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Giuseppe Lo Bianco
Sicilia, la legge pro-abusi approvata all’unanimità
12 Settembre 2017
Abusivismo
«La Regione non avrà più poteri sulle demolizioni: tutti a favore, dal Pd al M5S».

«La Regione non avrà più poteri sulle demolizioni: tutti a favore, dal Pd al M5S». il Fatto Quotidiano, 12 settembre 2017 (p.d.)

Come per i “saldi di fine stagione”, il governo Crocetta chiude la legislatura con un regalo non solo ai proprietari di immobili abusivi, ma anche a chi è chiamato a demolire, segnatamente le burocrazie regionali e comunali, ora sollevate da qualunque responsabilità da una norma di poche parole che ha l’effetto di un salvacondotto totale per i funzionari pubblici siciliani: “Limitatamente agli interventi sostitutivi disposti dall’assessorato Territorio e ambiente… nei confronti delle amministrazioni comunali inadempienti, devono intendersi riferiti esclusivamente agli organi di governo dell’ente locale”.

Un apparente controsenso perché sindaco, Giunta e consiglio comunale non hanno alcuna competenza formale nel dare il via libera alle demolizioni, compito che tocca appunto alla burocrazia, adesso del tutto de-responsabilizzata da quelle poche righe su un tema che infiamma la campagna elettorale nell’isola con lo scontro tra Pd e 5 Stelle sul cosiddetto “abusivismo di necessità”: protetto dai grillini e consacrato nel regolamento del sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, indicato come modello dal candidato governatore Giancarlo Cancelleri.

Nell’isola degli abusivi, in cui l’80 per cento dei Comuni è inadempiente, con migliaia di ordinanze di demolizione ineseguite, a “salvare” i funzionari regionali e comunali dall’onere dei controlli (e delle responsabilità) ci ha pensato l’assessore regionale al Territorio e ambiente Maurizio Croce, che il 27 giugno scorso ha presentato (e illustrato) l’emendamento 73 R ai sette deputati della IV commissione Territorio e Ambiente dell’Ars che lo hanno votato all’unanimità: sono la presidente Mariella Maggio (Ex Pd, ora Mdp) Giuseppe Laccoto e Valeria Sudano (Pd) Pietro Alongi (Alternativa Popolare di Alfano), Totò Lentini (Gruppo Misto) e i due 5 Stelle, Gianina Ciancio e Stefano Zito.

Stranamente, o forse no, la norma non è poi finita nel fascicolo degli emendamenti ma è stata presentata “sotto traccia” direttamente nell’aula dell’Assemblea regionale siciliana e votata in un paio di minuti durante una maratona da 48 ore di votazioni continue col resto del “Collegato” alla Finanziaria regionale lo scorso 9 agosto, peraltro con una bizzarra tecnica di voto (detta per “alzata”, ci torneremo). E così il segnale agostano arrivato dall’Ars, nascosto tra le righe di un emendamento sconosciuto persino ai deputati più attenti, è stato quello di una “via di fuga” dalle responsabilità di vigilanza sulle demolizioni scaricate così sulle spalle delle Procure.

Dal 25 agosto, data della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana dell’articolo 49 del provvedimento, se entro 90 giorni il proprietario di un immobile abusivo non obbedisce, demolendo, all’ordine della Procura, la palla passa al Comune e poi torna all’ufficio del Pm: zero competenze per la burocrazia regionale, prima obbligata a mandare i “commissari ad acta”. “È una disposizione che indebolisce i poteri di vigilanza – dice Giuseppe La Greca, magistrato del Tar ed esperto di normativa edilizia – Non mi sembra che la Sicilia ne avesse bisogno”.

Una mossa disperata, per la deputata regionale Claudia Mannino, grillina ora nel Gruppo Misto, dopo essere inciampata nell’inchiesta sulle “firme false”: “È una chiara risposta alla legge nazionale sulle demolizioni, che sta per essere approvata definitivamente dalla Camera dopo il passaggio in Senato del luglio scorso. La norma fa in modo che la Regione si lavi le mani, l’Ars non si può permettere di fare lo scarica barile sulle Procure, producendosi in un nuovo ‘aiutino’ per gli abusivi’’. Infine la stoccata agli ex compagni del Movimento: “Oltre all’attività pro-abusivi della maggioranza a sorprendere è anche la totale assenza di vigilanza da parte dell’opposizione, che col suo silenzio rinuncia a fare il suo mestiere”.

Questa leggina, peraltro, è come spesso capita senza padre: le uniche firme sono quelle del relatore Vincenzo Vinciullo (Ap), di Crocetta e dell’assessore al Bilancio Baccei in calce al testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Si sa, lo dicono i resoconti, che l’emendamento arriva “dalla commissione Ambiente”, ma non si sa chi l’abbia votato. Il presidente Ardizzone l’ha messo in votazione in aula con questo metodo: “Chi è favorevole resti seduto; chi è contrario si alzi”. Risultato: “È approvato”.

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