Sono contento che sia stato sconfitto Matteo Renzi, perché l'arroganza al potere non mi è mai piaciuta, e perché non mi piace che in cima alla catena di comando ci siano JP Morgan e simili.
Sono particolarmente contento perché ho trovato devastante il modo in cui, giorno per giorno, Matteo Renzi si è impadronito del potere, a furia di operazioni scorrette e bugie alla Vanna Marchi.
Sono contento perché la maggioranza degli italiani ha compreso come stanno le cose e ha ricominciato a fare politica.
Sono preoccupato perché l'aspirante Capo ha dimostrato, col suo tracotante discorso di ritiro, di non aver rinunciato alla rivincita, e perché la rete di ricatti e acquisti che aveva messo in piedi è ancora intatta.
Sono preoccupato perché sono intatti i poteri che, attraverso l'ex presidente della Repubblica, hanno chiesto a Matteo Renzi di rifare la Costituzione.
Sono preoccupato perché gran parte di ciò che accadrà nei prossimi mesi è nelle mani di una istituzione che mi è apparsa troppo distratta e troppo fragile.
E sono preoccupato perché una sinistra come quella che ho conosciuto nel secolo scorso, all'altezza dei nuovi problemi dell’Italia, dell’Europa e del mondo, ancora non c'è.
Ma mi sembra che sia meglio rischiare e andare avanti insieme, distinguendo tra i vincitori del round quelli che esprimono interessi condivisibili e quelli che rappresentano interessi non migliori di quelli rappresentati da Renzi, collaborando con i primi e combattendo i secondi anziché tornare al neofascismo o al neofeudalesimo.