ROMA - "L´uomo ha messo il guinzaglio a quasi tutto il pianeta Terra" sostiene un rapporto pubblicato oggi su Science. Il nostro sforzo di addomesticare la natura è pressoché completo: solo il 17 per cento delle terre emerse non è ancora toccato da attività umane. Nella cartina con le impronte dell´homo sapiens solo i poli o i deserti rimangono intonsi. Altrove, non esiste angolo di terreno calpestabile che contenga meno di un abitante per chilometro quadrato, non ospiti città, campi coltivati o pascoli per gli animali allevati per uso alimentare. Non abbia una via di comunicazione nel raggio di 15 chilometri né linee per il trasporto dell´energia. Non mostri agli occhi di un satellite una luce accesa di notte.
Gli stessi parchi naturali, anche se creati con l´intento di preservare habitat a rischio, rientrano fra gli esempi di "natura pettinata". E se l´addomesticamento del pianeta è frutto del comprensibile istinto di creare attorno a noi un ambiente sicuro e ospitale, a lungo andare rischiamo di cadere nel contrappasso di una natura deprivata di ogni risorsa, scrivono i ricercatori delle università di Santa Clara e di Harvard che hanno passato al setaccio i dati sull´impatto dell´uomo sul pianeta Terra.
«Abbiamo addomesticato paesaggi ed ecosistemi per aumentare le nostre fonti di cibo, ridurre la nostra esposizione ai predatori e ai rischi naturali e promuovere il commercio. In generale, i benefici di una natura addomesticata superano gli svantaggi. Man mano che procediamo verso il futuro però dobbiamo calcolare meglio i costi e i benefici dei nostri interventi. Perché, sfruttando le sue risorse, stiamo riducendo le capacità di recupero del pianeta» scrivono Peter Kareiva e Tim Boucher, autori principali del rapporto.
Smentendo le previsioni di Malthus, la Terra oggi riesce a nutrire 6,5 miliardi di abitanti. Il 50 per cento delle superfici emerse è dedicato all´agricoltura. Per fare spazio alle coltivazioni, la metà delle aree boschive nel mondo è andata distrutta e perfino nelle cosiddette foreste vergini dell´Amazzonia o del Congo sono stati trovati resti di uomini primitivi. I mammiferi di grandi dimensioni, soprattutto se carnivori, sono stati eliminati o ridotti a un numero di esemplari ben controllabile. Al contrario, gli erbivori utili per l´alimentazione si sono moltiplicati. Kareiva e Boucher hanno calcolato che in America del Sud pascola il decuplo degli animali che vivrebbero senza le attività di allevamento da parte dell´uomo.
Per proteggersi dalle inondazioni, la nostra specie ha ridisegnato con il cemento le coste e gli argini dei fiumi. Lo studio di Science calcola che solo in Europa la linea costiera maneggiata dall´uomo raggiunge i 22mila chilometri. Le dighe in tutto il mondo hanno formato laghi artificiali che contengono sei volte l´acqua che scorrerebbe naturalmente nell´alveo dei fiumi. Ma se i benefici per l´uomo in termini di sicurezza e di nutrimento sono evidenti, l´erosione dell´ambiente procede lentamente e in silenzio, per riemergere a distanza di anni e di migliaia di chilometri. Se tra il 1700 e il 1990 le rese agricole sono quintuplicate, la perdita di foreste nello stesso periodo ha raggiunto il 14 per cento. La superficie dei pascoli è aumentata di 7 volte, ma savane e praterie si sono ridotte di un terzo. Il consumo di acqua è aumentato di 4 volte tra il 1950 e il 1980. Con la sua opera, l´uomo è riuscito a trasformare la Terra in un ambiente relativamente ospitale e sicuro, e non è certo un ritorno al passato quello che auspicano i ricercatori di Science. Vogliono solo avvertirci che non può bastare un guinzaglio a farci credere di aver addomesticato il mondo.