La Repubblica, 19 luglio 2013
I
l governo Letta deve andare avanti, il ministro Alfano non sarà sfiduciato dal Pd. Ma il “caso kazako” non è chiuso: non può essere archiviato così. «Sono troppi i dubbi, le nebbie, è una vicenda grave», ammette Epifani, confermando però la linea dei Democratici, che lega in un nodo inestricabile le dimissioni di Alfano e la tenuta dell’esecutivo. Fino all’ultimo ieri, il segretario democratico ha sperato, prima di entrare nella fossa dei leoni dell’assemblea dei senatori, che qualcosa potesse accadere: che Alfano cioè, in un sussulto di responsabilità, lasciasse il Viminale. Niente da fare. Stamani a Palazzo Madama si voterà la mozione di sfiducia presentata da Sel e dal M5S, e il Pd voterà contro. I senatori democratici alla fine si sono messi in riga, anche i renziani che avevano chiesto di presentare almeno un documento di censura nei confronti del responsabile dell’Interno.
Ma il dissenso e il disagio nel Pd è fortissimo. I Democratici chiedono che Zanda oggi in aula censuri politicamente Alfano e che il partito non smetta il pressing perché il ministro lasci il Viminale, restituisca al più presto le deleghe: c’è una sua responsabilità politica nel caso Shalabayeva. «Alfano rifletta suun passo indietro», insistono i bersaniani. Dario Franceschini, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, nella riunione alza il cartellino rosso: «Dentro questo governo si sta in squadra, è spiacevole vedere che c’è chi ci mette la faccia, e chi dice “io farei così” perché altri si sporcano le mani». E qui, scoppia lo scontro a distanza con Pippo Civati. Civati, che ha criticato il capo dello Stato («Napolitano? Siamo al commissariamento») sente minaccia di espulsione da parte di Franceschini nei confronti dei dissidenti. Il ministro nega con un tweet di fuoco: «Da Civati falsità e discredito, si scusi immediatamente, mai detto né pensato a espulsioni». Deputato e candidato alla segreteria, Civati contrattacca e spiega che, pur non essendo alla riunione, il senso era chiaro e perciò darà forfait alla riunione serale alla Camera. Malesseri crescenti. Il Pd teme spaccature e fratture fino alla scissione. Per questo la settimana prossima è convocata una direzione del partito con Letta per discutere del governissimo e dei paletti da mettere al Pdl. «Ci vuole un rilancio dell’azione del governo», ripetono in tanti, sia sui temi ma anche un rimpasto e il cambio al Viminale. Verducci non molla: «Via le deleghe a Alfano». Intanto il comitato per le regole del congresso ha stabilito la distinzione tra segretario e candidato premier.