 miliardidi euro per la prima, 326 per la seconda. Il tutto all’ombra, cioè al di fuoridella portata dei regolatori e dei sorveglianti.
Una riformafinanziaria della Ue dovrebbe quindi mettere in primo piano una drasticariduzione del sistema bancario ombra e un severo controllo di quel che resta,mentre governi ed esperti dovrebbero battersi per avviare la riforma stessa,piuttosto che cercare ogni volta in vicende locali la chiave del dissesto diquesta o quella banca. Se qualcuno, per dire, si mettesse a studiare le originilocali del dissesto di gran parte delle banche regionali tedesche, alcunegrandi come Mps, dovrebbe lavorare decenni. Mentre la causa è nuda e cruda,come nel caso Mps: hanno fatto ciò che le leggi permettevano di fare, grazie atrent’anni di deregolazione della finanza.
Il caso Mps offre altre due utili indicazioni per unariforma efficace del sistema finanziario. In primo luogo va notato che iltitolo che ha comprato e utilizzato per operazioni di rifinanziamento è ilpeggio che l’ingegneria finanziaria abbia inventato. Si è trattato infatti, aquanto si legge, di una obbligazione avente per collaterale un debito (acronimoCdo), ma al quadrato. Una Cdo, anche semplice, è di per sé un oggettopericoloso. Infatti può contenere fino a un centinaio di altri titoliobbligazionari sostenuti da un’ipoteca, ciascuno dei quali può contenere, a suavolta, gran numero di titoli di debito. Ciò spiega sia il costo di una Cdo, ingenere superiore al miliardo (per cui viene venduta quasi soltanto a fette),sia l’impossibilità di stabilire il rischio che contiene se non mediantecomplicatissimi modelli matematici, che quasi nessuno è in grado di capire:inclusi, parrebbe, i dirigenti di Mps. Ora, si noti bene, una Cdo al quadrato èformata da fette o trance di altre Cdo. Il che significa, al confronto, chetenere un barile di nitroglicerina in tinello non è più pericoloso di unabottiglia di minerale.
Ci sono poi i guai in cui si è cacciata Mps conl’acquisizione di Antonveneta nel 2007. Sembra siano stati, i suoi dirigenti,piuttosto sprovveduti. Ma fin dagli anni ’90 la corsa all’ingigantimento dellebanche è stata favorita ed esaltata come un segno di modernizzazione dalleorganizzazioni internazionali, dagli esperti, dai governi di tutta la Ue. Comerisultato il numero delle banche europee è assai diminuito, mentre è aumentatoil peso economico delle più grandi, senza che ciò abbia minimamente giovatoall’econo-mia reale. Se nel 2007 erano troppo grandi per lasciarle fallire,oggi sono troppo grandi per evitare che la Bce presti loro 1.100 miliardi all’1per cento di interesse – di cui oltre un quarto sono andati a banche italiane –come ha fatto tra il novembre 2011 e il febbraio 2012. Un monte di denaro chein misura minima è affluito all’economia reale sotto forma di crediti dellepiccole e medie imprese: per la massima parte è stato utilizzato dalle bancheper rifinanziarsi e ricapitalizzarsi. Un segno, ve ne fosse mai bisogno, cheuna riforma del sistema finanziario europeo dovrebbe pure imporre un limitealla grandezza delle banche.
In sostanza, la vicenda Mps, nata dall’applicazioneletterale di un modello d’affari comune a tutte le banche europee, che ne hagià condotte decine di altre al dissesto, sembra un’ottima occasione perevitare non solo di prendere posizione, ma perfino di parlare di riformadell’eurofinanza. Eppure c’è un testo da cui si potrebbe partire per discuteredi quella che anche sul piano politico, non solo su quello economico, è la piùimportante riforma di cui l’Italia e la Ue avrebbero bisogno. Magari percriticarlo. Mi rifersico al Liikanen Report - dal nome del presidente delgruppo che l’ha redatto – relativo alla riforma della struttura del sistemabancario Ue trasmesso alla Commissione a ottobre 2012, è nato male. Infattiundici su dodici membri del gruppo erano dirigenti di istituzioni finanziarie.Sarebbe come nominare un gruppo di architetti per giudicare i progetti diciascuno di loro. Tuttavia qualcosa di solido su cui discutere nel rapportoc’è. Tra i problemi del sistema bancario europeo esso indica infattil’eccessiva assunzione di rischio; l’aumento di complessità, volume e portatache rende difficile il controllo da parte dei dirigenti; l’aumento eccessivodell’effetto di leva finanziaria e la limitata capacità di assorbire leperdite; l’eccessiva fiducia riposta sui modelli interni di gestione delrischio e sulla “disciplina dei mercati”. È da un confronto risoluto eravvicinato con simili questioni che dipende l’avvio a soluzione della crisieuropea, dinanzi ai costi sociali e umani che essa infligge a milioni dipersone. Ed è questo che l’Italia dovrebbe pretendere da Bruxelles. Inalternativa, possiamo continuare a discutere se il portone della Mps debbaessere restaurato o no.