loader
menu
© 2024 Eddyburg

Turismo, carocasa, pubblicità e Calatrava: questa è Venezia
1 Luglio 2009
Vivere a Venezia
Da quattro articoli del Gazzettino di Venezia (7 novembre) una descrizione allucinante delle tendenze del mercato, che la giunta Cacciari allegramente cavalca. Con postilla

Dalla ricerca della Uil, Venezia si piazza

in vetta alla graduatoria

delle città con gli affitti più alti

(Pl.T.) Venezia si conferma al vertice tra le città con gli affitti più cari anche secondo il rapporto casa redatto dalla Uil e relativo al primo semestre 2008 con una spesa media per le famiglie di 1.470 euro mensili. Un carico per le famiglie nettamente superiore a quella che è la media degli affitti nelle grandi città italiane che non raggiungerebbe i mille euro mensili, fermandosi a quota 923 euro. Solo Roma sarebbe più cara, con affitti medi che sfiorano i 1.800 euro al mese. E di nuovo Roma, insieme a Milano, precede Venezia anche per il costo del mattone al metro quadrato. Analizzando emerge «quanto sia arduo per una famiglia italiana acquistare un'abitazione» secondo la Uil. Nella città lagunare la spesa media sarebbe di 4.600 euro al metro quadrato, a Milano di 4.850, nella capitale si sfonda la quota dei 5mila euro, con una spesa media di 5.150 euro al metro quadrato. E in tutte e tre le città il costo del mattone va ben oltre il doppio del costo medio registrato nei capoluoghi che si ferma a 2.230 euro al metro quadrato.

Il rapporto del sindacato su Famiglia, reddito, casa ha utilizzato come campione di riferimento una famiglia composta da due lavoratori dipendenti, con due figli a carico, che percepisce un reddito lordo annuo pari a 36.000 euro e vive in affitto in un appartamento di 70 mq in una delle città capoluogo di regione. E ne viene fuori che la spesa per l'affitto si mangerebbe quasi il sessanta per cento del reddito di una famiglia veneziana. «Occorre collocare al centro dell'agenda politica è stato il commento ai dati del segretario confederale della Uil Guglielmo Loy - il problema della casa quale diritto innegabile del cittadino perseguendo un piano programmatico e non solo emergenziale». Ma, al di là del dato, stupisce l'incremento che avrebbero avuto gli affitti confrontandoli con le stime del rapporto della Uil dell'anno scorso, secondo cui la stessa locazione, nel 2007, non costava più di 1.153 euro mensili. In entrambi i casi gli affitti di Venezia sono distanti anni luce da quelli registrati, ad esempio, a Catanzaro, dove una famiglia se la cava con 271 euro al mese. «Insomma, la crisi del mercato immobiliare non ha inciso più di tanto sui costi per acquistare una casa commenta Carlo Garofolini, presidente di Adico (Associazione difesa consumatore) ma di riflesso ha accentuato l'aumento dei canoni medi di locazione, proprio a seguito della stagnazione nella realizzazione di nuove abitazioni e nel volume di compravendite, motivato anche dal caro mutui».

La città si spopola? Non è colpa del turismo

Presentati i primi risultati

di un nuovo studio del Coses.

Il vicesindaco: «Sfatiamo un luogo comune»

di Michele Fullin

Il turismo non è la causa prima dell'esodo della popolazione veneziana dalla città storica, semmai è un fattore che solo indirettamente ha influenzato le dinamiche della popolazione. Lo afferma uno studio, ancora in fase di elaborazione, compiuto dal Coses e commissionato dall'amministrazione comunale, i cui risultati sono stati anticipati ieri nel corso di una riunione del Comitato dei garanti dell'Ufficio studi dell'Associazione veneziana albergatori. Isabella Scaramuzzi, direttrice del Coses, ha illustrato i risultati e i metodi seguiti, pur raccomandando di considerare che la ricerca è ancora in corso e che va ancora perfezionata.

«Siamo partiti da alcuni luoghi comuni, quelli delle chiacchiere da bar - ha osservato ieri in una delle splendide sale affrescate di palazzo Sagredo - per capire se è vera l'affermazione "I turisti scacciano i residenti" . Una verifica tra le serie storiche della popolazione residente e delle presenze turistiche dal 1951 al 2007 ha mostrato una forte correlazione tra le dinamiche: la residenza cala, il turismo cresce. Ma null'altro. Ricorrendo all'esplorazione statistica abbiamo scoperto che l'influenza del turismo sul calo della residenza sia stata quasi nulla. So che è per certi versi sconvolgente, ma i numeri dicono che è così».

Tra gli albergatori le reazioni sono state abbastanza discordanti, ma quasi tutti hanno condiviso l'idea che comunque il turismo, magari indirettamente, abbia contribuito allo spopolamento pur riconoscendo che le cause principali sono legale all'esodo degli anni Sessanta e alla dinamica demografica negativa del periodo successivo. Venezia, insomma, è una città che non attira famiglie in grado di riprodursi e su questo bisogna porsi molte domande.

Una volta ripristinato il rigore del ragionamento, il vicesindaco e coordinatore alle politiche del turismo Michele Vianello ha avuto campo libero nell'esporre la sua medicina per la gestione del turismo, inteso come unica risorsa per l'innovazione e lo sviluppo a Venezia. La "rivoluzione" di Vianello passa su Internet ed è rivolta ad intercettare i turisti e segmentarli in diverse fasce, ognuna con una propria domanda e un proprio mercato.

«Quello che proporremo sarà una serie di politiche di incentivazione e disincentivazione. Inutile mettere barriere e cancelli: non servirebbero a niente e sarebbero illegittimi. Ciò che possiamo fare è però incentivare i "turismi" a venire in città nei periodi di minore affollamento vendendo un pacchetto unico in cui sono comprese le prenotazioni di garage, visite ai musei, eventi speciali e ovviamente gli alberghi e i mezzi pubblici. La filosofia è questa: chi prenota e viene quando lo desideriamo noi entrerà a Venezia e avrà anche uno sconto. Chi decide all'ultimo momento di venire il primo Maggio resterà fuori da palazzo Ducale».

L'intenzione per il futuro sul più visitato tra i musei sembra essere proprio questa: visite solo su prenotazione. Come peraltro accade da molti anni ad esempio con l'Alhambra di Granada.

All’istituto veneto

Legge speciale, non tutto è da salvare

di Pierluigi Tamburini

«Non solo non ci sono fondi per Venezia, ma con questi chiari di luna penso che non ce ne saranno mai più» sono le parole con cui il sindaco Massimo Cacciari chiude il suo intervento al convegno su Venezia. Immagine, futuro, realtà, problemi iniziato ieri all'Istituto veneto e che si chiuderà oggi. Un convegno aperto dal monito del presidente dell'Istituto, Leopoldo Mazzarolli. «Norme uniche per una città unica, quelle per la salvaguardia della laguna, ma alcune hanno avuto un effetto controproducente facendo scappare l'investimento privato ha sottolineato E se Venezia nella storia è stata capace di tutelare se stessa, è da vedere se ciò sarà possibile all'interno della città metropolitana».Il presidente di Arsenale spa Roberto D'Agostino ha invece tracciato un quadro ottimistico nel rapporto tra gli anni Novanta - «quando chiudevano contemporaneamente la Junghans, le Conterie a Murano e la Fincantieri all'Arsenale, bruciava la Fenice e il Malibran era chiuso» - e oggi «con San Giuliano passato da discarica a parco e il porto che marcia bene».A raffreddare l'ottimismo è stato l'intervento del sindaco. «Durante la mia prima giunta erano stanziati 300 milioni di euro in tre anni per la legge speciale ha argomentato ridotti attualmente a 40 mentre per il prossimo anno, garantiti, ce ne sono solo 5». E a fronte delle difficoltà finanziarie, ha proseguito il sindaco, «solo gli... ed evito la parola, possono storcere il naso di fronte alle pubblicità a San Marco. Senza quelle pubblicità, senza i due milioni che ci da Lancia, da quei palazzi cadrebbero i marmi. Voi li avete due milioni di euro? Se me li date tolgo la Lancia da Palazzo Ducale. Finchè non me li date, la tengo, e siete pregati tutti di non protestare».Duro l'attacco al governo. «Di fronte alla megaballa del federalismo fiscale, di cui si parla senza attuarlo, c'è una nuova centralizzazione di cui la punta dell'iceberg è l'Ici sottratta ai comuni, senza alternative è stato l'affondo ho chiesto a Tremonti, dopo il taglio dell'Ici sulla prima casa, almeno di poter utilizzare in loco l'Ici raccolta dalle seconde e terze case. Silenzio. Possibilità di imporre una tassa di soggiorno o almeno di tenerci in città l'Iva raccolta a Venezia sul turismo? Silenzio. Se si taglia la legge speciale, è possibile almeno ricevere qualche bene demaniale da gestire, visto che fin troppi sono inutilizzati, a partire dall'Arsenale? Silenzio».

Ma Vianello "affonda" il terminal di Fusina

Ora si punta su piazzale Roma e stazione

(m.f.) Marcia indietro dell'amministrazione comunale sulla politica dei terminal. Tutti i flussi turistici arrivano sul polo piazzale Roma-stazione e sarà lì che il Comune ha intenzione di investire. «Abbiamo inutilmente e per anni cercato di mandare i turisti a Fusina - ha detto il vicesindaco Michele Vianello - ma non c'è verso: tutti vogliono arrivare a Venezia e noi dobbiamo prenderne atto. I numeri sono questi: ogni anno alla stazione arrivano 8 milioni e mezzo alla stazione, 2,7 al Tronchetto, 1,8 con i bus di linea uno a piazzale Roma con l'auto. Il terminal è quello che il ponte di Calatrava ha unificato ed è quello che abbiamo il dovere di organizzare».

Entro fine mese, intanto, Vianello presenterà agli operatori turistici due importanti iniziative. La prima riguarda la strategia tariffaria di incentivazione-disincentivazione per il 2009. «Un semplice numero ricevuto all'atto della prenotazione - aggiunge Vianello - permetterà di usufruire di una serie di servizi e sconti in maniera molto più ampia rispetto alle solite card. Le tariffe pubbliche saranno differenziate secondo il periodo: vuoi venire a Ferragosto? Paghi il doppio. Vuoi venire il mercoledì delle Ceneri? Paghi la metà».

L'iniziativa Suite Venezia, riservata ad una ristretta fascia di clienti esclusivi (300mila persone in tutto il mondo) sarà invece portata avanti con due presentazioni in grande stile: il 24 di questo mese a New York e il 27 a Città del Messico.

«Questo club - prosegue Vianello - è stato individuato e per il prossimo anno abbiamo dei pacchetti pronti per testare il gradimento. Naturalmente è un pacchetto aperto a tutti gli operatori, purché assicurino la massima qualità, che poi sarà garantita dal marchio del Comune. Presenteremo alla Bit di Milano uno spazio tutto nostro per la promozione di questo progetto, anche perché non possiamo annegare in mezzo alla pur qualificata, ma molto differente, offerta veneta. Io vedo l'Expo del 2015 come una grande opportunità per Venezia - conclude - e mi piacerebbe che la gestione dei flussi turistici fosse affidata proprio a Venezia per il lavoro che sta facendo».

Postilla

Incredibile. Gli affitti a Venezia sono tra i più alti d’Italia (una ricerca della Uil). C’è una correlazione statistica tra crescita del turismo e calo della residenza, ma “non è vero che il turismo caccia la residenza” (Coses). Chissà come mai. Non è vero quello che tutti sanno: che migliaia di alloggi sono diventati locande e camere affittate ai turisti; che salumerie, fornai, macellai, fruttivendoli, mercerie, negozi di ferramente e casalinghi scompaiono ogni settimana, e che aumentono le pizzerie, le gelaterie, i negozi di maschere vetri e altre forme di junk; che i prezzi d’ogni bene o servizio quotidiano sono più cari che altrove; che le porzioni di suolo pubblico occupati da caffè e ristoranti, all’aperto o coperti da ingombranti tendoni di plastica, si allargano sempre di più.

Guai a mettere in difficoltà la “vocazione turistica” della città sulla Laguna.

Sindaco e vicesindaco sono saltati in groppa allo studio “scientifico” nel quale si dimostra che il turismo non incide affatto sulle condizioni di vita della città (“sono chiacchiere da bar”) per rilanciare con grinta la loro ideologia. Inutile mettere cancelli, ha detto il vicesindaco, cerchiamo invece di spalmare il turismo su tutto l’anno, perché “il turismo è l’unica risorsa per l’innovazione e lo sviluppo”. E il sindaco Cacciari ha dichiarato con enfasi che il turismo “è una risorsa straordinaria e strategica per la città, capace di creare valore aggiunto come la chimica di Porto Marghera” (sic).

Con rabbia ha poi protestato, in un pubblico incontro, contro chi ritiene che sia un elemento di degradazione profonda coprire per mesi e mesi i palazzi dell’area marciana e del Canal Grande con gigantesche pubblicità di Dolce e Gabbana o della Lancia. “Senza quelle pubblicità, senza i due milioni che ci da Lancia, da quei palazzi cadrebbero i marmi. Voi li avete due milioni di euro? Se me li date tolgo la Lancia da Palazzo Ducale. Finchè non me li date, la tengo, e siete pregati tutti di non protestare”. Nessuno sembra avergli risposto che avrebbe potuto risparmiare i milioni inutili del ponte di Calatrava. Ma avrebbe a sua volta replicato che il ponte serve ad incrementare ancora il turismo, “risorsa straordinaria e strategica” senza la quale la città morirebbe.

Su quale sia il turismo desiderato non si è sentito molto, i pochi accenni sono a un turismo di lusso (l’iniziative Suite Venezia, riservata a una ristretta fascia di clienti esclusivi). E’ invece sconvolgente sentire il vicesindaco proclamare l’abbandono dell’intelligente progetto di utilizzare per i flussi turistici il sistema di terminal in Terraferma: un progetto condiviso da tutti fin dal 1971 e mai messo seriemente in opera, che avrebbe consentito di decongestionare l’attuale casbah di Piazzale Roma e governare meglio i flussi turistici. Oggi la congestione è l’obiettivo e la spontaneità lo strumento. Basta che i turisti aumentino, in tutti i mesi dell’anno.

La città è una merce, i suoi reggitori mercanti. A Venezia più che altrove.

ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg