L´Egitto vuole salvare i suoi tesori dal turismo di massa, anche a costo di vietare l´accesso ai siti più visitati. «Dobbiamo dimezzare il numero dei visitatori. Dagli attuali 8-10 milioni all´anno bisogna arrivare a 4-5 milioni», annuncia dal Cairo Zahi Hawass, l´archeologo a capo del Consiglio supremo per le antichità egiziane. Tremila anni di storia vacillano infatti sotto al peso di 10 milioni di turisti. Se necessario, dice Hawass, non si deve esitare a sbarrare i siti più fragili e imporre biglietti-capestro all´intera area di Luxor, come già avviene per l´interno delle piramidi di Giza, le tombe del faraone Tutankhamon e della regina Nefertari.
Drastiche le misure annunciate da Hawass per il futuro. Presto la maggioranza delle tombe di Luxor e dintorni potranno essere chiuse per salvarle dagli effetti del turismo mordi e fuggi: «Centinaia di visitatori ogni giorno, il fiato, il sudore, per non parlare di chi tocca tutto o usa il flash sfuggendo alla sorveglianza. Tutto questo sta facendo sparire le pitture, la cui brillantezza e definizione si perdono a vista d´occhio». La soluzione secondo Hawass - ma non si conosce ancora il parere del ministro del turismo - è puntare ad avere in Egitto la metà dei visitatori, ma disposti a pagare di più. Tutti gli altri, ha annunciato l´archeologo egiziano, potranno godere delle meraviglie del regno dei faraoni tramite una ricostruzione virtuale. Pitture a grandezza naturale e un sistema di videoriproduzione laser restituiranno fra breve l´atmosfera della tomba di Tutankhamon. Successivamente il progetto sarà esteso alle sepolture di Nefertari e Seti I.
Il patrimonio archeologico della Valle del Nilo pone al Cairo seri problemi di conservazione. Tanto che Hawass un paio di settimane fa aveva lanciato il primo allarme. «Fino a oggi il 18 per cento del nostro patrimonio archeologico è andato perso a causa della mancanza di restauri», ha dichiarato al quotidiano al Masry al Yom. «Ci siamo sempre concentrati sull´avvio di nuove campagne di scavo e sugli annunci sensazionali delle scoperte. Lasciando al proprio destino i monumenti già famosi».
Resta da vedere se le misure auspicate da Hawass verranno accettate da tutto il governo: il turismo in Egitto è la prima industria del paese, una fonte di reddito di 5 miliardi di euro, alimentata proprio dai pacchetti a basso costo e dai numerosi voli charter.
Qualche perplessità in realtà viene sollevata anche dagli esperti. Le idee di Hawass non convincono ad esempio Maria Casini, responsabile della sezione archeologica del Centro culturale italiano al Cairo. «Non credo che aumentare i prezzi dei biglietti sia la soluzione giusta. Tra l´altro il paese già si avvale del contributo di moltissimi restauratori stranieri, fra i migliori al mondo. Anche gli italiani sono presenti con decine di progetti».
Intanto, per rimediare alla sovrappopolazione delle aree di Luxor, Karnak, della Valle dei Re e di quella delle Regine, dal 2 dicembre verranno trasferite 3200 famiglie acquartierate fra i monumenti, in quella che i giornali egiziani hanno definito «la più grande migrazione organizzata dalla costruzione della Grande Diga». Gli abitanti che ora vivono tra centinaia di sepolture dell´età faraonica, saranno trasferiti a una decina di chilometri di distanza, nel villaggio di Qurna al Gadida, la "nuova Qurna".