loader
menu
© 2024 Eddyburg

«Troppo cemento» La Provincia boccia il Pat del Comune
15 Luglio 2011
Vivere a Venezia
Primi ostacoli dall’alto per il piano di assetto territoriale. Le critiche sono giuste, le intenzioni del centrodestra provinciale poco chiare. Il Gazzettino, 15 luglio 2011

Il Comune di Venezia vuole approvare il Pat entro fine estate, massimo per settembre. Ma ha fatto i conti senza la Provincia. »Il Pat che ci hanno presentato, così com'è non lo approveremo mai». E siccome la Provincia da gennaio di quest'anno ha tutte le competenze urbanistiche (mentre prima c'entrava anche la Regione), o le due istituzioni trovano un accordo, oppure il Piano di assetto del territorio (Pat appunto), Venezia se lo può sognare. La settimana prossima ci sarà un incontro molto importante sulla vicenda: si ritroveranno da un lato la presidente della Provincia, Francesca Zaccariotto e il vicepresidente, Mario Dalla Tor con i loro tecnici, dall'altro il sindaco Giorgio Orsoni, l'assessore all'Urbanistica, Ezio Micelli, e i tecnici di Ca' Farsetti. La Provincia verificherà se le richieste di modifica e di inserimento avanzate negli ultimi incontri sono state accolte modificando il Pat. La Provincia non può pretendere di fare la programmazione urbanistica del Comune, è un'invasione di campo impropria. «Però può e deve pretendere che i vari Pat dei comuni siano armonizzati tra loro - spiega il vicepresidente Mario Dalla Tor -. Questo stiamo facendo, questo abbiamo l'obbligo di fare».

Avete chiesto delle modifiche al Comune di Venezia, quindi non vi piace il Pat che sindaco e giunta vogliono, invece, approvare. «Ci sono questioni tecniche che stridono e, se posso permettermi, c'è anche un'impostazione vecchia che sta dietro a quel documento di programmazione urbanistica. Sembra un Prg, un banale piano regolatore, e invece un Pat deve essere uno strumento che vola alto che ha il coraggio di fare scelte per i prossimi 20 o 30 anni. Non certo le scelte di far costruire qui o li. Dev'essere il sogno per la città che sarà».

Tecnicamente cosa c'è che non va? «La "Super Castellana" che finisce nel nulla, Porto Marghera che non ha identità, il Quadrante Tessera che non si capisce come e quando partirà, interi quartieri di Mestre da riqualificare, il collegamento mancato tra aree verdi con i Comuni vicini. E, soprattutto, si prevede troppa nuova cubatura, mentre quella nuova già realizzata è per la maggior parte di scarsa qualità». Volete impedire che Venezia costruisca nuovi edifici, ma intanto approvate Veneto City. «Noi vogliamo che in tutta la provincia si finisca di consumare territorio agricolo. Quindi, progetti già approvati a parte, pretendiamo che non si costruisca più un metro cubo su superfici libere. Mestre ha interi quartieri con edifici degli anni Cinquanta o Sessanta. Potrebbe favorire i crediti edilizi, dare incentivi per demolire e ricostruire mentre, in cambio, il privato realizza un'area verde ai confini del centro.

Se la città diventa bella, se Porto Marghera guarda al futuro, il costruttore e l'imprenditore vengono volentieri, altrimenti scappano anche quelli che ci sono. E, d'altro canto, ci sono già intere aree ferme, l'ex Umberto I, Todini in via Ulloa, Campus in via Torino... Nessuno costruisce. In Provincia siamo 860 mila abitanti e c'è già cubatura approvata per 300 mila nuove persone, mentre le previsioni ottimistiche parlano di 80 mila nuovi residenti. Venezia, in queste condizioni, conta di concedere nuova edificazione?».

ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg