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Pavlos Nerantzis
Tsipras: «Governiamo per il popolo»
29 Gennaio 2015
Articoli del 2015
«Il governo oggi incontra Martin Schulz e annuncia le prime mosse: aiuti alle famiglie povere, riassunzioni dei licenziati, cittadinanza ai figli di migranti nati in Grecia, stop alle privatizzazioni».

Il manifesto, 29 gennaio 2015

Aiuti imme­diati alle fami­glie povere, rias­sun­zioni dei licen­ziati dalla Troika e dai governi pre­ce­denti, blocco alle pri­va­tiz­za­zioni del porto di Pireo e di Salo­nicco, allon­ta­na­mento della rin­ghiera che cir­con­dava il par­la­mento, desti­tu­zione dei poli­ziotti in tenuta anti­som­mossa dagli ate­nei, attri­bu­zione di cit­ta­di­nanza a tutti i figli di migranti nati in Grecia.

Sono alcune delle misure che già sono state prese o sono in corso di essere rea­liz­zate dal dream team di Ale­xis Tsi­pras, che comin­cia ad incon­trarsi con i mas­simi diri­genti dell’ Ue per discu­tere sul pro­gramma del nuovo governo. Il pre­mier ha poi pro­po­sto Zoi Kon­stan­to­pou­lou, figlia di un ex lea­der del Syna­spi­smos (Coa­li­zione della sini­stra), ascen­dente del Syriza, e nota diri­gente della sini­stra radi­cale come can­di­data alla pre­si­denza del parlamento.

Nell’ epi­cen­tro dei col­lo­qui del governo - oggi con il pre­si­dente dell’ euro­par­la­mento, Mar­tin Schulz e domani con il pre­si­dente dell’ euro­gruppo, Jeroen Dijs­sel­bloem - il taglio del debito e l’annulamento del memo­ran­dum. «Non vogliamo andare allo scon­tro fron­tale con i nostri cre­di­tori, ma que­sta cata­strofe sociale non può andare avanti. Siamo con­trari a un con­flitto distrut­tivo» ha detto Ale­xis Tsi­pras nel suo discorso di aper­tura del primo con­si­glio dei mini­stri. Per aggiun­gere poi che «siamo un governo di sal­vezza sociale, il popolo ci chiede di lavo­rare dura­mente per difen­dere la sua dignità».

Sono appena pas­sati tre giorni dalle ele­zioni, nem­meno 24 ore dal giu­ra­mento dei mini­stri di Syriza e Anel e un’ aria diversa, di otti­mi­smo e di spe­ranza, di rivo­lu­zione (con o senza vir­go­lette), di dignitá e di grinta, sta attra­ver­sando la capi­tale greca. Si sente nei discorsi della gente, nelle dichia­ra­zioni dei neo ministri. Anche se appa­ren­te­mente nulla ancora è cam­biato e non man­cano le lamen­tele da parte di chi ha ancora paura di per­dere il suo sti­pen­dio o la pen­sione «per­ché c’é il peri­colo che le ban­che chiu­dono», i greci sono di nuovo in mar­cia, per­ché se ne ren­dono conto che - parole loro - «que­sti qui al governo non scher­zano», «il modo che hanno di fare poli­tica è diverso». Gli unici nella capi­tale greca a rea­gire nega­ti­va­mente - un segnale per le trat­ta­tive in corso da oggi - sono i mer­cati. La Borsa di Atene ha chiuso regi­strando un calo di 9,24% (le azioni delle ban­che hanno con­ti­nuato a colare a picco, meno 27%), men­tre il ren­di­mento dei titoli di stato a tre anni ha supe­rato il 16%.

«I greci sanno che non potremo cam­biare lo stato della nostra eco­no­mia in un giorno. Ma di una cosa pos­sono essere certi: l’unico punto di rife­ri­mento di que­sto governo é il popolo» ha sot­to­li­neato il nuovo pre­mier greco. Stessa lun­ghezza d’onda anche al primo discorso del mini­stro delle finanze, Yanis Varoufakis.

«I col­lo­qui con i nostri cre­di­tori saranno dif­fi­cili, ma rite­niamo che i nostri part­ner ci pos­sano dare una chance». Varou­fa­kis che ha già par­lato tele­fo­ni­ca­mente con il pre­si­dente dell’eurogruppo e la set­ti­mana pros­sima si incon­trerà con i suoi omo­lo­ghi ita­liano e fran­cese. Il neo mini­stro ha affer­mato che ci sono «diversi punti di accordo» e non «di scon­tro» con gli altri mem­bri dell’ euro­gruppo, ma se le cose vanno male Atene «non accet­terà più i trat­tati dell’Ue».

La rea­zione é arri­vata pro­prio ieri prima da Bru­xel­les e poi da Ber­lino. La Com­mis­sione europea, con il vice-presidente dell’ ese­cu­tivo, Jyrki Katai­nen, fede­lis­simo della can­cel­liera Ankela Mer­kel, ha ripe­tuto che Atene «si é assunta degli impe­gni e ci aspet­tiamo che man­tenga le pro­messe», men­tre il mini­stro dell’economia tede­sco, Sig­mar Gabriel, ha ricor­dato ad Atene che «il nuovo governo deve essere giu­sto verso i con­tri­buenti in Ger­ma­nia e in Europa che hanno mostrato solidarietà». Tutti i part­ner euro­pei chie­dono al governo Tsi­pras di man­te­nere i patti, esclu­dendo ogni dia­logo per un even­tuale taglio del debito pub­blico greco. Un atteg­gia­mento che, se da una parte serve le politiche di rigore di Ber­lino, dall’altra nasconde due fat­tori non trascurabili.

Innan­zi­tutto ciò che sot­to­li­neano tutti gli eco­no­mi­sti del mondo e che die­tro le quinte ammet­tono pure i diri­genti euro­pei: il debito non è soste­ni­bile, non solo in Gre­cia, ma anche in Ita­lia, in Spa­gna e altrove. Per­ciò - ed è que­sta la pro­po­sta di Atene - biso­gna affron­tare la que­stione in una con­fe­renza euro­pea. In secondo luogo, rife­ren­dosi ai con­tri­buenti euro­pei, Ale­xis Tsi­pras che si incon­trerà anche con il pre­si­dente fran­cese, Fran­cois Hol­lande, varie volte ha sot­to­li­neato che un even­tuale hair-cut del debito pub­blico non toc­cherà i con­tri­buti dei pri­vati. «L’Europa e la Gre­cia pos­sono avan­zare insieme» ha detto più cauto ieri il com­mis­sa­rio euro­peo agli Affari eco­no­mici, Pierre Mosco­vici. Infine, a Tsi­pras, è arri­vata anche la tele­fo­nata di Obama, che si è detto dispo­sto ad aiu­tare il paese: «Pure io ero gio­vane come te quando sono stato eletto e ora ho i capelli grigi», avrebbe detto al lea­der greco il pre­si­dente Usa.

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