loader
menu
© 2024 Eddyburg
Davide Motta
Sos: un’altra ferita al barocco siciliano
19 Dicembre 2011
Beni culturali
Storie di ordinario degrado: una denuncia per eddyburg da Catania. 19 dicembre 2011 (m.p.g.)

A vedere quello che succede a Catania, viene il dubbio se “bene pubblico” significhi bene di tutti o bene di nessuno. È il caso dell’ex-Collegio dei Gesuiti, magnifico edificio settecentesco, in cui il “modo nostro” gesuitico trova una declinazione eccezionale, un unicum che insieme ai centri storici barocchi della Val di Noto è stato dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’U.N.E.S.C.O.

L’edificio in questione per oltre quarant’anni, fino al 2009, è stato sede dell’Istituto Statale d’Arte; ed oggi, a due anni dalla piena presa di possesso da parte della Regione Sicilia, versa nel più totale stato di abbandono, come testimoniato dai numerosi video e articoli presenti in rete: v. soprattutto i link al materiale di redazionesottosfratto.it , tra i primi ad aver denunciato oggi la questione.

Ma per avere chiara l’attuale situazione è necessario conoscere gli antefatti.

Nell’aprile del 1999 infatti ha inizio il lungo contenzioso che vede contrapposte due Istituzioni “pubbliche”: da una parte la Provincia Regionale di Catania, ente a cui afferisce l’Istituto d’Arte, dall’altra la Regione Sicilia, proprietaria dell’immobile, che ha destinato a nuova sede della biblioteca regionale universitaria.

Il contenzioso si risolve nel 2006 con sentenza del C.G.A. R.S. a favore della Regione e ai danni di una terza Istituzione che è appunto l’Istituto d’Arte. Si tratta di una sentenza di sfratto che difficilmente poteva diventare esecutiva, dato che implicava l’interruzione di pubblico servizio in mancanza di una sede alternativa, problema non da poco per una scuola i cui strumenti e arredi, indispensabili alla didattica son del tutto eccezionali.

A ciò si aggiunge un altro antefatto di sicuro interesse!

Nel dicembre 2008 la preside dell’Istituto, comunica alla Provincia Regionale di Catania, ente locatario dell’immobile in uso alla scuola la necessità di interventi di manutenzione, segnalando in particolare il cedimento della copertura del vano destinato ad attività motorie e comunicando altresì il provvedimento di interdizione del vano preso in via precauzionale e ricordando che alcun intervento di manutenzione è stato mai fatto rispetto all’intero edificio.

Detta Provincia Regionale, nel gennaio del 2009, ne dà comunicazione alla Regione Sicilia, ente proprietario dell’edificio da circa un decennio; ma passano i mesi e alla tempestività del provvedimento di interdizione, fa da contro il silenzio e l’inattività dei preposti all’intervento; e ciò basterebbe a fare chiarezza sul senso di responsabilità di chi di competenza.

Il 26 maggio del 2009 si verifica il crollo della porzione di copertura per la quale era stato chiesto l’intervento.

È sotto gli occhi di tutti peraltro che il cedimento non è di natura strutturale, trattasi infatti di alcuni assi della copertura in legno a fronte di un edificio storico che copre un area di circa 7500 mq.; ciò è avvalorato dalla perizia tecnica che ne seguì, grazie alla quale fu possibile tenere gli esami di stato nel Luglio del 2009.

Ma a questo punto la vicenda ha una svolta.

Ciononostante e incurante delle proteste e degli appelli di genitori, alunni e personale della scuola, il Comune risponde con un provvedimento che è sentito dai diretti interessati come un atto di forza: un ordinanza di sgombero, in cui viene definito addirittura “illecito” l’uso scolastico dell’immobile, che ricordiamo è da oltre quarant’anni sede dell’Istituto e in precedenza, a partire dall’espulsione dell’Ordine dei Gesuiti nel 1775, è destinato alla didattica e alla formazione nel campo delle Arti e dei Mestieri.

Recidere una tale tradizione, quindi si rivela più difficile del previsto, e così la vicenda si trasforma in emergenza, ed ecco che il cedimento prima descritto diventa pretesto per dichiarare l’inagibilità dell’intero edificio l’11 settembre 2009, e lo sfratto si trasforma in sgombero coatto.

Un distacco doloroso, e con gravi conseguenze; per oltre un mese infatti l’Istituto d’Arte rimane senza una sede a svolgere le lezioni per strada, e quando la sede viene trovata si tratta di un edificio privato per l’uso del quale è stato stipulato un contratto di sei anni, per cui la Provincia Regionale di Catania ovvero la collettività ha sborsato 60000 euro al mese, per i primi due anni, senza contare i costi per smantellamento, trasferimento e ricollocazione di attrezzature speciali e macchinari dei laboratori. Ora è già deciso un nuovo esodo con notevole esborso economico per l’adattamento dei locali, nonché per smantellamento, trasferimento e ricollocazione di attrezzature speciali e macchinari dei laboratori.

Ma i cittadini più accorti si chiedono, a due anni dalla presa di possesso da parte della Regione che ne è del Collegio dei Gesuiti.

Ci si aspetta che siano stati effettuati i “non più procrastinabili lavori di messa in sicurezza”.

E invece il cedimento della copertura del vano, già destinato ad attività motorie, si è trasformato in squarcio con conseguente allagamento permanente. Ciò che rimane di quello che è un gioiello del barocco è ora irriconoscibile, esposto alle intemperie e all’azione dei vandali; le corti vissute fino a due fa da aspiranti artisti sono ridotte a stagni; le piante ruderali sconnettono i “ciacati” e si insinuano nella muratura.

E il senso di responsabilità di noi cittadini si scontra con lo scaricabarile tra gli enti coinvolti, a cui assistiamo sulle pagine della stampa locale.

Dall’articolo de La Sicilia del 19.11.2011 a firma di Pinella Leocata, si riporta la dichiarazione della sovrintendente Vera Greco: «Tutta colpa della Provincia che non ci ha mai consegnato i locali, nonostante la nostra diffida di un anno fa».

L’indomani la replica del Presidente della Provincia Castiglione: «La Provincia ha fatto la sua parte in condizioni di emergenza e di estrema difficoltà: siamo andati via subito, abbiamo trovato un’altra sede, a caro prezzo e abbiamo fatto un trasloco difficile. Cosa vengono a dirci, adesso, di arredi o altri oggetti all’interno? Cosa ci vengono a dire di chiavi da restituire? Siamo entrati per il trasloco dietro autorizzazione della sovrintendenza che poi, quando siamo andati via, ha cambiato le chiavi».

Nel frattempo una cosa non è cambiata: il forte senso di identità e di appartenenza di chi l’edificio l’ha vissuto per decenni, e ritiene inaccettabile un approccio tanto leggero e noncurante alla tutela di un bene così prezioso. Ne è testimonianza la creazione della pagina facebook “Salviamo il Collegio dei Gesuiti-EX ISTITUTO D’ARTE che è diventato un tavolo permanente di denuncia, discussione, e proposte sul destino del Collegio. Essa raccoglie più di 1600 persone, tra cittadini, ex allievi e personale dell’Istituto d’Arte, i quali stanno per dar vita a un Comitato Civico in difesa di questo patrimonio, con l’obiettivo di risvegliare il buonsenso e la responsabilità delle Istituzioni Pubbliche affinché si ponga fine allo scempio del nostro patrimonio culturale e allo spreco di denaro pubblico.

Sarebbe necessario, da parte del mondo della Cultura tutto, ad ogni livello, un intervento in merito a questa vicenda, emblematica di un modo di gestire la Tutela, affinché le Amministrazioni sentano il peso e la responsabilità delle proprie azioni e non-azioni nei confronti dei cittadini e del mondo intero, secondo i principi di trasparenza e partecipazione di cui spesso si parla ma che pochi riscontri hanno nella realtà.

Per maggiori dettagli e approfondimenti questo è il link al blog del Comitato nato nel 2009 in difesa dell’Istituto Statale d’Arte: http://istitutoartecatania.myblog.it/

ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg