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Luca Fazio
Spetta agli stati decidere sugli ogm
16 Gennaio 2015
Articoli del 2015
«La decisione del parlamento europeo che lascia ai singoli paesi la facoltà di vietare gli Ogm sul proprio territorio è un primo passo avanti ma non soddisfa pienamente gli ecologisti nostrani. "In quelle norme ci sono alcuni regali alle multinazionali e l'Italia deve subito difendersi dal mais della Monsanto"». Due articoli di Luca Fazio,

il manifesto 14 gennaio 2014 (m.p.r.)

VANDANA SHIVA: «GLI EUROPEI ANTI OGM
ADESSO SONO PIU' LIBERI »
di Luca Fazio

Il bic­chiere è mezzo pieno, ma non per que­sto biso­gna ber­selo tutto d’un fiato. Con­si­de­rando la posta in gioco, le asso­cia­zioni ambien­ta­li­ste non inten­dono accon­ten­tarsi della nor­ma­tiva appro­vata dal Par­la­mento euro­peo che lascia ai paesi mem­bri la facoltà di deci­dere se col­ti­vare o meno Ogm. La palla adesso passa al governo Renzi, anche per­ché a feb­braio sca­drà il bando prov­vi­so­rio che vieta gli Ogm in Italia.

Per l’attivista indiana Van­dana Shiva le norme appro­vate ieri sono anche un suc­cesso dei movi­menti: «Gli euro­pei sono da oggi un po’ più liberi e il resto del mondo ha un modello da seguire». Tut­ta­via c’è qual­cosa che non va, in par­ti­co­lare “alcuni regali” fatti alle «Gli stati hanno il diritto di non per­met­tere la col­ti­va­zione di Ogm per que­stioni socio-economiche, men­tre non pos­sono ricor­rere a moti­va­zioni essen­ziali come quelle ambien­tali, che riman­gono di com­pe­tenza euro­pea. Il timore è che il paese che dice no al bio­tech diventi giu­ri­di­ca­mente fra­gile e possa essere aggre­dito dalle mul­ti­na­zio­nali». Anche per­ché pre­sto in Europa arri­ve­ranno nuovi bre­vetti da valu­tare. Van­dana Shiva rivolge poi un appello all’Italia: «Approvi leggi per raf­for­zare le basi giu­ri­di­che della scelta anti-Ogm. Fac­cia­molo subito».

Sono le mede­sime pre­oc­cu­pa­zioni di Green­peace. «E’ una norma lacu­nosa - spiega Fede­rica Fer­ra­rio - che avrà biso­gno di mesi prima di essere rece­pita in Ita­lia: dob­biamo invece difen­derci subito dal mais della Mon­santo”. Fer­ra­rio si sof­ferma sulla lacuna più insi­diosa: «I governi non pos­sono basare i divieti su spe­ci­fici impatti ambien­tali o evi­denze di pos­si­bili danni da parte delle col­ti­va­zioni Ogm a livello nazio­nale, anche nel caso in cui que­sti rischi non siano stati presi in con­si­de­ra­zione da parte della valu­ta­zione dell’Efsa» (agen­zia euro­pea, ndr).

Anche Legam­biente, pur espri­mendo sod­di­sfa­zione, chiede al governo una prova di “fedeltà” alla nuova «Adesso per sal­va­guar­dare l’agricoltura ita­liana va subito pro­ro­gato il decreto di divieto di col­ti­va­zione degli Ogm attual­mente in vigore nel nostro paese», dice il pre­si­dente Vit­to­rio Cogliati Dezza. Vin­cenzo Vizioli, pre­si­dente di Aiab, punta il dito con­tro la “vaghezza” di alcune norme ed è pre­oc­cu­pato anche per i pos­si­bili gio­chi si sponda che si potranno aprire tra la nuova nor­ma­tiva sugli Ogm e il Ttip (trat­tato di libero scam­bio tra Usa e Ue), poi­ché non gli sem­bra cre­di­bile che gli Usa rinun­cino ad imporre le sementi modi­fi­cate. Ecco per­ché chiede «l’approvazione di una norma che estenda l’obbligo di eti­chet­ta­tura anche ai pro­dotti deri­vati da ani­mali ali­men­tati con Ogm».

Chi invece non esprime alcuna riserva è Roberto Mon­calvo, pre­si­dente di Col­di­retti: «Siamo di fronte ad un impor­tante e atteso rico­no­sci­mento della sovra­nità degli stati di fronte al pres­sing e alle ripe­tute pro­vo­ca­zioni delle mul­ti­na­zio­nali del bio­tech. L’Europa da un lato, le Alpi e il mare dall’altro, ren­de­ranno l’Italia final­mente sicura da ogni con­ta­mi­na­zione Ogm a tutela della straor­di­na­ria bio­di­ver­sità e del patri­mo­nio di distin­ti­vità del made in Italy”.

NO ALLE COLTIVAZIONI OGM. ORA SI PUO'
di Luca Fazio

Dopo quat­tro anni di trat­ta­tive ser­rate poco tra­spa­renti e molto com­pli­cate, ieri a Stra­sburgo il Par­la­mento euro­peo ha appro­vato la nuova diret­tiva Ue che per­met­terà agli stati mem­bri di vie­tare sul pro­prio ter­ri­to­rio la col­ti­va­zione di orga­ni­smi gene­ti­ca­mente modi­fi­cati (Ogm); pos­si­bi­lità che viene garan­tita anche per que­gli Ogm che sono già stati auto­riz­zati a livello comunitario.

Si tratta dun­que di una norma che raf­forza quella sovra­nità nazio­nale che le mul­ti­na­zio­nali del bio­tech hanno cer­cato di met­tere in discus­sione in nome di una libertà di com­mer­cio che avrebbe potuto (e potrebbe) con­di­zio­nare il sistema agroa­li­men­tare del pia­neta. La par­tita non è ancora finita e con­si­de­rando la posta in gioco a pen­sar male non si fa pec­cato. Si spiega così la pru­denza con cui alcune asso­cia­zioni ambien­ta­li­ste hanno accolto la (sostan­zial­mente) buona noti­zia che in fondo era attesa da anni. Il timore è che alcune parti piut­to­sto deboli e con­fuse della diret­tiva sem­brano scritte dagli azzec­ca­gar­bu­gli per lasciare spazi di agi­bi­lità alle aziende che com­mer­ciano sementi modificate.

Il mini­stro delle Poli­ti­che agri­cole Mau­ri­zio Mar­tina non nutre dubbi in pro­po­sito e passa all’incasso. «In mate­ria Ogm - spiega - il punto di novità euro­peo è molto impor­tante e si iscrive nei suc­cessi della pre­si­denza ita­liana. Non era scon­tato che finisse così». Il mini­stro ha anche con­fer­mato la voca­zione Ogm-free del governo. Altro fatto tutt’altro che scon­tato, anche se nes­sun governo euro­peo (Spa­gna e Por­to­gallo a parte) oggi potrebbe per­met­tersi di sfi­dare l’opinione pub­blica lasciando campo libero agli Ogm: 8 ita­liani su 10 da un decen­nio dicono di non volerne sapere. «Con­ti­nuo a rima­nere dell’idea che l’Italia - riba­di­sce il mini­stro - fac­cia bene a lavo­rare oltre il tema Ogm sì Ogm no, con­fer­mando la non col­ti­va­zione per­ché il modello agroa­li­men­tare ita­liano ha biso­gno di posi­zio­narsi sem­pre di più su fat­tori distin­tivi che stanno tutti den­tro il lavoro sulle qua­lità agroa­li­men­tari ita­liane. Per que­sto una col­ti­va­zione Ogm mi sem­bre­rebbe incoe­rente con que­sto lavoro che dob­biamo fare”.

La nuova diret­tiva è stata appro­vata con 480 voti favo­re­voli, 159 con­trari e 58 aste­nuti (tra due anni si cer­cherà di rag­giun­gere un nuovo accordo una­nime). Le nuove norme entre­ranno in vigore in aprile. Si può dire che il brac­cio di ferro tra paesi pro e con­tro gli Ogm alla fine si sia risolto in favore di que­sti ultimi, anche se non va tra­scu­rato il fatto che la libertà di dire “no” agli Ogm viene com­pen­sata dall’introduzione di pro­ce­dure più snelle per la loro auto­riz­za­zione a livello comu­ni­ta­rio. Signi­fica che uno stato d’ora in poi potrà più facil­mente deci­dere anche di “aprirsi” agli Ogm, creando non pochi pro­blemi ai paesi con­fi­nanti (per­ché mai uno stato dovrebbe con­ver­tirsi agli Ogm, per fare un esem­pio, lo spiega il caso dell’Ucraina che ha appena fatto gli onori di casa a Mon­santo, men­tre prima della “svolta” filo occi­den­tale quei semi erano vietati).

Le norme appro­vate ieri dicono che gli stati mem­bri con­trari agli Ogm pos­sono espri­mere il pro­prio diniego durante la fase di appro­va­zione comu­ni­ta­ria, inol­tre potranno vie­tare la col­ti­va­zione con un divieto valido entro dieci anni dall’approvazione comu­ni­ta­ria (il testo pre­ce­dente ne indi­cava due). In più, potranno vie­tare la col­ti­va­zione non solo di un sin­golo tipo di Ogm ma anche di un gruppo di Ogm che pre­sen­tano carat­te­ri­sti­che simili. Un altro miglio­ra­mento deci­sivo, rispetto al testo pre­ce­dente, can­cella la norma secondo cui uno stato per vie­tare gli Ogm avrebbe dovuto con­fron­tarsi diret­ta­mente con la società bio­tech: sarà invece la Com­mis­sione euro­pea a fare da cusci­netto per la trattativa.

L’aspetto più sci­vo­loso della nor­ma­tiva, quello che lascia per­plesse alcune asso­cia­zioni, si rife­ri­sce invece alla moti­va­zioni con cui uno stato sarà chia­mato a spie­gare il divieto di col­ti­va­zione. I divieti potranno essere moti­vati per ragioni socio-economiche, di poli­ti­che agri­cole, di inte­resse pub­blico, di pia­ni­fi­ca­zione urbana e - natu­ral­mente - anche per “ragioni di poli­tica ambien­tale”. Tut­ta­via in quest’ultimo caso la valu­ta­zioni non potranno for­nire valu­ta­zioni oppo­ste rispetto a quelle for­nite dall’Autorità euro­pea di sicu­rezza ali­men­tare (Efsa), soli­ta­mente piut­to­sto tenera nel valu­tare l’impatto degli Ogm.

Il pro­blema rela­tivo al poten­ziale inqui­na­mento dei campi Ogm nei pressi delle fron­tiere è stato risolto impo­nendo alcuni vin­coli: misure obbli­ga­to­rie di “coe­si­stenza” (la distanza di sicu­rezza tra un campo e l’altro, poi­ché i pol­lini volano per chi­lo­me­tri) e la costru­zione di bar­riere fisi­che, a meno che i paesi non siano sepa­rati da mon­ta­gne o mare. Stando così le cose - e forse sot­to­sti­mando la capa­cità di per­sua­sione delle mul­ti­na­zio­nali del bio­tech - l’Europa può dirsi quasi salva dall’invasione. Oggi, infatti, solo la Spa­gna col­tiva una super­fi­cie con­si­de­re­vole di Ogm (116 mila ettari di mais Mon­santo 810, l’unico fino ad ora auto­riz­zato dalla Ue). Men­tre altri paesi col­ti­vano pic­coli appez­za­menti (Por­to­gallo 9 mila ettari, Roma­nia 217 e Slo­vac­chia 189).

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