loader
menu
© 2024 Eddyburg
Simonetta Fiori
Sinistra in cerca d'autore
9 Ottobre 2008
Recensioni e segnalazioni
Simonetta Fiori Un dizionario politico-culturale Un libro su qualcosa che, pur non essendoci, sembra esserci: la sinistra. Nascosto tra le pieghe del passato e del futuro. La Repubblica, 9 ottobre 2008

In calce, note di Salvatore Veca, Antonio Cassese, Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky

Ci sono libri più di altri capaci di intercettare lo spirito del tempo. Sinistra senza sinistra è uno di questi (Feltrinelli, pagg. 352, euro 14). Nasce da un´inquietudine diffusa, almeno in una zona non irrilevante del paese: ma è possibile che la sinistra sia davvero finita? Estinta in parte nella sua rappresentanza parlamentare - liquidazione che riguarda l'ala più radicale - soprattutto polverizzata nella battaglia delle idee, nella proposta legislativa su temi essenziali, nella capacità di leggere le trasformazioni del paese? Quel che ci appare oggi nell´agone politico è una sinistra spaesata, balbettante, litigiosa, talvolta incagliata in beghe meschine, sostanzialmente subalterna alla nuova egemonia politica e culturale della destra. Sinistra, appunto, senza sinistra.

Eppure sopravvive oggi una vasta collettività di persone per le quali essere di sinistra ha ancora un senso. Nei grandi richiami ideali ma anche nel comportamento quotidiano. Un popolo di esiliati in patria, paragonati una volta da Cesare Garboli a tanti agrimensori K che vivono ai margini del magico castello dove si decidono, o si dimenticano, i loro destini. Una collettività che include il fattivo mondo dell´associazionismo e del volontariato, che ogni giorno sfida l'inerzia di chi li rappresenta. È anche questa la "sinistra senza sinistra" alla quale si rivolge l'instant book, preparato in velocità dalla casa editrice Feltrinelli grazie all´appassionato contributo di oltre cinquanta intellettuali di ispirazione eterogenea e di varia competenza, tra costituzionalisti, sociologi, filosofi, storici, urbanisti, politologi, giuristi ed economisti, anche operatori sociali ed esponenti dei movimenti. Ne è scaturita un´agenda a più voci, non sempre omogenea nell´intonazione, ma attraversata da un comune sentimento di rabbia per quel che poteva essere e non è stato, e insieme da passione civile per quel che ancora si può fare. Un cahier de doléances, da un lato, che ripercorre le occasioni mancate della sinistra italiana; dall´altra, una sorta di manifesto sui grandi temi della contemporaneità, che richiedono oggi più che mai una voce limpida e ferma. «Un nuovo patto di civiltà», lo definiscono in casa editrice, «al quale dedicarsi con cura e dedizione». Un libro che - aggiungono in via Andegari - un marchio storico come la Feltrinelli non poteva non fare.

Da «Autonomia delle persone» a «Legalità», da «Città» a «Ideologia», da «Diritti umani» a «Famiglia», da «Coscienza di classe, coscienza di luogo» a «Immigrazione», sono oltre cinquanta i lemmi che compongono questo nuovo dizionario politico-culturale d´una sinistra declinata nelle diverse anime, liberaldemocratica, socialista e cattolica. Una sorta di alfabeto civile - composto tra gli altri da Chiara Saraceno, Stefano Rodotà, Giorgio Bocca, Rossana Rossanda, Giorgio Ruffolo, Guido Rossi, Chiara Valentini, Tomàs Maldonado, Ilvo Diamanti, Luciano Gallino, Gad Lerner, Tito Boeri, Adriano Sofri, Gianfranco Pasquino, Luciano Canfora - che pur incompleto può però servire da bussola in un´Italia segnata da degrado istituzionale e morale, disgregazione sociale, scarsa memoria storica. Amnesia che ha contagiato pericolosamente anche la gauche.

Nella discontinuità delle voci, c´è una trama comune che le attraversa. Quel che si rimprovera al Partito Democratico è il taglio reciso con i propri legami ideali, la liquidazione brusca d´una storia intellettuale che annovera a sinistra molti padri nobili, l´assenza d´una elaborazione culturale che ne definisca il percorso e la base sociale. Ne è scaturito un «indistinto, incolore, incolto», denuncia Pasquino, privo di una cultura politica precisa, nonostante la promessa d´una felice sintesi delle migliori culture riformiste del paese. Insieme all´ideologia come visione fideistica della storia, incalza Nadia Urbinati, è stata buttata via anche l´ideologia quale politica delle idee, necessaria in ogni democrazia. Quel corpus di valori - così sintetizza Marc Lazar - solo attraverso il quale passa l´identità, e la capacità di mobilitare.

In questa furia autolesionistica, sembra quasi fatale la subalternità agli slogan populisti della destra. Un cedimento denunciato dagli studiosi in terreni diversi, dalla sicurezza ai flussi migratori, dalla famiglia alla fecondazione artificiale, dalla teoria della città alla giustizia, fino all´uso pubblico della storia. Quel che la sinistra ha regalato in questi anni alla destra - scrive Aldo Bonomi - è il potentissimo mito culturale del popolo. «È venuto meno quell´elemento che garantiva la connessione con il paese profondo e la sua cultura, la capacità di esprimere e reinventare il popolare, o nelle parole di Gramsci il nazionalpopolare come mastice tra nazione culturale e nazione politica, tra territorio e Stato, tra comunità e rappresentanza». Per rimettere insieme i cocci della "nuova sinistra" occorrerà ripartire da qui, dalla conoscenza del territorio - "coscienza di luogo", la definisce il sociologo - legata alle travolgenti trasformazioni del capitalismo globale. Proposte, idee, tentativi di definire una sinistra moderna. Soprattutto, la volontà di riscrivere quella vignetta di Altan dove all´omino col basco che rivendica "Ma io sono di sinistra!" replica accigliato l'amico: "Piantala, che ci stanno guardando tutti".

Salvatore Veca

Autonomia delle persone

Non possiamo accettare che il destino delle persone sia dominato e plasmato da circostanze sociali, economiche, culturali, istituzionali che giacciono al di fuori della loro scelta e responsabilità. Destini castali non s´addicono a una forma di vita democratica. E ciò dipende da ragioni di giustizia, non dal corteo delle motivazioni alla eventuale compassione per destini personali sfortunati. La politica deve mirare con i suoi provvedimenti e le sue scelte pubbliche a ridurre, quando non ad azzerare, gli effetti pervasivi che sui piani di vita delle persone esercita la lotteria naturale e sociale. In agenda devono avere priorità i provvedimenti che generino uguaglianza delle opportunità. La politica della sinistra non può accettare come suo job full time quello di generare paura della diversità a mezzo di paura. Le politiche della paura contraddicono alla radice il principio base dell´autonomia delle persone.

Antonio Cassese

Diritti umani Buoni propositi poche riforme

In Italia esistono tre problemi gravi: la lunghezza eccessiva dei processi, il sovraffollamento carcerario e il problema degli immigrati. Tutti e tre problemi sono strutturali, nel senso che una soluzione soddisfacente si può raggiungere solo se si mette mano a misure di fondo. Altri problemi esistono, come la scarsa volontà di far luce su circostanze gravi. Emblematico sotto questo profilo il comportamento delle autorità in relazione alle indagini della procura di Milano sul sequestro di Abu Omar. Prima di sottolineare le non poche manchevolezze della sinistra italiana in materia dei diritti umani, è bene tuttavia ricordare che dobbiamo soprattutto alla cultura politica ispirata dalla sinistra se in Italia esiste una forte sensibilità per la condizione delle persone meno fortunate. Malgrado i grandi meriti, la sinistra non è mai passata dai propositi e dai concetti all´attuazione di riforme strutturali.

Nadia Urbinati

Ideologia Il valore dei simboli

Ideologia è una voce pressoché assente dal vocabolario politico della sinistra. Eppure ideologia non è solo fideismo, non s´esaurisce nel sistema dottrinario che si è liquefatto con la fine della guerra fredda. Non è per nulla tramontato il bisogno di visioni del mondo proprio perché le esperienze, le frustrazioni e le speranze che ci portiamo dietro quando andiamo a votare hanno bisogno di essere legate in un discorso compiuto che ci consenta di trascendere la nostra esperienza personale per riconoscerci come parte di un progetto pubblico più vasto. Un popolo di elettori dissociati non è di per sé capace di iniziativa politica; al massimo è capace di consenso passivo. I cittadini democratici hanno bisogno di punti di riferimento ideali e simbolici. È semplicemente insensato pensare che la democrazia possa esistere senza una politica delle credenze o delle idee.

Gustavo Zagrebelsky

Legame sociale calante costrizione crescente

Una domanda classica della sociologia politica è: cosa tiene insieme la società? Oggi ci si chiede se di società, cioè di relazioni primarie spontanee, si possa ancora parlare. In effetti, poiché convivere pur bisogna, vale una relazione inversa: a legame sociale calante, costrizione crescente. Non è forse questa la nostra china istituzionale? Una china su cui troviamo da un lato indifferenza per l´universalità dei diritti, per la dialettica parlamentare, per l´indipendenza della funzione giudiziaria: indifferenza, in breve, per ciò che qualifica come "liberale" una democrazia; sostegno dall´altro alla personalizzazione del potere, all´antiparlamentarismo, al decidere per il decidere: in breve, a ciò che qualifica invece come "autoritaria" la democrazia. Si difende la Costituzione con politiche rivolte a promuovere solidarietà e sicurezza, legalità e trasparenza: in una parola, legame sociale.

ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg