Settis presenta il suo libro a Venezia e spiega come «interventi sbagliati abbiano provocato l'esodo degli abitanti, l'invasione del turismo, la marea distruttiva di progetti assurdi: l'autostrada più inutile del mondo, il ponte che poteva essere costruito pure in Nuova Zelanda, il Mose». La Nuova Venezia, 10 e 11 dicembre 2014 (m.p.r.)
La storia e la memoria. Per non essere omologati a una qualsiasi periferia urbana, alle «neocittà» identiche in tutto il mondo. Venezia è la cartina al tornasole della forma urbis che va scomparendo, travolta da progetti legati al guadagno immediato e allo stravolgimento dell'esistente. E politiche che non hanno la conoscenza del presente né lo sguardo lungo del futuro. Riscuote applausi a scena aperta il professor Salvatore Settis, archeologo e storico dell'arte, noto per le sue battaglie a tutela delle città d'arte. L'aula dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, a palazzo Franchetti, non è abbastanza grande per contenere il pubblico venuto a sentire la presentazione del suo ultimo libro edito da Einaudi Se Venezia muore.
Venezia è un paradigma, un esempio, dice Settis. Un esempio di come gli interventi sbagliati abbiano provocato l'esodo degli abitanti, l'invasione del turismo, la marea distruttiva di progetti assurdi, per fortuna spesso bloccati dall'opinione pubblica. «Cambiare il modello di città, offrire il meglio della storia di Venezia», dice Settis. Che si è battuto contro la vendita del patrimonio ai privati, contro l'idea di realizzare in gronda lagunare il grattacielo più alto di Europa. Settis cita Italo Calvino e le sue Città invisibili, la necessità di tutelare le città storiche malate. E Venezia lo è più di ogni altra.
Settis si spende anche sulla difesa dei palazzi e dei beni culturali che il Comune sta mettendo sul mercato per salvare il bilancio. «Quello che abbiamo detto vale anche per villa Heriott», dice tra gli applausi. «Non è un dibattito elettorale ma un contributo», precisa il professore in apertura. Ma sono in tanti a chiedergli «un aiuto» per salvare una città distrutta dagli scandali e dalle opere sbagliate. «Quello che è successo a Roma è nulla rispetto al malaffare legato al Mose», dice Andreina Zitelli, «il governo venga qui a vedere di cosa la città ha veramente bisogno».
Gherardo Ortalli, professore di Storia medievale a Ca' Foscari e membro dell'Istituto veneto, ricorda che di recente l'Istituto ha rimesso in vita la Commissione di studio sulla laguna. «C'era sempre stata», dice, «cancellata nel 1995 perché in quegli anni non esisteva a Venezia un centro di studio laico e indipendente, ma era tutto in mano al Consorzio Venezia Nuova». Il libro di Settis, dice Ortalli, è una sorta di «anamnesi della malattia. Bisogna prima capire quello che siamo prima di inventare soluzioni distruttive».
Gian Antonio Stella, giornalista, ricorda i tanti progetti assurdi proposti negli ultimi decenni per «rilanciare» la città d'acqua e renderla moderna. Le autostrade in mezzo alla laguna, le monorotaie, fino alla torre Cardin. E al progetto esposto alla Biennale del 2010 in cui si proponeva tra il compiacimento delle istituzioni la difesa della città d'acqua affidata a una serie di grattacieli che avrebbero protetto Venezia dall'acqua. «Ma Venezia deve difendersi anche da molti veneziani», dice Stella, «i veneziani che difendono Venezia sono pochi». «Come nel Ghetto da comunità di esclusi diventiamo comunità che vince», risponde Settis.
Lidia Fersuoch, presidente della sezione veneziana di Italia Nostra, parla di Arsenale e di restauri privati su palazzi come il Fontego dei Benetton e Prada a Ca' Corner della Regina.
La Nuova Venezia, 11 dicembre 2014
IL NO DI SETTIS ALLE GRANDI OPERE
A Mestre per discutere di paesaggio e territorio: lo storico dell'arte e archeologo Salvatore Settis, già direttore della Normale di Pisa e del Getty Research Institute di Los Angeles, è stato accolto ieri nell'aula magna del liceo Giordano Bruno per una lezione che ha preso spunto dal suo ultimo libro, Se Venezia muore, una disamina sui problemi delle città storiche partendo dall'analisi della situazione lagunare.