manifesto, 10 maggio 2014
Nasce dieci anni fa a Roma e la sua promessa, spiega il segretario dei comunisti francesi Pierre Laurent, «è ancora di brillante attualità». Compleanno in piena corsa elettorale, quello dalla Sinistra europea, il partito continentale che candida il greco Alexis Tsipras a presidente della Commissione Ue. Che chiede, con un videomessaggio inviato alla festa di piazza Campo de’ fiori, nella capitale, alla sinistra italiana miracolosamente riunita nella lista L’Altra Europa, di spingere sull’acceleratore: «Il 25 maggio saremo la terza forza al Parlamento europeo per cambiare gli equilibri e le politiche dell’Unione». E «decisivo sarà il risultato elettorale della lista italiana». Che però, a differenza di molti altri paesi dell’Unione, qui combatte sul filo dello sbarramento al 4 per cento. Sbarramento già cancellato in Germania e da noi ammesso all’esame della Consulta proprio ieri.
Ventotto formazioni in tutto il continente (dall’Italia c’è il Prc, il Pdci è solo ’osservatore’ ma per il voto ha rotto con la lista Tsipras), una posizione politica difficile: per la rifondazione dell’Europa democratica e sociale contro quella «delle forze del neoliberismo devastante», spiega Paolo Ferrero (Prc), e contro i populismi nazionalisti. I sondaggi, spiega Laurent nella conferenza stampa della mattina, danno la Se in lizza con i liberali dell’Alde per diventare la terza forza del parlamento. «Ma anche fossimo la quarta, siamo indispensabili per la costruzione di un programma di sinistra».
Affermazione da interpretare con precisione. Laurent non pensa a una collaborazione con la famiglia socialdemocratica. «Martin Schulz (il tedesco candidato del Pse, ndr), oggi giura che vuole un’altra Europa. Ma allora la smettano di votare le leggi dell’austerità». È successo in Francia la settimana scorsa, sui tagli del neo-premier Valls. Su cui, va detto, 41 deputati socialisti si sono astenuti. Quanto alla collaborazione con il Pse, nella sinistra italiana non tutti la pensano così, vedasi la Sel di Vendola. Se andrà bene, se ne parlerà a urne chiuse.
La Se illustra il suo programma: stop alle politiche di austerità che «distruggono le basi produttive dei paesi», stop alla risorse per salvare le banche e investimento per politiche ambientaliste, fine del dumping sociale, lotta per il lavoro e contro la precarietà; fronte continentale per l’acqua pubblica, no al TTip, l’accordo commerciale fra Europa e Stati Uniti in corso di negoziato: con buona pace dei proclami trionfali, secondo uno studio dell’istituto viennese Ofse, commissionato dal Gue/Ngl, il gruppo parlamentare della sinistra europea, non aiuterà la crescita, non ridurrà la disoccupazione e finirà a vantaggio solo delle grandi industrie. «Sin dalla nascita, abbiamo parlato della crisi che stava arrivando. Vuol dire che non abbiamo sbagliato analisi», esulta la Maite Mola, della spagnola Izquierda unida. «Di tante scelte sbagliate, una ne abbiamo imbroccata», chiosa con qualche autoironia Ferrero.
Ma in cima al programma c’è il sostegno alla Syriza di Alexis Tsipras contro «la catastrofe dell’esperimento greco imposto dalla Troika e il dramma vissuto nei paesi mediterranei, a iniziare dall’Italia». Tsipras, con la partita europea, gioca quella di casa. Cruciale: il 18 maggio si svolgerà il primo turno delle amministrative, Syriza è favorita nelle città più grandi, Atene in testa. Il secondo turno cadrà proprio il 25, giorno del voto europeo. «Se vinceremo, e vinceremo», spiega Stelios Pappas, «con ogni probabilità in Grecia si tornerà a votare già nel 2015». Con Tsipras candidato presidente. «E sarà un grande terremoto non solo in Grecia, una scossa che aprirà una nuova epoca politica. Se Tsipras sarà premier la Grecia dirà no al TTip. A quel punto il trattato, che ha bisogno del sì di tutti gli stati, salterà. Non siamo contro il libero scambio, ma siamo per lo scambio libero con tutti, Russia compresa, in un ambiente di pace».
A sera, dal palco romano parlano anche la capolista Barbara Spinelli e Walter Pomar, del Pt brasiliano. Da Atene, dove ieri 180 personalità della cultura hanno detto sì al leader di Syriza, Tsipras promette: se verrà eletto ritirerà la commissione europea dalla Troika e rafforzerà la partecipazione democratica tramite referendum: «Concepisco la mia candidatura come un mandato per unire quello che il neoliberalismo ha diviso con violenza. Per costruire la più larga alleanza politica e sociale possibile contro l’austerità».