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Sebastiano Canetta ed Ernesto Milanesi
Sprofondo Veneto nella marea di cemento
6 Agosto 2014
Veneto
«Spro­fondo Veneto, con l’acqua alla gola e le Grandi Opere impan­ta­nate nel fango di affari & poli­tica. È l’immagine dell’incubo Pole­sine pro­iet­tata nel Due­mila. Ma anche l’"effetto Mose" che strac­cia la mito­lo­gica pro­pa­ganda e fa ripiom­bare il Nord Est nel guano delle tan­genti for­mato impresa».

«Spro­fondo Veneto, con l’acqua alla gola e le Grandi Opere impan­ta­nate nel fango di affari & poli­tica. È l’immagine dell’incubo Pole­sine pro­iet­tata nel Due­mila. Ma anche l’"effetto Mose" che strac­cia la mito­lo­gica pro­pa­ganda e fa ripiom­bare il Nord Est nel guano delle tan­genti for­mato impresa».Il manifesto, 6 agosto 2014

Qui piove sem­pre sul bagnato: le quat­tro vit­time dello tsu­nami del tor­rente Lierza sabato sera a Refron­tolo (Tre­viso) squa­der­nano la vera insi­cu­rezza del Veneto. Allu­vioni e frane come esito natu­rale delle colate di asfalto e cemento pro­gram­mate senza solu­zione di con­ti­nuità politica.

Dal 4 al 6 feb­braio scorso un’altra emer­genza ha schie­nato mezza regione (com­presa la Marca tre­vi­giana) dai piedi d’argilla. Pro­prio come nell’autunno 2010. Ponte degli Angeli, cuore di Vicenza, misura il ter­mo­me­tro della paura: il Bac­chi­glione sale fino a lam­bire l’asfalto con il rischio di repli­care l’esondazione nel 20% della città che poi si espande verso il mare.
Di nuovo, un bol­let­tino di guerra: a Bovo­lenta, nella Bassa pado­vana, 600 sfol­lati atten­dono i soc­corsi; la rete via­ria della regione para­liz­zata da smot­ta­menti, crolli, infiltrazioni.

Lo scenario
Quat­tro anni fa un’identica apo­ca­lisse aveva messo in ginoc­chio il Veneto cen­trale: da Verona a Padova 150 chi­lo­me­tri qua­drati som­mersi non solo dall’acqua. Eppure era una “cata­strofe annun­ciata”, per­ché al di là delle pre­ci­pi­ta­zioni straor­di­na­rie, dal 1966 le opere di sal­va­guar­dia del ter­ri­to­rio riman­gono incom­piute. Luigi D’Alpaos, ordi­na­rio di Idrau­lica dell’Università di Padova, ripete inu­til­mente: «Il grande disa­stro è stato che nes­suno si è mai inte­res­sato alla que­stione idrau­lica che, anzi, è stata com­ple­ta­mente igno­rata. Si sono fatte così strade, auto­strade e altre opere che magari vanno anche sotto acqua alla prima piog­gia. I sin­daci di que­sti ultimi 50 anni hanno una bella respon­sa­bi­lità per come e quanto hanno urba­niz­zato ed occu­pato il ter­ri­to­rio senza seguire cri­teri guida. I sin­daci devono smet­terla di per­met­tere inse­dia­menti dove è pericoloso».

Il “par­tito del mat­tone” è sem­pre il più forte. Anche nell’epoca della crisi infi­nita l’immobiliarismo detta legge nei Comuni grandi e pic­coli. Dalle cave che dra­gano argini e fiumi al giro d’affari non sem­pre lim­pido del “movimento-terra”, fino ai cemen­ti­fici (tre impianti solo all’interno del Parco regio­nale dei Colli Euga­nei) e ai soliti pro­fes­sio­ni­sti del ramo.
È la vera indu­stria del Nord Est, l’unica finan­ziata dalle ban­che. La messa a red­dito delle aree edi­fi­ca­bili muove un pic­colo eser­cito di affa­ri­sti con inte­ressi votati al pro­fitto, pronti a sca­ri­care gli effetti col­la­te­rali sulla col­let­ti­vità. Sistema arti­co­lato, capil­lare, tra­sver­sale che macina rela­zioni eco­no­mi­che e rap­porti politici.

Verona è l’ultima fron­tiera delle Grandi Opere: 6 miliardi di pro­ject finan­cingcomin­ciano con i 13 chi­lo­me­tri di tan­gen­ziale nord in gal­le­ria. Rac­conta Gianni Bel­loni dell’Osservatorio ambiente e lega­lità di Vene­zia: «Dal casello auto­stra­dale, in 3,5 chi­lo­me­tri, la giunta del leghi­sta Fla­vio Tosi ha pre­vi­sto la costru­zione di ben 11 cen­tri com­mer­ciali per un totale di 380 mila metri qua­dri. Nella sola area di Verona Sud pre­vi­sti 4 milioni di mc di cemento: uno per edi­fici resi­den­ziali, altri 3 in dire­zio­nale, com­mer­ciale e alberghiero».

E la voca­zione d’oro di Vicenza brilla per sin­to­nia ammi­ni­stra­tiva: se il ber­lu­sco­niano Enrico Hull­wek ha lasciato in ere­dità spe­cu­la­zioni come minimo azzar­date, il ren­ziano Achille Variati rego­la­menta nuove colate di cemento armato.
Una ven­tina di chi­lo­me­tri più in là si fanno i conti con il ven­ten­nio di Fla­vio Zano­nato descritto elo­quen­te­mente da Fran­ce­sco Fiore (con­si­gi­liere comu­nale di Padova 2020): «Nel 2013 risul­ta­vano inven­dute oltre 10 mila abi­ta­zioni; che rad­dop­piano nei 18 muni­cipi della comu­nità metro­po­li­tana. Eppure gli attuali piani urba­ni­stici pre­ve­dono espan­sioni: alla volu­me­tria resi­dua del Prg vigente, il nuovo Pat aggiunge altri 2 milioni di metri cubi. Così si imma­gina l’insediamento di 24.185 abi­tanti in un decen­nio, Dato asso­lu­ta­mente irrea­li­stico: negli anni Due­mila la popo­la­zione è aumen­tata di 730 abitanti».

Betoniere e struzzi
Affari & poli­tica in ver­sione edile. Fun­ziona così, dall’epoca del “modello veneto” con una zona indu­striale sotto ogni cam­pa­nile. Nel Due­mila sono resu­si­sci­tati tutti, com­presi quelli appa­ren­te­mente morti con Tan­gen­to­poli. A Vene­zia c’è la mega-concessione del Mose, la più masto­don­tica opera pub­blica con­ce­pita in Ita­lia: la sal­va­guar­dia della laguna affi­data nelle mani dell’impresa Man­to­vani di Pier­gior­gio Baita (costretto a pat­teg­giare con la Pro­cura) e Gio­vanni Maz­za­cu­rati che a 82 anni deve rispon­dere della gestione del Con­sor­zio Vene­zia Nuova.

Comun­que, per i soci del Cvn (com­prese le coop “rosse”) l’affare era fatto: pro­prio all’inizio di feb­braio la Banca euro­pea degli inve­sti­menti aveva sbloc­cato il maxi-prestito (200 milioni di euro). L’accordo fir­mato a Roma seguiva mesi di rac­colta infor­ma­zioni sulle inda­gini giu­di­zia­rie da parte degli esperti della Banca, che hanno rice­vuto in garan­zia… gli stan­zia­menti del governo al Mose. Alchi­mia più che neces­sa­ria, per inter­cet­tare l’ultima tran­che del pac­chetto di 1,5 miliardi (soldi ero­gati tra il 2011 e il 2013). Poi sono scat­tati arre­sti, per­qui­si­zioni, veri­fi­che della Guar­dia di finanza e roga­to­rie internazionali…

A Vicenza, “regna” il gruppo Mal­tauro (1.700 dipen­denti, 465 milioni di euro il valore della pro­du­zione nel 2012) che ha in can­tiere anche l’appalto da 40 milioni della nuova metro di Roma Ter­mini. Naviga anche nei fiumi di denaro dell’Expo 2015 di Milano: 42,5 milioni per il pro­getto “Via d’acqua Sud” a cavallo del Navi­glio. Negli anni Novanta il nome dell’impresa ricor­reva nei fal­doni della magi­stra­tura che inda­gava sulle maz­zette per la “bre­tella” auto­stra­dale con l’aeroporto di Tes­sera. Ora l’imprenditore edile vicen­tino è finito nell’occhio del ciclone nell’inchiesta della Pro­cura di Milano, men­tre Pavia indaga sull’illecito smal­ti­mento di rifiuti. Di certo, Mal­tauro ha garan­tito la mate­ria prima per il bun­ker di Muham­mar Ghed­dafi a Tri­poli, men­tre lavo­rava e pro­get­tava infra­strut­ture del regime.

Cemento sussidiario
Al Tri­bu­nale di Padova è stata invece depo­si­tata l’istanza di pre-concordato da parte di Con­sta. E’ il con­sor­zio che incarna il busi­ness della Com­pa­gnia delle Opere: dal 10 set­tem­bre 2012 il CdA è pre­sie­duto da Gra­ziano Debel­lini (cari­sma­tico lea­der della fra­ter­nità ciel­lina) affian­cato da Eze­chiele Cit­ton (suo brac­cio destro nell’architettura della hol­ding dal Lus­sem­burgo alla Nuova Zelanda) e Luigi Patané nel ruolo di ammi­ni­stra­tore dele­gato e diret­tore gene­rale. I pro­blemi, finan­ziari e non, nascono in Etio­pia con la fer­ro­via per Gibuti e i can­tieri degli acque­dotti. In via Cri­mea va fanno i conti anche con il “rin­culo” delle ener­gie alter­na­tive, con lo sparring-partner Carlo De Benedetti.

La sin­tesi del sistema dei calce-struzzi veneto è ben rias­sunta nell’e-book La poli­tica urba­ni­stica dell’assessore Vito Gia­cino di Gior­gio Mas­si­gnan, pre­si­dente di Ita­lia Nostra a Verona. Sotto i riflet­tori, l’ex brac­cio destro di Tosi arre­stato il 17 feb­braio per cor­ru­zione: «Gli stru­menti urba­ni­stici si sono tra­sfor­mati in piat­ta­forme tec­ni­che che giu­sti­fi­cano e noti­fi­cano la spe­cu­la­zione edilizia».

E anche così si ritorna al “lato B” delle cicli­che allu­vioni a Nord Est. Con l’inchiesta for­mato docu-film Giace immo­bile scritta e diretta da Ric­cardo Mag­giolo: da Cal­do­gno (il paese di Roberto Bag­gio) sott’acqua si arriva fino all’immobiliarismo. Una pro­du­zione indi­pen­dente che viene pro­iet­tata sem­pre più spesso. In alter­na­tiva, c’è il sito www.giaceimmobile.com da cui si può sca­ri­care il film di 89 minuti in full HD a 4,99 euro.

«Negli ultimi cin­que anni il numero di com­pra­ven­dite immo­bi­liari è crol­lato. Nono­stante ciò, i prezzi hanno subìto solo una lieve fles­sione. Il mer­cato è in forte dise­qui­li­brio, oltre ad essere gra­vato da un’enorme mole di inven­duto e di edi­fici abban­do­nati, incom­pleti, deca­denti. Un’implosione del set­tore è un’ipotesi tutt’altro che remota» spiega la pre­sen­ta­zione dell’inchiesta. Fra gli inter­vi­stati, Tiziano Tem­pe­sta dell’Università di Padova e Luca Dondi diret­tore dell’Osservatorio Nomi­sma. È una spie­tata ana­lisi della ren­dita vir­tuale costruita sul valore del mat­tone. Affiora il Veneto della spe­cu­la­zione edi­li­zia, che pro­duce anche “cata­strofi naturali”.

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