Crede che Syriza possa porsi come obiettivo la maggioranza assoluta, come dicono molti suoi compagni di partito? E su cosa basate il vostro ottimismo?
«Il periodo difficile delle trattative si è concluso con il nuovo accordo e con la riscossione della prima tranche del nuovo prestito. A conclusione di questo periodo si sono esauriti anche i termini del mandato popolare che abbiamo ricevuto il 25 gennaio. Poiché crediamo fermamente nelle procedure democratiche e abbiamo piena fiducia nel giudizio del popolo, facciamo di nuovo ricorso ad esso, perché possa dire se abbiamo rappresentato correttamente il nostro paese, se abbiamo dato la giusta risonanza alla dimensione europea e mondiale della questione, se l’accordo raggiunto offre le precondizioni affinché si possano superare le vie senza uscita in cui ci si trova oggi, e — infine — chi e in che modo può guidare il paese nel futuro.
«Abbiamo la coscienza a posto e siamo fieri della battaglia che abbiamo condotto, e sono ottimista, prevedo che i cittadini sceglieranno nuovamente Syriza. L’insistenza, la sincerità e la determinazione con la quale abbiamo trattato, come anche le prove date con le nostre iniziative politiche, riguardo a molte questioni su cui abbiamo legiferato sul piano interno, verranno giudicate, io credo, positivamente. È quello che mostrano, poi, anche le più recenti indagini demoscopiche. Non stiamo più vivendo, inoltre, nel clima di allarmismo sul quale si era basata la polemica creata contro di noi, alle elezioni di gennaio. I cittadini non hanno motivo di essere titubanti nel dare nuovamente a Syriza il mandato chiaro, necessario a governare. Sanno che gestirà nel miglior modo possibile il programma concordato con i creditori, che è indubbiamente difficile, e al tempo stesso garantirà importanti cambiamenti e un vero rinnovamento, basati, principalmente, sulla giustizia e i diritti sociali».
Le forze di opposizione metteranno sicuramente l’accento sul fatto che a gennaio vi eravate schierati contro i memorandum, mentre la settimana scorsa avete firmato un nuovo compromesso, un nuovo memorandum. Cosa rispondete?
«Abbiamo esaurito tutto lo spazio di una trattativa dura e dolorosa, arrivando anche a delle situazioni –limite. Davanti al ricatto e al pericolo immediato di una catastrofe senza precedenti, per il paese e prima di tutto per le classi più deboli, abbiamo scelto il miglior compromesso che potevamo ottenere. Ora chiediamo nuovamente la legittimazione popolare per poter gestire questo accordo, per ridurre al minimo le conseguenze negative di questo accordo e usare al meglio le fratture che abbiamo creato nel campo dell’«armata dell’austerità» in Europa».
Cosa prova, sul piano politico e personale, riguardo alla scissione di Syriza? Comprende una parte delle posizioni dell’ex Piattaforma di Sinistra, o i vostri approcci sono, ormai, totalmente differenti?
«Una scissione costituisce sempre un processo doloroso. Spero che la nostra esperienza comune di eventi traumatici del passato e il percorso comune fatto assieme, sino ad ora, aiutino ad evitare gli aspetti peggiori che potrebbero esserci, riguardo ad eventuali sviluppi. Devo confessare, tuttavia, che non comprendo l’approccio degli ex compagni, visto che l’esperienza della trattativa ha mostrato i limiti oggettivi dello scontro. Ci siamo trovati, realmente, sull’orlo del precipizio e credo che questo avrebbe dovuto aiutare, tutti noi, a comprendere l’ambito nel quale dobbiamo portare avanti le nostre rivendicazioni. La soluzione alternativa dell’uscita dall’ Europa — dalla moneta comune o anche dalla stessa Unione europea– non è, in nessun caso, un progetto politico sostenibile».
Alexis Tsipras continua a godere di grande popolarità, anche dopo la firma dell’accordo con i creditori. Lei che collabora con lui quotidianamente, a cosa lo attribuisce?
«Indubbiamente, il primo ministro greco gode di una grande popolarità che supera anche i confini del paese. Credo che sia evidente anche in Italia e tra i lettori del vostro giornale, dal momento che una grande parte della sinistra italiana ha mostrato di trovare ispirazione nello sforzo di Alexis Tsipras e di Syriza. Alexis Tsipras ispira i cittadini, in Grecia e anche all’estero, e credo che questo sia dovuto alla sincerità del suo agire politico, al fatto che metta in risalto i valori della sinistra, al suo fortissimo impegno nella lotta contro la corruzione, gli intrecci tra la politica e gli interessi economici consolidati, e alla sua azione contro le politiche che hanno portato al vicolo cieco in cui siamo finiti».
È ministro dell’economia, uno dei principali conoscitori e responsabili del settore. Quanto negativamente influiranno sull’economia reale e la vita delle famiglie le misure del nuovo memorandum? Esiste una possibilità reale di sostenere le classi sociali più deboli?
«Non intendo certo risponderle che si tratta di un accordo privo di problemi. Offre, tuttavia, una base di stabilità per fare in modo che ci sia la ripresa, dal momento che la dinamica di sviluppo dell’economia, in passato, è stata sempre frenata. Il poter riuscire a far sviluppare, appunto, questa dinamica, l’alleggerimento del debito (che è già iniziato per quel che riguarda le scadenze immediate e continuerà per quelle a più lungo termine), assieme alle risorse per gli investimenti che arriveranno nel prossimo periodo (dai fondi comunitari, dai finanziamenti da banche di investimenti e piano Juncker) e riforme-base (dal sistema fiscale sino allo stato sociale) possono creare le condizioni per il sostegno di chi è più in difficoltà. Chiediamo il mandato popolare esattamente per realizzare queste condizioni».
Syriza continua ad essere un partito della sinistra o potrebbe trasformarsi in una forza di centrosinistra, in un «Pasok 2.0»? Lotta ancora contro l’onnipresente finanza e il predominio tedesco in Europa?
«Syriza era e rimane un partito di sinistra, che lotta per gli interessi dei più deboli, e definisce se stessa con chiarezza nei confronti della socialdemocrazia. Siamo riusciti a creare delle crepe nel fronte europeo dell’austerità. Dopo le elezioni, con la forza che ci darà il popolo greco, continueremo a lottare affinché queste crepe diventino una frattura, e in una rottura definitiva con le politiche che hanno portato alle vie senza uscita in cui si è trovata la Grecia ma anche tutta l’Europa».