La crisi che investe il Casinò di Venezia, come per gli altri Casinò d’Italia, risente inevitabilmente della crisi economica globale dovuta alle scarse disponibilità e liquidità della clientela, ma anche ha fattori strettamente legati alla gestione, e all’incertezza sulle strategie future per un suo rilancio.
Per il Casinò di Venezia c’è da sottolineare che gli incassi sarebbero assai inferiori se non ci fosse una stabile e costante clientela cinese, ormai più di un terzo degli accessi quotidiani nelle sedi di Ca’ Noghera e Ca’ Vendramin. Un dato confortante ma decisamente preoccupante se per incanto questo tipo di clientela non ci fosse più.
Questo per dire che la situazione potrebbe essere persino peggiore di quella che constatiamo da un po’ di tempo a questa parte, e penso sia sbagliato in questa contingenza economica, uscirne solo con dei tagli o riducendo i costi del personale senza provocare una reazione sindacale che danneggerebbe pesantemente la già difficile situazione.
Al contrario serve un rilancio della casa da gioco, un rilancio che passa inevitabilmente per la nuova casa da gioco votata dal precedente consiglio comunale con la variante al Prg di Tessera, preceduta da una lunga e delicata intesa fra Comune, Regione e Save, ed è augurabile che l’attuale amministrazione la faccia propria per intero senza apportare modifiche sostanziali che ne allungherebbe enormemente i tempi di approvazione e di realizzazione, in attesa che la Regione si esprima per la definitiva ufficializzazione.
Deve essere chiaro che questo è un passaggio obbligato oltre che delicato strategicamente per mantenere una fonte di entrate fondamentali per il bilancio comunale e per tutti i servizi che da tale fonte ne deriva alla città nel suo insieme, tra l’altro in un contesto di pesanti tagli alla finanza pubblica da parte del governo agli enti locali, una ragione in più per fare presto senza stravolgimenti significativi che ne snaturino l’impianto e l’intesa faticosamente raggiunta a suo tempo.
Se nella malaugurata sorte il così denominato Quadrante di Tessera non dovesse trovare una condivisione nell’attuale maggioranza di Ca’ Farsetti al punto tale da stravolgerne l’impostazione originaria, non resterà che prendere in considerazione lo scioglimento del cda del Casinò spa e riportare la gestione nelle mani dirette del Comune, unico modo forse per ridurre i costi della gestione e della società.
Un’ipotesi che francamente non condivido ma che forse qualcosa farebbe risparmiare, del resto non tutti i Casinò sono gestiti da spa. Il nodo perciò è ancora una volta politico e politicamente va affrontato e possibilmente risolto
Ricordiamo che cos’è “Quadrante Venezia”, riprendendo alcuni brani dall’eddytoriale 137 su Tessera City (altra denominazione per Quadrante Venezia).
«È una vecchia idea di Gianni De Michelis, attivissimo colonnello di Benito Craxi, avanzata alla fine degli anni 80 nel quadro della proposta di realizzare a Venezia l’Expo 200. Questa proposta allora fu bocciata dai parlamenti europeo e italiano, che raccolsero l’allarme partito da Venezia. Oggi il progetto dell’insediamento sul margine della Laguna è stato ripreso e portato alla vittoria dalla coppia bipartisan Massimo Cacciari (sindaco di centrosinistra della città) e Giancarlo Galan (presidente di centrodestra della Regione). […]
«La vicenda di Tessera City è esemplare. Essa testimonia l’arroganza e la presunzione d’impunità dei suoi protagonisti, e il disprezzo che i governanti dimostrano per la legalità. È una vicenda complessa, ma l’essenziale si comprende anche attraverso una rapida sintesi. Nel 2004 il comune di Venezia approvò una variante che raddoppiava i volumi già previsti dal vigente PRG per la realizzazione di uno stadio e numerosi annessi (commercio, ricreazione, ricettività, uffici ecc.) accanto all’aeroporto Marco Polo, a Tessera. Passarono gli anni: la Regione non approvò (come avrebbe dovuto entro tempi brevi), e il comune non sollecitò (come per suo conto sarebbe stato obbligato a fare). Nel frattempo si completavano transazioni immobiliari nelle aree circostanti, dove si comprava a prezzi agricoli. A un certo punto il maggiore proprietari (la Save s.p.a, che gestisce l’aeroporto), cui si accodò subito la società di proprietà comunale (ma il sindaco ha recentemente proposto di vole vendere parte consistente delle azioni a privati) che gestisce il casinò, presentarono alla Regione una ulteriore “osservazione” alla variante del 2004. Avvennero incontri pubblici tra i rappresentanti delle due società, il sindaco Cacciari e il presidente Galan, nei quali questi ultimi dichiararono trionfalmente di condividere il piano presentato dalle società.
«Nel 2009 (cinque anni dopo!) la Regione restituisce la variante del 2004 al Comune e gli dice: te l’approvo, se tu accetti formalmente la nuova soluzione delle società. Una procedura mai vista: una osservazione presentata da enti d’interesse privato (perché tale è anche il casinò, benché oggi la proprietà sia ancora del comune) anni dopo l’approvazione della variante, che è fatta propria dai portatori d’interessi pubblici. Eppure si tratta di una modifica non marginale (si tratta del quadruplicamento della cubatura iniziale del Prg, e del raddoppio di quella della Variante), e una modifica non nell’interesse pubblico (i promotori dichiarano ufficialmente che la modifica serve perché “bisogna produrre risorse”), apportati a un piano con forzando le procedure di garanzia previste dalle leggi vigenti.
«Tutto questo per collocare oltre un milione di metri cubi sul margine della Laguna, in una delle aree a più alto rischio idraulico dell’intero Veneto. Un mega-affare senza nessuna relazione con qualsiasi analisi dei fabbisogni locali. Una logica meramente affaristica: una gigantesca estensione della prassi di molti comuni di vendere pezzi di territorio per fare cassa, svolgendo il ruolo di apripista per gli interessi privati. Il sindaco-filosofo dichiara (vedi il Gazzettino del 16 gennaio) “è il giorno più bello della mia vita”. Anche per i proprietari delle azioni della società che gestisce il casinò: il loro valore è aumentato in poche ore del 20%.»
Nonostante qualche iniziale distinguo la giunta attuale (sindaco Orsoni, assessore all’urbanistica Micelli) sembra determinata a dfendere quel progetto, con argomentazioni deliranti e nel quadro di una più generale cementificazione, presentata come occasione per attrarre investimenti dall’Oriente!. Ne riparleremo.