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Philippe Daverio
Statue nude inscatolate: il mondo ride, il governo fa lo scaricabarile
28 Gennaio 2016
Articoli del 2016
La cronaca del Fatto Quotidiano, il commento di Marco Travaglio, l'intervista di Emiliano Liuzzi a Philippe Daverio, I

l Fatto Quotidiano, 28 gennaio 2016


STATUE NASCOSTE, SI NASCONDE ANCHE IL GOVERNO RENZI

Inchino a RouhaniNessuno si prende la colpaFranceschini: “Né ioné il premier sapevamo”.Tronca chiede contoalla Sovrintendenza di Roma
Che cosa è successonel corridoio deiMusei Capitolini inCampidoglio al passaggiodel presidente iranianoHassan Rohani? Chi hadeciso di nascondere le opered’arte, quelle statue patrimoniodella cultura italiana edell’umanità, dietro degliimbarazzanti involucri? Chiha occultato non solo le statuema anche alcune porcellanee dipinti del Cinquecento?Il ministro dei Beni culturaliDario Franceschini affermadi non aver preso partealla decisione e che, allo stessomodo, neppure il premiersapesse.

1. Di chi è la responsabilitàper quanto accaduto ai MuseiCapitolini? Forse di RomaCapitale?
«Sulla vicenda delle statuedei Musei Capitolini - chiariscela Sovrintendenza aiBeni culturali di Roma Capitale- coperte in occasionedella visita del presidente iranianoRohani dovete chiederea Palazzo Chigi. La misuranon è stata decisa da noi,è stata un’organizzazione diPalazzo Chigi non nostra».Comunque sia il commissariostraordinario FrancescoPaolo Tronca ha chiesto alsovrintendente Claudio ParisiPresicce una relazionescritta su quanto accaduto.L’evento è stato ospitato inCampidoglio ma organizzatoda Palazzo Chigi, resta daaccertare chi fosse a conoscenzadi questa decisione echi no.

2. Quali spiegazioni ha fornitoil governo fin qui?
Il primo a prendere posizione,ieri mattina, a scacciare lecritiche e a iniziare lo scaricabarile è il ministro dei Beniculturali Dario Franceschini:«Non era informato né ilpresidente del Consiglio né ilsottoscritto di quella sceltadi coprire le statue».

3. Che cosa ha detto Renzi ariguardo?Nulla.
Il premier MatteoRenzi, dal canto suo, sollecitatodai giornalisti nel pomeriggiodopo il discorso in Senatorisponde così: «Oggiparlo di banche», e poi ancora:«Bersani? Verdini? Poi tisbagli e dici che copri loro...».

4. È davvero possibile chenessuno avesse informatoRenzi o qualcuno a lui vicino?
Solo nel pomeriggio di ieri,intorno alle 15, Palazzo Chigidetta queste note alle agenzie:«Il segretario generale diPalazzo Chigi Paolo Aquilantiha avviato una indagineinterna per poter accertare leresponsabilità e fornire, conla massima sollecitudine,tutti i chiarimenti necessarirelativi alla organizzazionepresso i Musei Capitolinidella visita in Italia del Presidenteiraniano Rohani. Losi apprende da fonti di PalazzoChigi».

5. Dove potrà arrivare l’indagineinterna di PalazzoChigi?
L’ufficio a forte rischio èquello del Cerimoniale. Lastruttura è guidata dal 2013da Ilva Sapora, finito più voltenel mirino, l’ultima pochesettimana fa per il caso deidoni alla delegazione italiananel viaggio in Arabia Saudita.L’indagine di Aquilantidovrà proprio “accertare leresponsabilità”. Sino ad allora,le ipotesi non mancano.

6. Chi era presente durantei sopralluoghi?
Nei giorni antecedenti allavisita di Rouhani, come daprotocollo, sono stati diversii sopralluoghi del cerimonialee della sicurezza di palazzoChigi in Campidoglio inteam con i rappresentanti delgoverno iraniano.

7. Quindi la decisione è statapresa su richiesta delladelegazione iraniana?
No, almeno a quanto dichiaratodallo stesso Rohani ieri:«È una questione giornalistica.Non ci sono stati contattia questo proposito. Posso diresolo che gli italiani sonomolto ospitali, cercano di faredi tutto per mettere a proprioagio gli ospiti, e li ringrazioper questo». Palazzo Chigisostiene che la decisione dicoprire le statue sarebbe statapresa senza un via libera alivello politico. Altra ipotesi,di cui molto si è parlato traieri e oggi è quella di un “eccessodi zelo”di qualche funzionariointerno che avrebbepreso una decisione di sua iniziativa.Ma, ancora per usarele parole di Franceschini,«ci sarebbero stati facilmentealtri modi per non andarecontro alla sensibilità diun ospite straniero così importante».

8. Qualcuno pagherà?
In attesa degli esito dell’indagine,non mancava chi ingiornata in Parlamento parlavadi avvicendamenti e unariorganizzazione nell’ufficiodel Cerimoniale del governo.


BENI TURALI

di Marco Travaglio
Ma dai, su, chi potrebbe mai sospettare che Renzi fosse informato dell’impacchettamento delle statue ignude dei Musei capitolini per coprirne le pudenda ed evitare che sua eminenza Hassan Rouhani s’imbarazzasse o si arrapasse. È evidente, come scrivono a una voce sola Repubblica e il Corriere, che il premier non sapeva. Anzi, ci è rimasto proprio male per «l’eccesso di zelo». Lui che decide tutto, controlla tutto, rastrella tutto (anche i Rolex d’oro) e, se avesse una puntina di tette, farebbe pure la ministra delle Riforme, era all’oscuro di tutto.
La conferma è arrivata ieri da una fonte al di sopra di ogni sospetto: il ministro dei Beni Culturali (con rispetto parlando) Dario Franceschini, il quale giura che “né il presidente del Consiglio né il sottoscritto eravamo informati della scelta incomprensibile di coprire le statue”. E c’è da credergli: siccome anche la Sovrintendenza invita a “rivolgersi a Palazzo Chigi”, devono aver fatto tutto quei diavoli del Cerimoniale della Presidenza del Consiglio, capitanati dalla dottoressa Ilva Sapora, già custode discreta di un altro segreto: l’arraffa-arraffa dei Rolex gentilmente offerti dal sovrano saudita a Renzi & C. e prontamente scomparsi dalla circolazione. Dunque le cose l’altro giorno devono essere andate così. La security del presidente iraniano, nel sopralluogo ai corridoi del Campidoglio che l’illustre ospite avrebbe dovuto attraversare al fianco di Renzi fino alla sala dell’Esedra per la conferenza stampa senza domande, ha notato le sculture senza veli collezionate da quegli sporcaccioni dei Papi e ne ha preteso l’immediato oscuramento (senza peraltro obiettare nulla su tutte quelle corde stese a mo’ di transenna, possibili allusioni alle forche più che mai in funzione nell’illuminato Iran).
Il Cerimoniale ha subito provveduto, ovviamente senza consultare il capo: l’aveva già fatto nell’ottobre scorso a Firenze durante la visita del principe ereditario degli Emirati, ricevuto a Palazzo Vecchio dal premier ed ex sindaco Renzi, coprendo con un paravento gigliato un calco di gesso con un nudo di Jeff Koons (fra l’altro, ex marito di Cicciolina). Solo che stavolta un paravento non bastava. Subito scartate le prime tre ipotesi all’ordine del giorno. 1)Bombardare o far saltare con la dinamite le pornostatue come han fatto i talebani con quelle di Buddha e l’Isis con i capolavori dell’arte assiro-babilonese.

2) Riesumare i vecchi cari mutandoni usati nella Controriforma da Santa Romana Chiesa per celare gli organi genitali istoriati nella Cappella (sempre con rispetto parlando) Sistina e nei Musei Vaticani. Ma oggi insorgerebbe anche Sua Santità, che non pare turbato da quei nudi d’arte, per giunta opera di noti gay tipo Michelangelo, Leonardo e forse Caravaggio. 3) Mascherare peni e tette marmoree appendendovi un certo numero di Rolex d’oro made in Ryad. Ma i preziosi orologi erano tutti al polso della delegazione italiana e pareva brutto chiederli indietro. Così si è optato per un’idea altamente innovativa e anche esteticamente gradevole, a riprova del fatto che la nuova Italia renziana “cambia verso” anche nella censura: costruire una decina di scatoloni a parallelepipedo di compensato, dipingerli di bianco e usarli come scafandro per le statue più impudiche.

All’epoca del nudo di Koons tutti scrissero che la censura l’aveva ordinata Renzi, allora tutt’altro che amareggiato visto che l’“eccesso di zelo” era suo. Stavolta invece, siccome ci ride dietro mezzo mondo (quello non islamico), dice indignato che non sapeva. Strano, perché i corridoi del Campidoglio impreziositi da quei cassoni bianchi di compensato li ha percorsi anche lui, accanto a Rouhani. Chissà cos’avrà pensato nel vederli: “Carino questo allestimento di arte contemporanea, mi ricorda quello con Sordi e la buzzicona sulla sedia alla Biennale di Venezia”. Oppure: “Parliamo sottovoce, la Venere Esquilina, Eros e Dioniso stanno ancora riposando nelle loro casette di legno”. O ancora: “Chissà perché le nostre belle statuine han preso l’ascensore”. O magari: “Che gentili, gli iraniani: guarda quanti pacchi dono mi han portato, ora mi sbrigo con i giornalisti poi me li scarto con calma”. Invece, amara sorpresa: censura, ecco che cos’era.
Disappunto, scandalo, orrore. Perché sia chiaro: noi siamo tutti Charlie, noi siamo in prima fila nella guerra di civiltà, noi difendiamo l’identità occidentale, noi non ci pieghiamo al fanatismo, noi non cambiamo stile di vita, noi non abbiamo paura di una Venere desnuda. E che diamine. Qualcuno pagherà (gli altri). Però sarebbe un peccato gettar via quei cassoni. Possono sempre tornare utili, specie ora che Verdini e la sua fairy band entrano ufficialmente al governo: si potrebbero usare per coprirli mentre votano la fiducia, se no poi Mattarella sospetta che sia cambiata la maggioranza e, casomai ritrovasse l’uso della parola, magari chiede spiegazioni. Ma potrebbero rendersi preziosi anche per i ministri che sabato sfileranno al Family Day contro il loro governo. Fossero già stati disponibili un paio d’anni fa, papà Boschi avrebbe potuto scafandrarsi per bene ed evitare di farsi beccare a braccetto con Flavio Carboni. Meglio conservarli al ministero dei Beni Culturali, sempre parlando con pardon. Anzi, per non urtare la sensibilità degli arabi moderati, è allo studio un’altra Grande Riforma. Via l’ambiguo prefisso Cul: chiamiamolo ministero dei Beni Turali e non se ne parli più.


“AVREBBERO FATTO MEGLIO A RICEVERLO TRA FERRARI E PIATTI DI SPAGHETTI”
intervista di Emiliano Liuzzi a Philippe Daverio

«Èil simbolo del pressappochismoall'italiana. Probabilmentenella fretta della rottamazionerenziana hannomandato via anche quelli cheun minimo conoscono le regole:hanno sostituito il maggiordomocon un maniscalco». Aparlare Philippe Daverio, storicodell’arte, docente universitario,cavaliere dell’ordinedella Legion d’onore in Franciae medaglia d’oro ai benemeriti dellaCultura e dell’arte in Italia. Ovviamentesi riferisce alla visita di Rouhani aRoma e alle statue oscurate.

Come può essere venuta in mente unacosa del genere?
Non ho idea. mancano davverole basi della corretta diplomaziae ospitalità. Hanno fattouna sciocchezza, ma ripeto,sono la metafora di quest’Italia.Non dovevano ricevereRouhani in un museo. Dovevanoospitarlo in un garage inmezzo alle Ferrari e con unpiatto spaghetti. Quello avrebbeapprezzato moltissimo,si sarebbe fatto riprenderedalle sue tv sorridente e nonci sarebbe stata nessuna polemica.Le basi, mancano anche quelle.Con un ulteriore avvertimento per laprossima visita.

Quale avvertimento?
Il vino. No, il vino non si può. Dell'ottimaacqua minerale, ma quelli chehanno sostituito il maggiordomo sappianoche a tavola con Rouhani nondeve esserci il vino.

Siamo irrimediabilmente cafoni?
Lo siamo più di prima. Gheddafi,nell’ultima visita, lo misero in una tenda.Viveva in una tenda, gli allestironouna tenda, non un museo.

Eppure siamo il Paese della “GrandeExpo”...
Lasciamo perdere, hanno fatto anchepeggio: i visitatori, quelli di altre religionie culture, accolti all’aeroportodalle statue coi salami appesi ai genitali.Manco sono usciti per arrivare incentro, hanno preso il primo aereo esono rientrati a casa. Se proprio vogliamo,a Roma, hanno fatto quasi unpasso avanti.

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