28 agosto 2006
«Ha vinto il partito del cemento»
di Mario Lancisi
Asor Rosa: basta seconde case, puntiamo sull’agriturismo
FIRENZE. «In Toscana si è imboccata la strada delle lottizzazioni selvagge e della seconda casa turistica che crea un danno all’ambiente e al paesaggio». E’ il grido di allarme di Alberto Asor Rosa, 79 anni, professore emerito della Sapienza di Roma. Un richiamo forte, il suo. Sì, perché Asor (casa a Capalbio e a Monticchiello, nel Senese), è l’autore della famosa definizione della Toscana come «terra felix».
Qualcosa si è inceppato, negli ultimi anni, nella tutela del territorio toscano. A tal punto che Asor Rosa su Repubblica ha denunciato la costruzione di un grande insediamento nel borgo di Monticchiello, vicino a Pienza, nel cuore della Val d’Orcia. Monticchiello non è un caso isolato. La Toscana è a rischio, secondo il professore.
Non più terra ‘felix’?
«Riconfermo il mio giudizio positivo sulla Toscana e sugli orientamenti generali della salvaguardia del territorio. Anche se questi negli ultimi anni sono entrati in una fase critica, in cui le ragioni dello sviluppo, che nessuno nega, vengono passati al filtro di molti e contraddittori strumenti di realizzazione».
E’ venuta meno una certa tutela ambientale per favorire uno sviluppo economico basato sulle seconde case anziché sull’agriturismo?
«Non c’è dubbio. L’agriturismo rappresenta una forma decente di sviluppo sostenibile. Esso andrebbe sostenuto come un volano importante dell’economia turistica, impedendo la costruzione di megacomplessi turistici. Si è favorita la politica delle seconde case che confligge sia con una linea di sviluppo che di tutela ambientale».
Quale è la responsabilità della Regione Toscana?
«Io non sono un esperto di questioni urbanistiche. Da ospite della Toscana direi che l’inversione di tendenza sia determinata da un indebolimento della capacità progettuale della Regione nei confronti del territorio».
In che misura questo venir meno della funzione progettuale della Regione è frutto della nuova legge regionale urbanistica che assegna ai Comuni un ruolo decisivo nell’iter edilizio?
«Ritengo questa legge sbagliata perché i vincoli regionali devono sovradeterminare quelli locali. Altrimenti è la vittoria delle logiche e degli interessi campanilistici».
Però questa legge ha consentito l’abbreviamento dei tempi nelle concessioni edilizie, cavallo di battaglia del mondo industriale edile.
«Mi pare onestamente una spiegazione opportunistica. La sfida di un governo di sinistra deve essere invece quella di tenere insieme i due obiettivi della tutela del territorio e della rapidità negli iter autorizzativi».
Il centrodestra toscano - a Grosseto, Lucca e Arezzo - ha puntato sull’edilizia. L’immagine vincente è stata quella della gru, simbolo felice di operosità e dinanismo. Anche la sinistra si è adeguata a questo modello?
«Non c’è dubbio che il contagio del berlusconismo abbia preso anche parte della sinistra. E’ tornato in auge un modello di sviluppo basato sulla gru. La ritengo una strada sbagliata non solo per il territorio ma anche per lo sviluppo economico della Toscana».
Non ritiene che i numerosi obbrobri che si vedono in giro siano frutto anche di un certo peggioramento del personale tecnico?
«Parliamoci chiaro, i tecnici mettono il loro sapere al servizio del maggiore profitto. Nel caso di Monticchiello su una cubatura prefissata si è passati da 40 a 95 appartementi. I tecnici possono dividere un volume per tre o per sei. Il loro compito è meramente esecutivo. Il problema è di chi dà loro gli ordini. Non c’è dubbio che la responsabilità sia della politica».
Perché le amministrazioni locali hanno abbassato la tutela territoriale?
«Per leggerezza, ignoranza e scarso spirito progettuale. Spesso i politici hanno orizzonti amministrativ corti, che non progettano per il futuro ma si limitano a sguardi che non vanno oltre i 3-4 anni».
Quale futuro per la Toscana?
«In bilico tra la ripresa forte di salvaguardia di una tradizione tipicamente toscana e il cedimento alle tematiche più distruttive dello sviluppo turistico e economico».
Oltre a Monticchiello quali altri luoghi della Toscana sono un esempio negativo di salvaguardia del territorio?
«Delle zone che conosco posso citare Capalbio, dove hanno costruito male. Stessa cosa a sud di Livorno, dove spuntano nuovi insediamenti turistici, all’isola d’Elba, a San Vincenzo. Ma l’elenco è molto più lungo, purtroppo».
29 agosto 2006
«Però Asor Rosa qui ha due case...»
Conti: tutti osti e giardinieri? Non sarebbe una Toscana felix
di Carlo Bartoli
FIRENZE. «E’ vero, in Toscana c’è troppo cemento e il nuovo insediamento di Monticchiello fa schifo, però rendiamoci conto che non siamo più nell’impero asburgico, la Regione non può bloccare i Comuni. La Toscana ha bisogno di un grande patto tra Regione, Province e Comuni per la gestione del territorio, per affermare una politica che coniughi tutela e sviluppo: non possiamo ridurre la nostra regione alla terra del buen retiro di illustri personaggi».
L’assessore regionale Riccardo Conti risponde così all’allarme di Alberto Asor Rosa che sul Tirreno ha denunciato «l’indebolimento della capacità progettuale della Regione sul territorio». Ma la prima stoccata l’aveva vibrata due mesi fa il direttore della Normale Salvatore Settis, secondo cui in Toscana «il sistema di tutela paesaggistica in questi ultimi anni si è molto indebolito».
Il nuovo insediamento a Monticchiello fa scandalo. Lei cosa risponde?
«E’ vero, l’insediamento di Monticchiello è uno schifo. La Regione è sempre stata contraria, tanto che nel 1997 l’intervento fu bloccato dalla Crta, ma poi il Comune è tornato alla carica e ha dato il via libera a un intervento sbagliato. Ma non sarebbe giusto prendersela solo con le amministrazioni comunali, alle prese con delle pressioni fortissime. Per questo diciamo che occorre un grande patto tra Regione, Province e Comuni per il governo dei territori».
Ma la Regione ha le mani così bloccate?
«La Regione non ha alcuna possibilità di fermare un intervento. Non lo permette, anzitutto, il titolo quinto della Costituzione: tra Regione, Province e Comuni non vigono le regole della burocrazia ottocentesca, il rapporto non è di tipo gerarchico, in Toscana come nel resto d’Italia».
La Toscana va indietro, dicono Settis e Asor Rosa.
«Vorrei tranquillizzare Asor Rosa: con la nuova legge 5, l’intervento a Monticchiello non si sarebbe potuto realizzare con una semplice “variante breve”, ma sarebbe stato istruito in maniera più complessa, con il coinvolgimento della Regione. Intendiamoci, il quadro dei rapporti istituzionali rimane quello detto poc’anzi, solo che le nuove procedure sono più articolate».
Ma prima questi scempi non avvenivano.
«Falso. Questa è un’ottica da rovesciare. Proprio quando Asor Rosa coniava la bella espressione “Toscana felix” venivano pensati quei processi di cementificazione che adesso cerchiamo di mettere sotto controllo. In Toscana c’è troppo cemento, è vero. E non lo dico adesso. C’è un eccesso di produzione edilizia, oltretutto quasi mai di buona qualità. Negli anni Novanta l’Inu censì un potenziale di costruzioni tale da soddisfare il fabbisogno di una Toscana da 8 milioni di abitanti. Da allora di strada ne abbiamo fatta. Abbiamo approvato la legge 5 e poi la legge 1 per avere strumenti di pianificazione in grado di svolgere un’azione di contenimento e di qualificazione».
Fatto sta che le gru sono sempre al lavoro.
«In Toscana la pressione è enorme. Ringraziamo Alberto Asor Rosa per il segnale d’allarme, ma è pur vero che anche lui ha due seconde case nella nostra regione. Noi vogliamo contenere la spinta alla realizzazione di seconde case, ma dobbiamo coniugare tutela e sviluppo. La Toscana non può essere ridotta a un grande agriturismo, ad un luogo ameno per il buen retiro di illustri personaggi: i toscani non sono un popolo di osti, casieri e giardinieri».
Tra villettopoli e buen retiro c’è una terza via?
«La pianificazione del territorio. E’ una chiave essenziale dello sviluppo della nostra regione non solo sotto il profilo della tutela; in questi anni troppe risorse sono state convogliate verso la rendita, impiegate nel mattone invece che in attività produttive. Con il Piano regionale di sviluppo e con il Pit abbiamo deciso di giocare tutte le nostre carte sull’innovazione e gli investimenti. Il 15 settembre ci sarà a Capalbio un confronto sulla buona urbanistica. Invito fin da ora Asor Rosa a portare il suo contributo, ma anche ad ascoltarci, perché lo sguardo di chi vive la Toscana solo il fine settimana non sempre coglie la complessità dei problemi».
29 agosto 2006
«E lo sviluppo è una balla»
Legambiente: guadagnano i costruttori e le casse comunali per gli altri solo briciole, danni ambientali e traffico-caos
Piero Baronti, lei è il presidente regionale di Legambiente. E’ d’accordo con Asor Rosa?
«Così d’accordo che l’associazione sta preparando un comunicato nazionale sul caso di Monticchiello, quello da cui parte la denuncia del professore. L’intera Val d’Orcia è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco eppure i maxi-interventi continuano. Ce n’è uno anche nel comune di Radicofani, a Contignano, su una collina bellissima. Quello di Monticchiello è un progetto vecchio: il Comune dice che non può più opporsi perché pagherebbe penali alte, ma non è proprio così».
Succede spesso che le amministrazioni si giustifichino in questo modo.
«Sì ma è come nascondersi dietro un dito. I Comuni dicono che i progetti sono stati approvati dai loro predecessori, che le società ormai hanno tutte le autorizzazioni e dunque non si possono più impedire i lavori. E invece ci sono esempi di Comuni che hanno rimesso in discussione i progetti avviati. E’ successo a Castiglione della Pescaia, ma anche a Fiesole. L’importante è avere coraggio».
Quello delle seconde case resta un bel business. Ma si dice che l’edilizia è un volano di sviluppo».
«Il paravento per realizzare interventi massicci è l’affermazione che costruire porta lavoro, nell’immediato e in futuro, e quindi genera sviluppo. La realtà è diversa: le società si affidano di solito a imprese estranee al territorio, si portano dietro persino i muratori, e alla gente del posto restano le briciole. E’ ormai appurato che il turismo delle seconde case ha ben poche ricadute in loco: i vantaggi veri sono per chi costruisce».
Le località turistiche sono sovraffollate in alcuni periodi e deserte nel resto dell’anno. Continuando con le seconde case non si aggravano i problemi?
«Naturalmente: prima di tutto il problema del traffico e dei parcheggi. Poi quello dell’approvvigionamento idrico e dei rifiuti. Ma i costruttori non si preoccupano molto della viabilità o dei depuratori».
Una regione come la Toscana non dovrebbe essere più attenta al suo patrimonio ambientale?
«Abbiamo una buona legge regionale sull’urbanistica. Ma attraverso le maglie della norma riescono a passare, con le varianti, dei progetti che fanno danni e che a volte sono dei veri obbrobri. Non è ancora diffusa una cultura ambientale».
E non è certo frequente la protesta popolare contro lottizzazione selvaggia.
«Negli ultimi anni sono nati tanti comitati: contro le discariche, contro gli inceneritori, contro i rigassificatori, a Firenze persino contro la tramvia, e questo è falso ambientalismo, ma contro gli ecomostri restano in campo solo le grandi associazioni».
Anche i Comuni di centro-sinistra spesso lasciano passare le mega lottizzazioni. Non sarà che tutti ne traggono vantaggio? per esempio con gli oneri di urbanizzazione?
«Non metterei sullo stesso piano destra e sinistra, anche se qualche eccezione c’è. Però è vero che le amministrazioni mettono in cassa gli oneri per le opere di urbanizzazione, e incamerano anche l’Ici sulle seconda case. E quei soldi possono essere preziosi quando lo Stato taglia i fondi agli enti locali».
31 agosto 2006
L’assessore sfida a duello il professore
di Mario Lancisi
Degrado della Toscana: Conti e Asor Rosa sul ring di Caparbio
FIRENZE. Ad Alberto Asor Rosa la telefonata, nella sua casa estiva di Monticchiello, piccolo borgo antico nel comune di Pienza, è arrivata intorno all’ora di pranzo. Dall’altro capo del telefono l’assessore regionale ai trasporti e all’urbanistica Riccardo Conti. Motivo della chiamata? «Ho voluto invitare Asor Rosa a partecipare il 15 settembre a Capalbio ad un confronto sulla buona urbanistica in preparazione del Pit, il piano integrato territoriale», spiega laconico Conti. Asor Rosa, 79 anni, professore emerito della Sapienza, il cui nome è rimbalzato sui giornali come uno dei candidati ad una poltrona di ministro nel governo Prodi, ha accettato l’invito. Conti e Asor Rosa. Un singolare duello di fine estate all’insegna della battaglia contro il degrado della Toscana.
Il là lo ha dato l’intellettuale che dalle colonne del Tirreno ha lanciato l’allarme: la Regione e i Comuni si arrendono al turismo selvaggio, alle colate di cemento, alla costruzione di complessi edilizi che deturpano il paesaggio e ingrassano il portafoglio degli speculatori.
«L’affare» Monticchiello. Asor Rosa questa situazione la conosce bene. A Monticchiello, un borgo medioevale di 200 abitanti, stanno per costruire un grande insediamento di 95 abitazioni, in vendita come seconde case soprattutto per i clienti di Roma. Una scandalosa speculazione edilizia, secondo Asor Rosa. Anche Conti è d’accordo: «Il nuovo insediamento di Monticchiello fa schifo». Ora sul fatto che l’insediamento contestato da Asor Rosa non sia un fiore all’occhiello sono tutti d’accordo. Persino il presidente della provincia di Siena, il diessino Fabio Ceccherini, è stato costretto ad ammettere che l’intervento, pur non essendo un ecomostro, come lo ha definito Asor Rosa, «presenta limiti qualitativi».
Conti: «Ho le mani legate». La differenza di posizione tra Conti e Asor Rosa, così come è emersa anche nel colloquio telefonico di ieri, è sul passato. Che fare di Monticchiello e simili insediamenti sparsi un po’ in tutta la Regione? Conti ha detto ad Asor Rosa di avere le mani legate: i poteri edilizi sono nelle mani dei Comuni e la Regione non può farci nulla. «Però ho anche detto ad Asor Rosa che con la nuova legge urbanistica l’intervento a Monticchiello non si sarebbe potuto realizzare con una semplice variante breve, ma sarebbe stato istruito in maniera più complessa, con il coinvolgimento della Regione».
La Regione può fare di più. Una giustificazione che non sembra aver molto convinto Asor Rosa: «Io penso che la Regione possa fare molto di più. Non so se sul piano legislativo, questo non potrei dirlo. Ma su quello politico non c’è dubbio che una presa di posizione forte della Regione potrebbe creare le condizioni per una convergenza di forze regionali e nazionali per impedire lo scempio di Monticchiello», spiega Asor Rosa.
Il caso in parlamento. La battaglia di Monticchiello approda intanto in parlamento. Ezio Locatelli, deputato di Rifondazione comunista, ha deciso infatti di presentare un’interrogazione ai ministri dei Beni culturali Francesco Rutelli e dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio per sollecitare «un’indagine conoscitiva e atti conseguenti per quanto riguarda alcuni interventi edilizi in Val d’Orcia, in particolare per quanto riguarda il megacomplesso di seconde case che sta sorgendo a Montichiello».
Aspettando Martini. La vicenda ormai è diventata nazionale. Rutelli e Pecoraro Scanio nella loro risposta dovranno sentire la Regione. «Rutelli non potrà dire che si tratta di un insediamento orribile e poi concludere che non si può fare nulla», commenta Asor Rosa. E anche il presidente Claudio Martini, che ha finora scelto la strada del silenzio, è probabile che dovrà prendere posizione.
1° settembre 2006
La Regione vuol vedere gli atti
Edilizia selvaggia, il caso Monticchiello è il detonatore
Il sindaco senese si difende e minimizza, ma la polemica monta, si allarga a tutto il territorio e adesso arriva in Parlamento
FIRENZE. «Ritengo che non siano condivisibili le analisi, i paragoni e soprattutto il metodo usato da Asor Rosa. Trovo la denuncia del professore un passo sbagliato, eccessivo e fuorviante nei suoi esempi paradossali». Replica così il sindaco di Pienza Marco del Ciondolo ad Asor Rosa, che ha definito «ecomostro» il nuovo complesso residenziale in costruzione nel piccolo borgo di Monticchiello, in Val d’Orcia. Secondo il primo cittadino, «l’insediamento abitativo si colloca su un’area di circa due ettari di terreno e le abitazioni, che si inseriscono in maniera coerente e gradevole nel paesaggio circostante, rispettano i criteri imposti: l’utilizzo di materiali locali, pietra e mattoni, e l’altezza massima di 6 metri in gronda».
In realtà non è solo Asor Rosa ad attaccare il complesso residenziale di Monticchiello. L’assessore regionale all’urbanistica Riccardo Conti lo ha definito «uno schifo», mentre Rifondazione ha presentato un’interpellanza parlamentare. Inoltre ieri si sono scatenate ulteriori reazioni. «Monticchiello è sotto i riflettori della Regione. Ho già predisposto la richiesta di tutti gli atti amministrativi e autorizzativi al Comune di Pienza perché vogliamo capire se il progetto di 95 unità immobiliari, distribuite in 11 lotti, che sorgeranno a ridosso del piccolo suggestivo borgo di circa 150 abitanti, patrimonio mondiale dell’Unesco, è una di quelle lottizzazioni turistiche di tipo speculativo, da periferia metropolitana per intenderci, per le quali la Regione sta redigendo nuove norme di salvaguardia del territorio collinare toscano», ha dichiarato Erasmo D’Angelis, presidente della commissione territorio e ambiente del Consiglio regionale.
Anche Luciano Ghelli, capogruppo regionale dei Comunisti italiani, ha annunciato la presentazione di un’interrogazione al presidente della giunta Claudio Martini. Mentre il capogruppo di An Maurizio Bianconi ha allargato il tiro a tutta la Toscana: «Stupisce che soltanto come polemica estiva sia esplosa la questione delle edificazioni selvagge in Toscana. Il fatto è antico e non riguarda certo soltanto le coste, perché coinvolge da decenni le amministrazioni locali di sinistra che hanno deturpato la regione per evidenti interessi di cassa a favore dei Comuni, del giro d’affari delle cooperative rosse e del diffuso potere clientelare». ( m.l)
1 settembre 2006
Gli “schifi” non vanno fatti
«Bisogna pur bloccarli, la giunta studi un piano»
di ALBERTO ASOR ROSA
Ho letto con grande interesse l’intervista resa al “Tirreno” (29 agosto) dall’assessore regionale all’Urbanistica Riccardo Conti. Ne traggo occasione per una premessa metodologica, che spero valga una volta per tutte: non mi sono mai mosso, né intendo farlo ora, con spirito di contrapposizione alla Regione Toscana, di cui riconosco lo spirito costruttivo e l’apertura al confronto. Del resto, se siamo ancora qui a discutere seriamente di come l’ambiente toscano possa essere meglio preservato, vuol dire che ne esistono le condizioni, altrimenti sarebbe fiato sprecato.
Ribadisco una convinzione pluridecennale (a cui è legata anche la mia scelta di passare qui e non altrove tanta parte della mia vita): la Toscana rappresenta l’esempio più alto in Italia d’integrazione tra opere dell’uomo e ambiente naturale. È perciò che la sua conservazione, e conseguentemente le forme possibili del suo sviluppo, costituiscono una materia così delicata.
Ma veniamo al punto. Tutto parte da un mio articolo (“Repubblica”, 24 agosto), in cui denunciavo l’edificazione presso Monticchiello di un vero e proprio ecomostro, un complesso edilizio enormemente sovradimensionato (95 appartamenti in 11 lotti!), più grande del paesino cui è addossato, lesivo dell’ambiente e del paesaggio, tipologicamente più simile ad una periferia urbana che ai famosi casali toscani, distruttivo dal punto di vista antropologico (gli abitanti potenziali più del doppio di quelli attualmente residenti nel borgo medievale), autolesionistico dal punto di vista economico (ovviamente, infatti, in rotta di collisione con l’attività predominante sul territorio, l’agriturismo).
L’assessore Conti non sembrerebbe lontano dal senso della mia valutazione. In due punti della sua intervista, infatti, egli usa la seguente espressione: «l’insediamento di Monticchiello è uno schifo», «fa schifo». È un’espressione incredibilmente forte, che non lascia adito a equivoci. Subito dopo, però, Conti passa a ribadire l’impossibilità di qualsiasi intervento nel caso in questione da parte della Regione e a delineare un quadro di «attenzioni» legislative, con cui far fronte in futuro all’eventuale ripetersi di consimili «schifi».
Qui c’è secondo me un salto logico, su cui vorrei soffermarmi, rimandando ad altro momento l’analisi delle interessanti intenzioni progettuali della Regione in materia di urbanistica. Dunque, a Monticchiello (ma potrebbe essere un qualsiasi altro luogo) si sta costruendo un «ecomostro» (Asor Rosa), ovvero uno «schifo» (Conti), e non si può far nulla per impedirlo? Dunque, in Toscana (in Italia) si costruiscono «ecomostri», si costruiscono «schifi», perché le «autorizzazioni» e le concessioni sarebbero, come si dice, tutte a posto? Dunque, in Toscana esistono gli «ecomostri», gli «schifi» autorizzati? Naturalmente, sul piano storico non sarebbe indifferente capire come da una buona intenzione iniziale si sia arrivati a concepire e a rendere realizzabile un «ecomostro», uno «schifo»; e neanche sarebbe fuori luogo verificare se il progetto in via di realizzazione sia in tutto e per tutto corrispondente a quello inizialmente approvato.
Ma sul piano pratico e fattuale io propongo alla Regione Toscana di studiare, per così dire all’incontrario, come si possa rendere non realizzabile un «ecomostro», uno «schifo», apparentemente dotato di tutte le autorizzazioni ad essere realizzato. È difficile farlo? Facciamo un esempio estremo. Se su un lembo del territorio toscano s’abbatte una catastrofe atmosferica e tellurica, Stato e Regione intervengono in misura straordinaria con aiuti, misure, sovvenzioni. Ci spendono, insomma, impegno e soldi. Che differenza passa fra una catastrofe atmosferica o tellurica e una catastrofe ambientale? (questa seconda, se mai, è più grave delle prime, perché duratura).
Propongo che sia presa in considerazione una misura che si potrebbe definire «rientro dall’errore» (oppure, in altri casi, come, se non ho capito male, quello di Fiesole, «premio alla virtù»). Poiché non ha senso che si progetti sensatamente il futuro, lasciandosi dietro una scia così fitta di «errori autorizzati» e di «magagne malcelate» (anche limitandomi al Comune di Pienza e alla Val d’Orcia, avrei potuto allargare il catalogo ben oltre lo scempio di Monticchiello, se avessi voluto procedere in maniera globalmente accusatoria). Sarei lieto se questa scommessa fosse assunta come una proposta positiva da parte della Regione Toscana.
1° settembre 2006
La lettera. L’assessore Conti spiega gli obbiettivi
Confronto, non duello Serve un nuovo patto
di Riccardo Conti
Caro Direttore, dopo aver letto sul Tirreno l’articolo titolato «L’assessore sfida a duello il professore» non ho potuto fare a meno di scriverti. È vero, come si evince dal titolo che mi pare tradisca anche il senso di un articolo molto corretto, il professor Alberto Asor Rosa è stato invitato personalmente da me per telefono a partecipare al prossimo convegno «La buona urbanistica» che si svolgerà il 15 settembre a Capalbio, al di là dei casi particolari come Monticchiello, in nome della sua nota capacità critica e delle sue analisi che non possono che essere preziose.
L’incontro di Capalbio è il secondo nell’ambito di un ciclo di cinque appuntamenti organizzati in vista dell’approvazione del Pit, il Piano di indirizzo territoriale, strumento cardine per il governo del territorio toscano, sul quale stiamo lavorando da tempo e che tra i suoi principali obiettivi strategici ha proprio quello della conservazione attiva del patrimonio territoriale.
Non a caso il primo incontro del ciclo, svoltosi lo scorso 25 luglio a Montaione, ruotava sulle questione della tutela, puntando il dito contro l’aggressione delle colline dove la rendita immobiliare per troppo tempo ha ritenuto di poter tradurre in utile immediato la perdita di valori irrinunciabili, parte di un territorio che invece è e rappresenta una grande risorsa. Per questo il Pit funzionerà come un grande patto tra le amministrazioni locali alle quali la Regione Toscana fornirà tutte le risorse normative necessarie e possibili sulla base di impostazioni che funzionino a filiera e non in via gerarchica.
Il patto presuppone cooperazione e coerenza reciproca. È un’alleanza per costruire migliore sostenibilità e crescita nell’ambito di una programmazione che vedrà protagonisti comuni e province, in una logica di coerenza sia con le politiche territoriali sia con le strategie di sviluppo.
Questa lunga premessa per dire che l’invito al professor Asor Rosa è tutto fuorché un duello. Anzi, sono felicissimo che un intellettuale del suo calibro possa darci una mano a costruire e dare gambe a questa politica nell’ambito di un dialogo proficuo e attivo, aperto a lui come a tutti gli intellettuali, ai professionisti, alle associazioni che vorranno dare un contributo. La parola giusta non è dunque «duello». E’ un dialogo utile e fecondo, come quello per il quale ringrazio il professor Asor Rosa di aver dato la propria disponibilità a partecipare.
1° settembre 2006
La pineta assediata dal cemento
A Marina di Castagneto 417 case. Ma per l’acqua potabile sarà dura
di Andrea Rocchi
Il sindaco Fabio Tinti si difende: scelta dolorosa, ma questa sarà l’ultima megalottizzazione
CASTAGNETO CARDUCCI. A meno di un chilometro svetta il Tombolo, resort di lusso appetito dai vip e la spiaggia dove due estati fa Harrison Ford e compagna in brachette prendevano la tintarella prima di una cena di pesce alla Tana del Pirata. Più a sud l’ex Cantiere Navale, realizzato nel ’46 da Gaddo della Gherardesca per fabbricare canoe olimpioniche e riconvertito dall’intraprendente nipote in villaggio turistico incastrato in 25 ettari di pineta marittima mozzafiato. Nel mezzo il Cavallino Matto, il parco giochi dove l’imprenditore Riccardo Manfredini ha investtito un milione e 300mila euro per farne un parco dei divertimenti tra i più grandi d’Italia.
Siamo a Marina di Donoratico, tra la Torinella e il torrente Seggio: oltre 120mila metri quadrati di terreni su cui presto, salvo improbabili marce indietro, si costruiranno 417 alloggi tra i 40 e i 60 mq ciascuno. Sono le tre lottizzazioni Olmaia, Stella 1 e Stella 2 al centro, da mesi, di una feroce polemica che fa tremare palazzo civico.
«Uno stuolo inutile e dannoso di seconde case», grida Legambiente, che punta il dito sui contraccolpi di questa colata di cemento sul territorio. Dai problemi di viabilità e di incremento di rifiuti, al collasso del depuratore di Castagneto, tarato per sopportare gli scarichi di 50mila persone (e già a rischio nei picchi d’estate) e non il peso di nuovi residenti. Ma Legambiente lancia anche l’allarme acqua: «Le falde sono al limite, nuovi prelievi incrementeranno l’inquinamento». Qui, del resto, l’Asa - l’ex municipalizzata dell’acqua di Livorno - fatica a trovare nuovi pozzi e gli attuali sono seriamente minacciati dai nitrati che filtrano nelle falde per il pesante utilizzo di fertilizzanti agricoli. Recentemente, poi, anche un pozzo privato alle Ferruggini, vicino al celebre viale dei cipressi di Bolgheri, è stato chiuso per contaminazione da cromo esavalente. Senza dimenticare la legge Sarno che ha dichiarato il fosso dei Mulini a rischio esondazione.
Eppure i piani di lottizzazione, dopo un travagliato iter, sono stati approvati. Il sindaco Fabio Tinti, che ha ereditato la patata bollente dalle passate amministrazioni (gli insediamenti abitativi sono già previsti nel vecchio Prg degli anni ’70), si difende: «Sono già stati ridotti gli indici di edificazione», ha risposto Tinti a chi lo accusava. Quanto ai problemi idraulici spiega: «I lottizzanti dovranno mettere in sicurezza il Fosso dei Mulini», che scorre vicino alle nuove edificazioni. Ci vogliono 450mila euro e c’è già un progetto. Quanto agli alloggi «c’è l’impegno di metterne a disposizione alcuni per l’emergenza abitativa», conclude Tinti. Ma gli ambientalisti ribattono: «Gli oneri di urbanizzazione non basteranno a sistemare tutto».
In consiglio provinciale, su questa operazione, c’è stata vera bagarre: Rifondazione contro i Ds e il capogruppo di An Benito Gragnoli che ha minacciato un esposto in Procura. Ora, anche all’interno del centrosinistra, si percepiscono i primi mugugni ed il modello Castagneto, basato sull’equazione turismo-ambiente, comincia a scricchiolare. Sdoganato dal complesso dei «comuni ombra» grazie anche alle produzioni vitivinicole di qualità riassunte dai grandi rossi come il Sassicaia e l’Ornellaia, balzato agli onori delle cronache mondane alla fine degli anni ’90 per l’amicizia tra il conte Gaddo Della Gherardesca e Sarah Ferguson, duchessa di York, Castagneto oggi vive di agricoltura e turismo. Dopo il boom di presenze del 2000 (657.594 turisti), la flessione del 2003 (597mila), oggi il trend è in ripresa. Con 8.226 residenti, il comune ha una densità abitativa di 57,7 abitanti per km quadrato (superiore alla confinante Bibbona, di 46,5), ma vuole crescere ancora. Olmaia e Stella erano state pensate per questo.
Oggi lo stesso Tinti, a chi gli chiede se c’era proprio bisogno di 400 seconde case, ammette: «Una scelta dolorosa, indubbiamente, ma che abbiamo governato e rivisto rispetto alle previsioni iniziali». Ma sarà l’ultima megalottizzazione, assicura. Poi lo stop alle seconde case, sperando che non sia troppo tardi.
1° settembre 2006
Ma poi diventò verticale...
Castiglione, ecomostro story. Con un mistero
Mario Lancisi
Il progetto cambiò e diventò ancor più invasivo. Ora tutto fermo per anni, e rischio abbattimento
CASTIGLIONE DELLA PESCAIA. Sulla collina di Santa Maria, che domina Castiglione della Pescaia, dei 250 appartamenti del cosidetto «ecomostro» 170 sono in gran parte pronti per essere abitati. Questione di piccoli dettagli, interventi di poco conto.
Ma la controversia tra i costruttori e l’amministrazione comunale di centrodestra, capeggiata dal sindaco Monica Faenzi, 41 anni, Forza Italia, ha congelato tutto, da ormai tre anni. E la vicenda rischia di trascinarsi ancora a lungo, tra carte bollate e ricorsi.
Se ti abbatto l’ecomostro. I costruttori - 7 società di Arezzo e Grosseto, la cooperativa La Fenice e alcuni privati - sono ricorsi al Tar contro la decisione del sindaco Faenzi di non rinnovare loro la concessione edilizia. Il Tar ha respinto i ricorsi, e ora è presumibile che la controversia approdi al Consiglio di Stato. Dunque tempi lunghi, esito incerto. Tre gli scenari possibili per l’ecomostro di Santa Maria, come spiega Daniele Falagiani, l’avvocato della Faenzi: la rimozione dei vizi di forma delle licenze contestate, la sanzione amministrativa pari al valore di mercato degli immobili (se uno vale 200 milioni il costruttore deve pagare l’intera cifra) e - soluzione traumatica - l’abbattimento dei 270 appartamenti.
Clienti senza casa. Scenari drammatici, gli ultimi due. Per i costruttori, certo. Soprattutto però per chi ha sborsato fior di quattrini per acquistare appartamenti a prezzi intorno ai 9 milioni di vecchie lire al metro quadrato. Clienti i più diversi. Chi ha acquistato per avere una seconda casa in riva al mare, ma c’è anche chi ha sborsato i soldi per averne una di casa, la prima. Gente che freme: vorrebbe avere le chiavi in mano, ma rischia di aspettare ancora molti anni. E soprattutto di vedersi abbattere una casa pagata cara. Con chi se la deve prendere il signor Rossi che ha acquistato un appartamento che non può usufruire e che addirittura potrebbe essere buttato giù? E a chi addossare le responsabilità di quello che tutti definiscono uno scempio, una ferita per il paesaggio di Castiglione della Pescaia.
Di chi la colpa? «Io no...»Il cerino delle responsabilità - almeno a livello amministrativo - gira di mano in mano. Come tutte le vicende iniziate alcuni decenni fa. E rotola tra sigle, nomi tecnici, cavilli, delibere, licenze, ricorsi, piani, contropiani. Il Tirreno ha provato a mettere qualche punto fermo, interpellando tre sindaci protagonisti della lunga storia. Il primo è Giancarlo Farnetani, 54 anni, primo cittadino di Castiglione dal 1977 al 1990, oggi assessore provinciale allo sport e al territorio. Racconta che sotto la sua amministrazione Castiglione ha finalmente avuto il piano regolatore e che all’origine le lottizzazioni dello scandalo erano villette a schiera a due piani.
Il commissario nel mirino. E’ dopo che si è passati - secondo Farnetani - da una tipologia di costruzioni in orizzontale ad una in verticale. Per capirci: se all’inizio era previsto che un immobile avesse due piani, in seguito si è permesso che ne avessero diversi, assumendo così un profilo in verticale che «ferisce» il paesaggio. Già, ma chi ha permesso tutto questo? Qui nasce il giallo delle responsabilità. Dopo Farnetani c’è stato il sindaco Massimo Emiliani, marito della Faenzi. Che difende il coniuge: «Per carità, il complesso era brutto dall’inizio, ma non illegittimo. Con Massimo ho litigato spesso per questo. Lui però non ha colpe». Emiliani è durato due anni. Poi è venuto il commissario prefettizio Mario Sodano. E su di lui si appuntano le critiche di Farnetani e dei Ds: «Ha modificato alcune norme tecniche di attuazione non contemplando alcune cubature come i garage e le scale. Così le cubature sono aumentate».
«Tutta colpa della sinistra». Un’interpretazione che non convince la Faenzi. La quale incolpa la sinistra. E in particolare la giunta presieduta dal sindaco diessino Franco Roggiolani, 63 anni, che è stato in carica dal 1996 al 2001. Due i capi di imputazione. «Sono state modificate le norme tecniche senza il rispetto delle procedure e soprattutto il piano di lottizzazione è passato da una tipologia orizzontale ad una verticale», spiegano la Faenzi e il suo avvocato.
Ma Roggiolani replica: «Mi sono trovato in mano un atto finito, non ho introdotto modifiche sostanziali». Poi ammette che «forse ci voleva più attenzione». E intanto i 270 appartamenti sono fermi, in attesa di un destino ancora indecifrabile, mentre i soldi sono già