Lo scontro si annuncia aspro e di merito. Di qui al voto politico, nel paese e in Parlamento, centrodestra e centrosinistra parleranno soprattutto con i “fatti”. Sul piano istituzionale le due questioni più grandi fino alla fine dell'anno sono la finanziaria 2006 e l’eventuale riforma elettorale. La prima si deve comunque fare, la seconda non si dovrebbe comunque fare (non si cambiano le regole, da soli e alla vigilia del voto). C’è una terza questione alla quale vi invito a dare uno sguardo non troppo distratto: il governo Berlusconi propone di riformare l'intera legislazione ambientale italiana. Questa settimana avrà il parere formale della commissione scelta da Matteoli, poi inizierà il suo iter fino ad avere il bollo delle compiacenti maggioranze di centrodestra delle commissioni parlamentari. Infine raccoglierà osservazioni pubbliche (varie amministrazioni) e private (alcuni gruppi d'interesse), subirà un ultimo passaggio parlamentare per un parere definitivo; poi dovrebbe emanare i decreti con i nuovi testi. Tutto questo percorso potrebbe essere chiuso in circa cento giorni.
Le bozze circolano da neanche un mese, le strutture ministeriali competenti non le hanno mai viste: sono affidate, finora, solo ad amici e consulenti fidati. Sono state inviate ai 24 commissari il 2 settembre, via email. Se le hanno stampate occupano migliaia di fogli e vari chili di carta. La riunione della commissione era prevista per il 7 settembre, la maggioranza dei presenti non le aveva nemmeno sfogliate, il ministero ha chiesto di andare avanti comunque, una settimana per le osservazioni, quindici giorni per il varo, previsto a giorni. Con coraggio e intelligenza il Wwf ha fatto circolare in rete i testi già dall’8 settembre, inviandoli anche agli ignari deputati e senatori. Già li avevo scorsi ma è stata una scelta intelligente. Pensate, ho contato in 5 decreti 214 articoli e oltre 30 allegati. Dovevano essere 7 decreti, ma due sono stati accorpati (tutela delle acque e difesa del suolo) e uno non è pronto (gestione delle aree protette). Articoli spesso molto lunghi, con tanti commi. Allegati enormi pieni di schede ed elenchi. E come si fa? Immagino i 24 commissari, almeno quelli davvero competenti, con un po’ di coscienza. Che osservazioni possono fare? Conosceranno bene alcune materie, si limiteranno a qualche articolo di un solo decreto. Avrebbero bisogno di consultare altri esperti, di simulare alcuni effetti, di verificare stati di attuazione della legislazione vigente, nelle regioni ad esempio, di comparare direttive comunitarie e norme di altri paesi, di raccogliere spunti di docenti, ricercatori, amministratori, operatori. La democrazia parlamentare serve a questo. C’è un percorso trasparente: istruttoria in commissione, tempi per gli emendamenti, audizioni, dossier dei servizi studi, note degli uffici, comitati ristretti, valutazioni politiche nei gruppi, pareri delle altre commissioni, lettura in aula, discussione, sì discussione, su ogni tema, su ogni articolo, su ogni comma. Solo alla fine di tutto questo dovrebbe esserci un voto. Poi passaggio all’altra Camera, stesso iter, modifiche. Ci si arriva lentamente a norme generali ed astratte. Non sempre perfette o coerenti, limitando però il rischio di piaceri frettolosi, di passaggi segreti, di interessi privati. E si è arrivati così alle decine di leggi che ora Berlusconi e Matteoli vogliono cambiare per intero, in legislature diverse, con finalità specifiche, correggendo e affinando, attraverso complesse attuazioni. Quei soli 24 commissari hanno avuto 20 giorni per tutti i testi, le commissioni parlamentari avranno un solo mese. Su testi che già si dicono di voler cambiare, su testi che per ora nemmeno ci sono. Chi ha studiato i decreti ha già denunciato i pericoli di sostanza, sui rifiuti come sulla valutazione di impatto ambientale. Magari ci sarà anche qualche osservazione che verrà recepita. Ma è l’impianto che ha bisogno di una lunga, approfondita, discussione. Suggerisco alla commissione e al ministro di riflettere bene. La legge dice che nei due anni successivi all'emanazione il (nuovo) governo e il (nuovo) Parlamento possono riscrivere tutto. Forse è meglio allora prendersi qualche mese in più, predisporre schemi sui quali Camera e Senato possono lavorare con calma nei primi due anni della prossima legislatura. Altrimenti, se dovremo prendere o lasciare, dovremo proprio lasciare.